Le 29 candeline della compagnia teatrale «L’Antidoto»

Le 29 candeline della compagnia teatrale «L’Antidoto»

 Nata nel 1990, la compagnia teatrale Antidoto, qualche giorno fa, ha compiuto 29 anni di attività.

Una realtà nata per gioco che negli anni ha riscosso pareri positivi in giro per la Sicilia ed in Calabria. Guglielmo Greco e Emanuele Giammusso (recentemente premiati al Festival di Vittoria) sono le due colonne portanti di un gruppo formato da: Luigi Licata, Valeria Cammalleri, Marco Abate, Sabrina Comunale e tanti altri. Dal 1990 sono tanti i lavori, di vario genere, portati in scena. Il 20-21 febbraio e 3 marzo la compagnia sarà in scena con la commedia “Il vitalizio” di Luigi Pirandello.
Emanuele Giammusso (nella foto a destra) e Guglielmo Greco (nella foto a sinistra) ci hanno raccontato le tappe più importanti della loro carriera artistica, dagli inizi fino ai giorni di oggi.

Sono passati 29 anni dal debutto. Come è nata l’idea di intraprendere questo percorso?
Guglielmo: «La nostra storia è iniziata per caso. E’ nato tutto come un gioco di quattro ragazzi (a cui poi si sono aggiunti amici e conoscenti che però non fanno più parte della compagnia) che si sono incontrati una sera di fine 1989 al teatro Royal e hanno deciso, come quando si decide di organizzare una partita di calcio, di portare in scena una commedia dal titolo Non ti pago, di Edoardo De Filippo. Tutto questo, ripeto, senza nessun scopo, ma solo ed esclusivamente per divertimento. Quando siamo saluti sul palcoscenico ed abbiamo raccolto pareri positivi da chi ci ha guardato, a tutti noi è venuta l’idea di creare una vera e propria compagnia».
Emanuele: «Sono 29 anni, ma non li dimostriamo. Ancora manca molto per andare in pensione. Io nella compagnia sono entrato dopo qualche anno. Per praticare questo mestiere, che per noi è solo una bella passione, bisogna avere entusiasmo. Questo ti mantiene vivo e arriva alla gente».

– Dopo questa “prima volta”, quali sono stati i vostri primi passi per farvi conoscere?
Guglielmo: «Non è facile. Tutto è avvenuto lentamente. Ci vuole pazienza, perseveranza e caparbietà. Ripeto, alla base c’era la consapevolezza di aver costruito qualcosa di importante. Faccio l’esempio del pittore Giovanni Iudice che è riuscito a raggiungere traguardi importanti nel suo ambito, grazie a molta forza di volontà, ma soprattutto ha creduto in se stesso. Noi, abbiamo inviato molte proposte, facendoci conoscere in varie parti della Sicilia, da Catania ad Agrigento. La compagnia ha spiccato il volo nel 1994, passando da due-tre rappresentazioni in città e nei paesi limitrofi come Butera e Niscemi negli anni 90/92 a quasi trenta repliche in vari teatri. Dal 1997 in poi ci siamo affermati con la partecipazione a dei Festival. I nostri primi spettacoli, così come quelli che portiamo in scena oggi, erano di genere comico. Penso che sia più difficile riuscire a far ridere il pubblico, piuttosto che farlo “piangere”. Ci siamo specializzati nel teatro popolare. La nostra compagnia potrebbe chiamarsi “Compagnia comica gelese”. Abbiamo portato però, anche classici di autori importanti come Vincenzo Salemme».

– Dopo anni di cambiamenti, voi siete le due colonne portanti della compagnia. Come descrivereste il vostro rapporto?
Guglielmo: «Permettimi di dire che non siamo in due ad essere colonne portanti, ma bensì in tre. Con noi c’è anche il nostro regista Luigi Licata. Per quanto riguarda il rapporto tra me ed Emanuele, possiamo definirci come marito e moglie. La prima cosa fondamentale tra due persone che collaborano è rispetto e fiducia. Se una delle due cose viene a mancare è impossibile lavorare insieme».

