Ospedale, ovvero storia di una morte annunciata

Ospedale, ovvero storia di una morte annunciata

Il progetto che negherà il diritto alla salute ai gelesi e ai cittadini del suo comprensorio è ormai sin troppo chiaro: anno dopo anno, taglio dopo taglio, il nosocomio gelese è avviato alla chiusura.

Il limite potrebbe essere ridotto a presidio di pronto soccorso e chirurgia d'urgenza per i casi più gravi. Sarà il "Sant'Elia" di Caltanissetta (72 km da Gela, un'ora di macchina, ancor di più con l'ambulanza) il complesso sanitario sempre meglio attrezzato ad essere riferimento provinciale per ricoveri e cura.

Gli alleati di governo di centro-destra sembrano tutti d'accordo: l'assessore regionale alla sanità, Daniela Faraoni (Lega) è l'esecutrice materiale del "delitto"; il governatore della Sicilia, Renato Schifani (Forza Italia) il "mandante"; il ministro della salute, Orazio Schillaci (indipendente, quota Fratelli d'Italia) "l'istigatore" dei tagli. 

A "reggere il sacco" a questi tre complici ci sono a Caltanissetta il direttore generale dell'Asp n.2, Lucio Ficarra, e i "boss politici" nisseni della stessa area di governo che a Gela trovano appoggio, fedeltà e favoreggiamento negli ascari portatori di voti e di sudditanza.

Ma Gela, giovedì scorso, ha avuto uno scatto di orgoglio, di dignità, di coraggio ed è scesa in lotta a fianco al suo sindaco, Terenziano Di Stefano, alla giunta e al consiglio comunale (con la presidente, Paola Giudice) che avevano ripetutamente ma invano respinto il "progetto Faraoni" di eutanasia dell'ospedale di Gela, chiedendone la modifica. 

«Giù le mani dall'ospedale di Gela!» ha ammonito il sindaco, promotore della manifestazione di protesta. "Non siamo più disponibili a sopportare ulteriori tagli di posti letto, mancanza di medici e infermieri, chiusure di reparti ospedalieri e lunghe liste di attesa che negano il diritto alla salute a una città di 72 mila abitanti".

Centinaia di persone (lavoratori, pensionati, insegnanti, professionisti, casalinghe, associazioni di volontariato, studenti, ecc.) si sono radunate davanti al "Vittorio Emanuele" in un sit-in particolarmente accalorato per gridare con forza e determinazione il loro "No" al piano del governo regionale sulla nuova rete ospedaliera in Sicilia. Un piano che sulla carta aumenta i posti letto da 147 (reali) a 234 (promessi già nel 2019 e mai ottenuti, anzi ridotti). Un piano che taglia intanto altri 12 posti letto e non tiene conto che Gela e zona Sin (sito di interesse nazionale da bonificare perchè a rischio per sostanze inquinanti e contaminanti). Non considera l'alta incidenza di malattie tumorali (quasi il doppio quest'anno rispetto ai 60 casi del 2024).

Non tiene conto delle numerose nascite di bambini malformati, dell'avvenuta cancellazione di assistenza ai bimbi diabetici e lascia inattivata l'Utin (unità di terapia intensiva neonatale) mentre ne vogliono avviare un'altra a Caltanissetta. Mantiene assurdamente la migrazione degli infartuati che hanno bisogno di interventi in emodinamica con viaggi di andata e ritorno da Gela per l'ospedale Sant'Elia nella stessa giornata in ambulanza, (medico, infermiere e autista) col rischio di serie complicanze per il paziente durante il tragitto.

«Siamo la settima città della Sicilia – ha detto il consigliere provinciale del Pd, Antonio Cuvato – ma questo governo regionale tra tagli e chiusure ha fatto diventare il Vittorio Emanuele di Gela il 18esimo ospedale dell'Isola. Inaccettabile!».

Ci si affida alla sorte. Un giovane gelese, accoltellato alla schiena per sedare una rissa, per quattro volte è andato in arresto cardiaco. I medici sono riusciti a rianimarlo sempre e a trasferirlo a Catania. La madre parlando durante la manifestazione ha detto: «Mio figlio è stato fortunato, si è salvato ma qui occorrono apparecchiature, medici e infermieri e un 118 che funzioni, invece ci tagliano i posti letto». 

«Ad ogni rimodulazione ospedaliera abbiamo subito dei tagli» – denuncia l'assessore con delega alla sanità, Filippo Franzone. «Da quando l'ospedale è stato declassato da azienda ospedaliera a presidio ospedaliero accorpato a Caltanissetta, qui non possiamo più dire di poterci curare liberamente. C'è una migrazione massiccia di pazienti che ci costa ogni anno oltre 50 milioni di euro ma fanno finta tutti di non vedere e non si vogliono fare investimenti su questo ospedale, anzi continuano a tagliare e a chiudere reparti».

Osservazioni urgenti sono state presentate dalle opposizioni (Pd e M5S) e da una forza politica di maggioranza che è l'Mpa per tentare di recuperare qualcosa. Questi i solleciti dei "cinquestelle" per quel che riguarda l'ospedale di Gela. Chiedono:

«L'attivazione con priorità assoluta dell'Utin, già prevista da 15 anni, ancor prima di quella programmata a Caltanissetta; l'attivazione del servizio di emodinamica presso il "Vittorio Emanuele"; il ripristino totale dei posti letto in oncologia senza alcuna riduzione; il recupero di un posto letto su 2 nel reparto di Ostetricia; di 3 posti letto su 6 nel reparto di Semintensiva; la conferma che nella provincia di Caltanissetta la Radioterapia Complessa rimanga una sola, quella già attiva presso il presidio di Gela».

I tempi per recuperare tutto questo sono stretti ma la speranza è l'ultima a morire. Dopo il via libera ottenuto in commissione, infatti, il progetto deve passare entro fine settembre al voto della giunta regionale presso la quale dovranno essere esaminate le osservazioni con proposte di modifiche presentate da Pd, M5S ed Mpa. Il Pd è quello che chiede con maggiore insistenza la realizzazione di un nuovo ospedale comprensoriale a Ponte Olivo che serva il territorio con tutte le unità operative specialistiche necessarie alla popolazione del comprensorio.

«Come gruppo M5S – sottolinea Nuccio Di Paola, vice presidente dell'Ars – attiveremo tutti i canali possibili e faremo tutte le pressioni politiche immaginabili affinché le osservazioni richieste vengano calate adesso, subito, nella nuova rete ospedaliera.

Purtroppo noi crediamo che il governo regionale e tutta la maggioranza abbiano trovato un accordo globale tra i posti letto della rete ospedaliera e i posti nelle partecipate, nelle nomine, e che perciò abbiano un'intesa globale di spartizione.

Non gli interessa nulla la realtà territoriale e le esigenze sanitarie delle popolazioni. Anche perché non si capisce come a Paternò, città più piccola di Gela, i posti letto aumentano mentre qui vengono tagliati. E' chiaro che la suddivisione non rispecchia per nulla l'incidenza delle patologie e non è pensata minimamente a una gestione di rete ma a una logica di spartizione politica di posti letto e di poltrone. Ci batteremo fino alla fine per impedire abusi e ingiustizie».

Se non si riuscirà a ottenere risultati da questa sede, l'ultima speranza (per la verità assai labile) rimarrà legata al parere finale del ministero della Salute, dove però non si guarda troppo per il sottile.