Sulla nave greca all'ex monastero delle Benedettine è scontro

Sulla nave greca all'ex monastero delle Benedettine è scontro

La bomba è scoppiata ad inizio settimana. In seguito ad un accordo tra la Presidenza della regione siciliana e l'amministrazione di Gela, si è deciso di individuare nell'ex Monastero dei Benedettini di via Senatore Damaggio il luogo dove esporre il relitto greco arcaico di Gela ritrovato nel sito di contrada Bulala.

Il finanziamento? Due milioni di euro dal fondo compensazioni Eni.
La notizia fa immediatamente il giro della città creando un generale scompiglio. La levata di scudi da più parti è imminente. Nasce un comitato spontaneo presieduto dal prof. Giuseppe Andrea Alessi, che aveva anticipato il dibattitto, lanciando un appello affinché, dopo i 33 milioni e mezzo stornati altrove dal Patto per il Sud, non si perdessero anche quelli destinati al primo lotto dei lavori per la costruzione del Museo dei Relitti delle Navi Greche, meglio conosciuto come Museo del Mare, al Bosco Littorio, come già avvenuto durante il governo Lombardo.

Erano passati infatti sei mesi dalla vittoria al Cga della ditta aggiudicatrice, ma dei lavori neanche l'ombra.
Appresa la notizia, in un comunicato stampa che il comitato spontaneo per la costruzione del Museo del Mare ha adottato come proprio manifesto, il prof. Alessi ha specificato compiutamente tutte le sue perplessità.

Innanzitutto perché a Gela si devono utilizzare soldi dei gelesi e deve essere “mamma” Eni ad intervenire e non “mamma” Regione o lo Stato come avviene in altri luoghi, “vedi la nave punica esposta a Marsala”.

In secondo luogo, la location è inadeguata: “per rendersene conto basta confrontarla con quella del museo di Stoccolma dove è esposta la nave ammiraglia”. Un paragone che non regge. Ma ecco la più grande perplessità: "il relitto della nave greca, per la sua delicatezza - sottolinea Alessi - non è un oggetto che si possa assemblare (in una sede provvisoria), per poi smontare e ri-assemblare nella sede definitiva (ovunque essa sia)".

Ne consegue un dubbio lancinante, ai limiti del sospetto: "una volta esposto nel Monastero, si corre il rischio che la gara per la costruzione del Museo della navigazione, venga ancora rinviata". Se proprio si vogliono spendere soldini dalle compensazioni Eni, "li si elargisca alla ditta aggiudicatrice - suggerisce Alessi - come premio affinché inizi e completi i lavori in tempo, se non in anticipo".

Una soluzione deleteria “a danno dell’est cittadino dove sono già pochi i visitatori del Museo archeologico, l'Acropoli di Molino a Vento e Bosco Littorio, preferendo già recarsi per la loro integrità alle Mura e i Bagni greci”. Senza considerare “la mancanza di posteggio per bus e auto, con un marciapiedi nella via dell'ex monastero larghi manco mezzo metro".

Dal canto suo, il sindaco Greco ha inteso spiegare le ragioni della convenzione firmata con Musumeci attraverso una chilometrica nota stampa in cui assume di rispettare le volontà del compianto architetto Susa, pone dubbi sulla fattibilità della realizzazione di un “Museo dei Relitti Greci ipotizzato da funzionari della Soprintendenza di Caltanissetta nel lontano 2002”, fino a chiedere spiegazioni sui vincoli archeologici e morfologici di Bosco Littorio che dovrebbe ospitare tale museo, ma nulla dice sulla circostanza che ha visto la soprintendenza bandire una gara per i lavori di tale museo, con due gradi di giudizio amministrativo che vincola la pubblica amministrativa a provvedere secondo sentenza.

La stessa soprintendenza ha spiegato che non vi sono limiti di compatibilità di tipo morfologico e archeologico per l'opera da attuare e che i soldi ovviamente ci sono (altrimenti, aggiungiamo noi, si sconfinerebbe nel penale): in particolare 3,7 milioni di euro sono destinati alla costruzione dell'immobile, il resto fino a superare i 5 milioni di euro sono destinati a rendere funzionale il primo stralcio. Non si capisce ancora però perché non sono iniziati i lavori.