– Quando uno dei due non è d’accordo su qualche scelta, come riuscite a trovare un punto d’incontro?
Emanuele: «Uno rimane seduto e l’altro va a prendere un caffè».
Guglielmo: «Questo ci capita raramente. Penso che possa accadere principalmente duo giovanile, ma tra due persone di una certa età come noi è raro essere in disaccordo e non riuscire a trovare un punto d’incontro».

– Come nasce un vostro lavoro?
Guglielmo: «Per prima cosa scegliamo il copione. Nel momento in cui ci piace una commedia cerchiamo di inserire, sempre nei limiti, la nostra impronta. Dato che mi piace anche disegnare, riproduco la scenografia su carta e cerco di renderla reale».
Emanuele: «Per i lavori totalmente nostri, prendiamo spunto da fatti reali di vita quotidiani. Ad esempio Attenti a quei due è un lavoro che parla di sociale con la storia di uno scapolo che si innamora di una ragazza. La maggior parte dei nostri lavori sono inediti anche perché, sarebbe impossibile proporre copioni che richiedono la presenza di tanti personaggi. Essendo questo un hobby e non un lavoro, bisogna anche trovare la disponibilità degli attori nell’arco della settimana. Un punto che ci tengo a sottolineare è che, non è tanto importante il nome dello spettacolo, ma come si porta in scena».

–- A quale dei tanti lavori che avete portato in scena siete più legati?
Guglielmo: «Sicuramente La fortuna con la F maiuscola di Eduardo De Filippo. E’ uno spettacolo completo che abbiamo riproposto innumerevoli volte. Altri spettacoli a cui siamo legati sono E fuori nevica di Salemme e Non lo faccio più (una farsa in due atti). Colgo l’occasione per anticipare che nella prossima stagione, per i nostri 30 anni, porteremo in scena Non ti pago, di Eduardo De Filippo».

– Il Cineteatro Antidoto lo possiamo considerare come la vostra seconda casa?
Guglielmo: «Dopo molti anni dalla chiusura del teatro Royal, nel 2011 due testardi come me ed Emanuele hanno lavorato e speso un’ingente somma di denaro per dare vita a questa struttura. Penso che nessuno in Italia e nel Mondo si prodighi in un’azione di questo genere, soprattutto se si tratta, come nel nostro caso, di un’associazione senza doppi scopi. Naturalmente, prendendo questa decisione si ha la consapevolezza che sarà difficile, quasi impossibile, recuperare in venti anni la cifra spesa».
Emanuele: «Può succedere inoltre che un giorno, un amministratore comunale decida di promuovere un bando per l’utilizzo della struttura e quindi, in quel caso, saremmo costretti ad abbandonare. L’ augurio che mi faccio è quello che un giorno, quando finiremo di fare teatro, qualcuno decida di prendersi cura del Cineteatro così come stiamo facendo noi. Ci siamo trasformati in muratori, imbianchini per renderlo perfetto ed è una grande soddisfazione ricevere complimenti da artisti importanti come Toti e Totino, Pippo Franco, Martufello e tanti altri. Abbiamo fatto tutto questo anche per comodità. Essendo come una casa tutta nostra, siamo liberi di prendere qualsiasi decisione, dall’apertura e chiusura (con annesse prove) durante la settimana fino alla stesura del calendario degli spettacoli».

– In questa stagione teatrale come valutate il riscontro del pubblico?
Guglielmo: «C’è una piccola anomalia nel nostro territorio dovuta alla partenza di molta gente. Abbiamo registrato un calo di abbonati, ma fortunatamente possiamo dire che riusciamo a far registrare ugualmente numeri positivi».
Emanuele: «Abbiamo il pubblico dell’Antidoto. Ci potremmo permettere di stare per due ore in silenzio e coloro che ci seguono assiduamente resterebbe seduto con noi. Amiamo il nostro pubblico».

– Progetti futuri?
Guglielmo: «I progetti sono tanti. Puntiamo sempre a rinnovarci e già posso dire che stiamo ultimando il programma del prossimo anno».