Giustizia al collasso. Il Tribunale scoppia di... lavoro. Necessario adeguare la pianta organica. Due anni senza presidente

Giustizia al collasso. Il Tribunale scoppia di... lavoro. Necessario adeguare la pianta organica. Due anni senza presidente

 

"A pensar male si fa peccato – diceva la buonanima di Giulio Andreotti – ma spesso ci si azzecca". 

E come si fa a non pensar male se dopo quasi due anni di "sede vacante" il Csm non ti nomina ancora il presidente del tribunale di Gela? 

Attenzione, non stiamo parlando di un presidio giudiziario qualsiasi ma di uno dei più caldi fortilizi della lotta che lo Stato conduce nel profondo Sud contro la malavita comune e organizzata.

Qui di mafie ce ne sono tre, eppure a Roma non ritengono urgente procedere alla scelta del nuovo presidente del tribunale, con evidenti ripercussioni negative sull'amministrazione della giustizia nel territorio e nel distretto. Il posto, lasciato vacante da Paolo Fiore, trasferito nel 2019 a Torino, è coperto provvisoriamente dal giudice Miriam D'Amore, presidente della sezione penale del tribunale gelese.

Vi chiederete: ma perché pensare male? Semplice. Perché dopo lo "scandalo Palamara" sulle nomine pilotate dei magistrati, ogni nuova scelta rischia di essere congelata alla ricerca di ogni minimo sospetto da fugare preventivamente nel tentativo di applicare, ancor più e meglio di prima, criteri di obiettività e di trasparenza nel rispetto di norme e regolamenti.

Perché nel Csm, secondo quello che il giudice Luca Palamara (ex leader della corrente Unicost in Anm, l'associazione nazionale magistrati) racconta al giornalista Alessandro Sallusti, nel suo libro-intervista,  dominano le correnti e gli intrighi con la politica in una sorta di scambio silenzioso di favori tra potenti, un "do ut des" che tutti conoscono ma che nessuno denuncia in quanto tacitamente accettato. 

L’accusa principale e più grave che rivolgono a Palamara è quella di  avere incassato soldi dall'avvocato faccendiere, Piero Amara, di Messina, per pilotare la nomina (mai avvenuta) del magistrato Giancarlo Longo alla guida della procura di Gela, in quanto "gradito" ai vertici dell'Eni. Una infondata "accusa (viene precisato a pag. 10) che durerà lo spazio di poche settimane, facendo sorgere il dubbio che fosse stata messa lì solo per giustificare l’introduzione del trojan nel cellulare" dell'indagato. Il posto, come sappiamo, fu assegnato in maniera cristallina all'attuale procuratore, Fernando Asaro, che ne aveva pienamente i titoli.

Purtroppo non sempre è stato così. "I «pacchetti» di nomine – si legge in un brano del libro – vengono confezionati dalle correnti e portati al Csm, dove normalmente vengono approvati all’unanimità".

E' legittimo pensare perciò che, da quando è scoppiato lo scandalo Palamara, le cose siano cambiate. L'unanimità sulle nomine proposte non è più consuetudine e il dividersi sulle scelte (che in democrazia avviene in modo naturale) può apparire come frutto di scontro tra correnti politiche nel sistema giudiziario italiano, col rischio di paralisi dilanianti.

Per Gela, in sede di commissione proponente, era passato (pare a maggioranza) il nome di Marisa Acagnino, attualmente giudice della sezione civile del tribunale di Catania. La sua nomina sembrava essere questione di giorni. Invece tutto pare essersi inspiegabilmente bloccato.

«Questo, lo si avverte chiaramente, non è un momento dei più felici per la magistratura italiana – ci ha dichiarato l'avvocato Giacomo Ventura, presidente della Camera penale "Eschilo" di Gela – tuttavia non ho alcun elemento concreto per potere valutare un riflesso sui ritardi nella nomina del presidente del tribunale.

Di certo c'è che la mancata copertura del ruolo – ha spiegato il legale – implica dei problemi operativi di vario tipo anche se in gran parte sono risolti grazie alla dedizione e allo spirito di sacrificio di tutti i soggetti interessati, a partire dalla reggente, Miriam D'Amore e dai giudici che la collaborano. Momenti particolarmente difficili – sottolinea, il presidente Ventura – che cerchiamo di affrontare con razionalità e buona volontà perché c'è da far fronte anche alla carenza degli organici nel settore amministrativo che comporta ulteriori inconvenienti complicati dal Covid-19 con assenze, smart working, turnazioni, ecc.». 

Preoccupato, il deputato regionale Giuseppe Arancio (Pd) ha voluto sollevare la questione, due mesi fa, sottolineando la necessità di colmare la "vacatio" e chiedendo al presidente della Regione, Nello Musumeci, di "intervenire presso il ministero della giustizia in merito a questa inaccettabile situazione", e al presidente della commissione regionale antimafia, Claudio Fava, di convocare un’apposita seduta dell'organismo per colmare la carenza dei magistrati a Gela e «assicurare la piena operatività dei presidi giudiziari in Sicilia». 

Abbiamo chiesto al procuratore, Fernando Asaro, se è a conoscenza di eventuali motivi ostativi alla nomina di Marisa Acagnino a presidente del tribunale di Gela. 

«Sono stupito pure io di tanto ritardo – ha detto il magistrato – non so cosa stiano aspettando al Csm. Come voi, sono altrettanto desideroso di avere il presidente del tribunale». 

Anche la Commissione parlamentare antimafia della Regione Sicilia e il consiglio dell'Ordine degli avvocati di Gela hanno spedito proprie note al vice presidente del Csm, David Ermini, e alla ministra della Giustizia, Marta Cartabia. La commissione, presieduta da Claudio Fava, nell’auspicare un intervento risolutivo in tempi brevi, ha evidenziato «come tale situazione di disagio si sommi alle già note criticità legate alle carenze della dotazione organica che da tempo affliggono il tribunale gelese».

