Il miracolo del "Corriere" (da 35 anni in edicola) visto da Silvana Grasso

Il miracolo del "Corriere" (da 35 anni in edicola) visto da Silvana Grasso

I nostri sono tempi di usa e getta, al di là del valore intrinseco ed attestato delle cose, tutto viene smaltito, anzi pattumato, dissennatamente, velocemente.

Abbiamo con sofferenza visto “morire” librerie storiche che per generazioni, penso alle libreria Flaccovio di via Ruggero Settimo a Palermo, sono state centro motore, vita pulsante, d’una Città.

I nostri sono tempi di usa e getta, al di là del valore intrinseco ed attestato delle cose, tutto viene smaltito, anzi pattumato, dissennatamente, velocemente.
Abbiamo con sofferenza visto “morire” librerie storiche che per generazioni, penso alle libreria Flaccovio di via Ruggero Settimo a Palermo, sono state centro motore, vita pulsante, d’una Città. Vi nasceva la Cultura, il dialogo, l’incontro e lo “scontro”, entrambi necessari alla dialettica.

Vi nasceva l’idea, il progetto, la critica, ingredienti di Cultura e Civiltà. Eppure, la scelleratezza e/o la stupidità umana ha preferito e preferisce velocemente connettersi e sconnettersi alla rete. Questione di un click, senza impegno di lettura, senza impegno di cervello, di scelta e di selezione.

Lo stesso è successo a tanti giornali. Redazioni preziose non hanno retto all’orda dei nuovi barbari e sono state spazzate via dai liquidatori senza batter ciglio. Giornalisti di valore e pregio hanno dovuto soccombere al dolore e all’incredulità di vedersi congedati dal posto di lavoro, che per loro era assai più che un lavoro. Era passione, febbre, talento, casa, famiglia.

Hanno dovuto in molti cancellare la loro vita di giornalisti, andando alla ricerca di qualunque lavoretto per campare, ma l’anima del giornalista nessuno può pattumarla, anche dopo ferite mortali. Hanno dovuto congedarsi dalla passione di una vita che faticosamente, dopo tanta gavetta, era diventata lavoro.

Partendo da queste premesse tristissime, ma dovute, festeggiare i 35 anni del "Corriere di Gela" è una festa grande, perché qualcosa di vero di reale – dunque – rimane proprio a difesa del territorio, tutelata con unghie e denti, crediamo.

Ricordo con nostalgia i miei primi articoli sul "Corriere di Gela", anzi invito Rocco Cerro ad accompagnare questo che è grandissimo augurio con una mia foto d’allora. Prendo parte anch’io, dunque, alla festa, perché il Corriere di Gela ha fedelmente scandito tutte le “stagioni” di questa Città, dalla Cronaca alla Politica, alla Cultura allo Sport.

Il Corriere ha avuto e ha collaboratori validissimi, ci piace ricordare, tra queste eccellenze, l’indimenticabile Nello Lombardo che l’estate scorsa ci ha lasciato, ma solo fisicamente: di lui, gran signore col talento della comunicazione, restano preziosi articoli, interviste straordinarie, vite vere, che non ci lasceranno mai, che sono la “risonanza magnetica” esistenziale ed essenziale di un territorio vasto quanto mosaicale e complesso.

Come è potuto succedere un simile miracolo? Siamo andati proprio alla ricerca delle condizioni che lo hanno reso possibile. Crediamo di non sbagliare quando diciamo che il suo valoroso generale dottor Rocco Cerro abbia retto saldamente il timone sempre, soprattutto in questi ultimi tempi in cui far “campare” un settimanale significa quasi rimetterci, o rimetterci, di tasca propria. Ma un giornale di trentacinque anni, che ha sempre i suoi lettori, un giornale che si è rinnovato, anzi che ha anticipato tempi e tecnologie, è un “figlio” con cui si cresce, si matura, si valuta, si rischia.

Questo “figlio” Rocco Cerro non lo avrebbe mai potuto congedare, senza lui stesso morirne. Ma nessuno è morto: sono in ottima salute, il “padre” e il “figlio”.
Dunque il Corriere è salvo per passione, talento, commozione, devozione, ostinazione, perseverazione.

Eh già, la passione non basta, la passione non ne garantisce i costi, ma passione, devozione e affetto, dei lettori e ai lettori, sono stati l’ingrediente, non miracoloso, ma reale – che bell’aggettivo! – che permette ancora, ogni settimana, nel cartaceo o online, di sapere da qualunque parte del mondo che Gela c’è, che Gela è là, bellissima nella sua potenza di Natura e che qualcuno ce la racconta come si deve, senza trucchi, senza manipolazioni, senza infingimenti.

Anche per me che da anni non ci vivo più, seguire passo passo i ritmi della Città, individuare soluzioni possibili alle ferite che la rendono sofferente, ma non agonizzante, è indispensabile esercizio d’amore e d’intelletto.

Il Corriere ci ricorda dunque che Gela c’è, quel Corriere che non ha esitato e non esita a dire chi ha colpe gravi e grandi responsabilità , ma che non esita neanche a ripiantare semi di Futuro-Speranza-Eccellenza, perché, amici che mi state leggendo, Gela deve tornare ad essere una Città competitiva e attiva su tutti i fronti.

Un giornale che, nonostante tempi durissimi, resiste combattivo e attivo, merita grandissima festa, merita nuovi lettori, merita d’essere celebrato come simbolo di una Città che non s’arrende, che non scomparirà come altre per negligenza o “delitto” di politiche sbagliate, condotte come un fatto privato, personale, di tornaconto esclusivo.
Ci prenotiamo per i cinquant’anni del Corriere, anzi per i cento. Io, giuro, ci sarò, noi tutti ci saremo!