Dopo la beffa del Patto, a rischio la portualità

Dopo la beffa del Patto, a rischio la portualità

l “Completamento dei lavori di costruzione della nuova darsena commerciale del Porto di Gela”, progetto con finanziamento da fondi interamente europei per un valore complessivo di 143 milioni di euro, non è inserito nella tabella dei grandi progetti.

E' quanto afferma Pasquale D'alessandro, funzionario del “Direttorato generale per le politiche regionali ed urbane di Italia e Malta”, in seno alla Commissione Europea, in risposta ad una missiva inviata a tale ufficio dal Comitato del Porto del Golfo di Gela.

«Lo scorso mese di aprile 2019, in occasione di un incontro con le autorità siciliane e nazionali – si legge nel documento – era emersa la volontà della Regione Siciliana di voler inserire nella programmazione del Por Sicilia Fesr 2014/2020 (Azione 7.2.2 del Por) questo nuovo grande progetto. Tuttavia, lo stesso non risulta a tutt’oggi né inserito, né notificato ai servizi della Commissione come scheda grande progetto. Pertanto, nessuna procedura risulta avviata dai servizi della Commissione per la sua approvazione».
La ragione per cui il Comitato abbia inteso scrivere ed inviare una lettera a tal scopo, ce lo spiega il presidente Massimo Livoti.

«In passato la Regione ha reiterato formalmente più volte la richiesta d’inserimento di questo progetto nella tabella di grandi progetti e nella strategia del programma – ci svela il presidente del Comitato del Porto del Golfo di Gela, Massimo Livoti – ma di passi in avanti non ne vedevamo ed abbiamo voluto capire direttamente dalla fonte come stavano realmente le cose, anche perché sollecitati dalle recentissime dichiarazioni dell'assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, il quale ha detto che entro maggio 2020 la darsena commerciale sarebbe stata cantierabile».

Solo fumo allora? «Non possiamo affermarlo – replica il presidente del Comitato del Golfo di Gela – giacché è sempre possibile che la Regione domani mattina trasmetta la documentazione alla Comunità europea, considerato che in teoria c'è tempo fino a tutto il 2020. Intanto, rimaniamo in attesa dell'on. Falcone che dovrebbe venire a Gela il prossimo 2 dicembre e, carte alla mano, confrontarsi con noi sull'argomento».

Il gioco politico di mettere davanti, raffigurare come più appetibile e quindi preferibile, una prospettiva migliore (grande darsena commerciale) a fronte di una prospettiva più modesta ma al contempo più attuabile (il porticciolo dragato e con pennello allungato), per poi ritrovarsi più avanti nella condizione di dover rinunciare alla prima perché troppo ambiziosa, dopo aver lasciato perdere anche la seconda, restando alla fine senza niente in mano, non inganna quelli del Comitato che con gli anni si sono fatti più accorti, più avveduti e meno ingenui: «anche sul porticciolo abbiamo voluto sentire più campane – sottolinea Livoti – interfacciandoci con chi di dovere e competenza.

Anzi, sui lavori di dragaggio ed allungamento del pennello stiamo ancora più attenti perché si tratta di un progetto finanziato con i soldi delle “compensazioni Eni”, cioè soldi dei gelesi. Sicché, dopo le rassicurazioni che ci erano state date nella Conferenza dei servizi tenutasi, su pressione prefettizia, nella sede della Protezione civile, abbiamo scoperto che il decreto del Provveditorato interregionale dei lavori pubblici di Calabria e Sicilia, incardinato nel Mit e retto dal dott. Ievolella, tardava ad arrivare perché ancora mancava, in pratica, metà progetto.

Noi – prosegue – ci crederemo fino in fondo ma non possiamo negare un malessere di fondo che viviamo e che ci porta con sofferenza a confessare che la fiducia nelle istituzioni è oramai ai minimi termini, avendo appurato che la politica lavora non male, ma malissimo. Soprattutto i nostri politici locali, la nostra amministrazione, a Palermo e Roma dovrebbero fare rispettare Gela ed i gelesi, una volta per tutte. Basta con il politichese, con le frasi ad effetto, gli slogan entusiastici: per quanto ci riguarda, il tempo delle parole è finito».

Il presidente del Comitato non lo dice apertamente, ma non vede di buon occhio la scelta del sindaco Greco di non coinvolgerli quando si reca a Palermo per discutere del porto. Idem per deputati e rappresentanti del territorio eletti e/o nominati ai livelli più alti. E giusto dall’ufficio dei collaboratori alla comunicazione del primo cittadino, giunge in redazione la nota sull’incontro avuto a Palermo, nella sede del Provveditorato alle Opere pubbliche, dal quale è emerso che il Comitato tecnico amministrativo (Cta) incardinato nello stesso Provveditorato, ha espresso parere favorevole sul progetto. «Un incontro proficuo – secondo Greco – che va ad aggiungere un nuovo tassello per ottenere le autorizzazioni alla realizzazione di un’opera di primaria importanza per la comunità gelese.

Il parere consultivo del Cta, infatti, è stato positivo con prescrizione del provveditorato alle opere pubbliche. Prima che gli incartamenti giungeranno a Roma – si ribadisce nel comunicato – è necessario il decreto del provveditorato». Ma se il sindaco esprime viva soddisfazione in merito, dal Comitato fanno sapere che a loro non risulta nulla e che comunque non c’è migliore occasione se non quella di vedere tale parere sul tavolo prefettizio, che si terrà quando questo giornale sarà in stampa.

In conclusione, ciò che rileva è che il porto rifugio resta insabbiato e lo è da anni. Peraltro ciò porrebbe un problema in termini di sicurezza, come ha sottolineato l’eurodeputato pentastellato, Ignazio Corrao, nell’interrogare la Commissione Europea: «Gli ultimi accadimenti di cronaca nei porti di Gela e Lampedusa incalza Corrao – perennemente insabbiato il primo e teatro d’affondamento di grosse imbarcazioni il secondo, dimostrano che vi è un problema di sicurezza con la possibile violazione di precise direttive e regolamenti per i quali chiediamo l’intervento della Commissione Europea.

Il porto di Gela – prosegue il parlamentare europeo del Movimento 5 Stelle – dopo anni di vero e proprio abbandono da parte delle autorità regionali, è perennemente insabbiato e ospita decine di imbarcazioni abbandonate, con un fondale di soli 40 centimetri, caratteristica che ha provocato il blocco totale delle attività marittime commerciali, sia per la pesca che per l’attività del cantiere navale. Secondo le direttive europee – chiosa Corrao – gli Stati membri sono tenuti a rivedere i piani di sicurezza almeno una volta ogni cinque anni ma è evidente che in molti casi non è così. La Commissione Europea – conclude Corrao – intervenga».

Non manca del resto anche chi, come il presidente dell'associazione Sviluppo del Golfo, Francesco Agati, suggerisce di concentrarsi sul Porto Isola, «unica infrastruttura presente in provincia e che ci permetterebbe un utilizzo per fini turistici e commerciali. Alla raffineria andrebbe l'utilizzo dei 1200 metri della diga foranea, tale infrastruttura a testa di ponte e stata già fonte della società Sigma Ingegneria srl di Palermo di un progetto commissionato da Eni, che dunque di fatto e di diritto non è più interessata al pontile di 3,5 km, perfetto per i fondali nell'attracco di traghetti, catamarani e piccole navi commerciali. Se non vogliamo fare morire definitivamente Gela – sostiene il libero professionista gelese – questa è l'ultima risorsa seria da potere sfruttare».