Da Fava abbiamo saputo che la nomina «risulterebbe bloccata in 5ª commissione a causa di alcuni ricorsi avverso la designazione effettuata dal Csm» e fino a quando non verranno esaminati e verificati i contenuti di tali appelli non si potrà andare avanti.

Proprio Fava ha dichiarato con soddisfazione al nostro giornale di avere appreso «dal ministero  della Giustizia che la lunga attesa per la nomina del nuovo presidente del tribunale di Gela dovrebbe concludersi fra qualche settimana». 

«E' una cosa importante – ha spiegato Fava – perché più rapidamente si risolve la vicenda, con la cultura e l'efficienza che sono necessarie nella frontiera che ci si trova a rappresentare dal punto di vista giudiziario, meglio sarà per la città e per l'intero territorio». Ancora Claudio Fava: «Siamo contenti che questa cosa si stia concludendo e siamo sempre attenti e impegnati a continuare a fare quel che si può come commissione antimafia perché le sollecitazioni arrivino e servano».

Resta in piedi, per il valore del suo contenuto, il complesso e articolato documento del consiglio dell'ordine degli avvocati (COA) del foro di Gela, inviato per conoscenza anche alla Corte d'Appello nissena e al tribunale.

Si tratta di un mini dossier sulla salute dell'amministrazione giudiziaria nel distretto gelese che costituisce la piattaforma rivendicativa alla base della proclamazione dello stato di agitazione della categoria. Si tratta di una diagnosi lucida e concreta sulle condizioni di estrema precarietà degli organici amministrativi (vedi riquadro a parte) e, per rimanere in campo medico, con una prognosi riservata.

«La classe forense è particolarmente adombrata – ci ha dichiarato il  presidente del consiglio dell'Ordine, avvocato Mariella Giordano – per questa situazione che vede Gela considerata ancora una volta come l'ultima ruota del carro, mentre vengono privilegiate altre priorità del distretto. Non sappiamo se davvero ci sono altre esigenze più urgenti – precisa l'avvocato Giordano – ma Gela non può e non deve essere dimenticata. La figura del presidente del tribunale è essenziale – conclude – perché si garantisca ai cittadini la giusta soddisfazione dei loro diritti e delle loro esigenze».

C'è una rabbia malcelata nelle parole di Mariella Giordano. I motivi si comprendono benissimo leggendo la lunga, dettagliata e dura nota (a sua firma) inviata dagli avvocati a Csm e ministero della giustizia. Si denuncia lo squilibrio di organici e carichi di lavoro esistenti tra Nord e Sud del distretto con Caltanissetta che la fa da padrona.

In un passo del documento, a proposito dell'arrivo di "forze fresche", si legge: «Il Coa giudica oltremodo dannoso per l'immagine stessa della Stato, continuare ancora a chiudere gli occhi di fronte alle evidenti e inique sproporzioni che vedono all'interno dell'unitario distretto di corte d'appello (di Caltanissetta – ndr) incomprensibilmente concentrate nel solo capoluogo tutte le 22 unità di recente immissione nei ruoli degli assistenti giudiziari e neppure uno a supporto delle esigenze del tribunale di Gela». 

La storia si ripete. Caltanissetta fa da "asso pigliatutto", ancora una volta a danno di Gela. Nella giustizia, come nella sanità e nella gestione della cosa pubblica in generale.

I NUMERI. Il Tribunale di Gela (14 magistrati compreso il presidente) amministra la giustizia nei confronti di 130 mila abitanti (con i vicini comuni di Mazzarino, Niscemi e Butera) per una popolazione pari a circa il 50% di quella dell'intero distretto di Corte d'Appello. L'altra metà se la dividono i tribunali di Caltanissetta (33 magistrati) e di Enna (13 magistrati).

L'organico dei magistrati del tribunale di Gela è risultato appena sufficiente già nel 2016 dopo una verifica della commissione paritetica del Csm. 

Ci sarebbe da adeguarlo alle attuali esigenze, tenendo conto che mentre negli altri due tribunali il volume di affari giudiziari nel quinquennio 2014-2018 è sceso, in quello di Gela è aumentato:

PENALE CIVILE           

Gela + 24% + 8%

CL – 23%        – 7%

EN – 30% – 7%

Nel solo ufficio Gip-Gup in un anno (2018) si è registrato un + 2900 provvedimenti

Nel tribunale penale ai 1900 procedimenti pendenti, nello stesso periodo, se ne sono aggiunti 400 nuovi, pur disponendo la Procura di appena 6 magistrati (1 procuratore capo  e 5 sostituti)

Sono invece 5.000 nel "civile"i nuovi procedimenti che nel 2018 si aggiungono a un arretrato di 9.000 giacenze

PROCEDIMENTI PER MAGISTRATO

Tribunale Procura

Gela 528        428 

CL    298   180

Nelle cancellerie, oltre a una direzione vacante, risultano scoperti i posti di 6 cancellieri su 10 (60% vuoti), mentre su cinque posti di funzionario ne risulta coperto solo uno (80% di scopertura). Dei 22 assistenti giudiziari giunti nel distretto di C.A. nisseno nessuno è stato assegnato a Gela. Tutto questo avviene mentre unità di cancelleria vanno in pensione o vengono trasferiti senza che nessuno provveda a sostituirli. Cenerentola dell'amministrazione della Giustizia è l'ufficio del Giudice di pace che sembra essere finito nel dimenticatoio, con tutti i suoi problemi irrisolti.

(Fonte:  COA del tribunale di Gela)