Alla Lucauto niente mafia, tutti assolti: flop del processo “Camaleonte” 

Alla Lucauto niente mafia, tutti assolti: flop del processo “Camaleonte” 

Dopo 11 anni trascorsi nel clamore di indagini, arresti, sequestro di beni, coinvolgimento di poliziotti, rinvio a giudizio e dibattimento, il tribunale di Gela, presieduto dal giudice Miriam D'Amore, ha assolto con formula piena ("perchè il fatto non sussiste") tutti i nove imputati comparsi alla sbarra nell'ambito di un'inchiesta denominata «Camaleonte» per rispondere, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e favoreggiamento.

Gli imputati assolti sono Salvatore (Totò) Luca, Rocco Luca, Francesco Luca, Francesco Gallo, Concetta Lo Nigro, Maria Assunta Luca ed Emanuela Lo Nigro.

Il tribunale di Gela ha deciso anche la restituzione di tutti i beni, del valore di 65 milioni di euro (comprendenti nove società, 186 immobili, 31 terreni, e numerosi rapporti bancari e polizze assicurative) che erano stati sequestrati all'inizio dell'indagine quando si procedette all'arresto dei Luca padre e figli,  Totò, Francesco e Rocco.

Assoluzione anche per il dirigente di polizia Giovanni Giudice, che aveva rinunciato al beneficio della chiusura del procedimento per avvenuta prescrizione. Prescrizione che invece è stata applicata per l'altro poliziotto a giudizio, Giovanni Arrogante.

Per tutti è la fine di un incubo.

La pubblica accusa, rappresentata dalla direzione investigativa antimafia, aveva richiesto condanne pesanti perchè riteneva che la famiglia Luca avesse intrattenuto rapporti di "contiguità e complicità" con il clan Rinzivillo di Gela e con le cosche catanesi dei Mazzei, dei Carateddi e dei Santapaola, beneficiando di finanziamenti illeciti e adottando sofisticate pratiche di riciclaggio come l'utilizzo di prestanome, giro di assegni post‑datati, compravendita di auto di lusso "in nero", reinvestimento dei profitti in beni rifugio.

A supporto del castello accusatorio c'erano le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, le intercettazioni e i riscontri patrimoniali.

Nel corso del processo, i Luca invece hanno respinto con forza ogni accusa, denunciando di essere essi stessi vittime delle pressioni criminali che avrebbero subito dalle cosche mafiose e dimostrando la loro innocenza.

Piuttosto hanno prodotto prove di costante collaborazione con le forze dell’ordine, mettendo a disposizione degli inquirenti le proprie autovetture  per appostamenti e fornendo spesso segnalazioni utili alle indagini in vari procedimenti. Hanno contestato l’intera impostazione dell'inchiesta a loro carico e sollecitato il "riesame" a revocare le misure restrittive del carcere e del divieto di dimora ottenendo per Salvatore, Francesco e Rocco il loro rientro a Gela.

Giovanni Giudice era accusato di favoreggiamento dei Luca, rivelazione di segreto d’ufficio e accesso abusivo ai sistemi della polizia, in cambio di auto ed altri favori. Accuse che in dibattimento non hanno retto inducendo il tribunale ad assolvere Giudice con formula piena.

Grande soddisfazione tra gli imputati appena assolti e nel nutrito gruppo di difensori che era composto da Carlo Taormina, Flavio Sinatra, Antonio Gagliano, Filippo Spina, Alessandro Diddi, Carmelo Peluso, Emilio Arrogante, Fabio Fargetta, Michele Ambra e Luigi Latino.

La pubblica accusa non si è pronunciata sulla sentenza. Attende il deposito della motivazione per decidere se proporre o meno ricorso in appello.

Questo il post sulla vicenda pubblicato dall’avvocato Carlo Taormina  sul suo profilo facebook