Si è spento Saverio Damagio, fu due volte senatore

Si è spento Saverio Damagio, fu due volte senatore

E così la comunità gelese ripiomba nel lutto.

A pochi mesi dalla dipartita dell’avv. Elio Leopardi (che era stato, a lungo, un suo alter ego politico) anche per Saverio Damagio (nella foto), ex senatore ed ex deputato all’Ars della Dc, è giunto il momento del trapasso. Che è avvenuto giovedì scorso all’ospedale di San Cataldo, dove era ricoverato,da qualche settimana, nel Dipartimento di Oncologia.
Ad assisterlo, fino all’ultimo, la moglie, prof.ssa Angela Balistreri e l’adorato Giovanni, figlio adottivo.

Damagio era nato il 2 giugno 1938, da Giuseppe Damagio (facoltoso farmacista, dal 13 maggio 1946 al 18 aprile 1948, sindaco di Gela, e, successivamente, senatore Dc dell’appena nata Repubblica, nel corso della 1ª legislatura, vale a dire dall’8 maggio 1948 al 24 giugno 1953) e Carmelina Tandurella.

Alla politica inizialmente riservò moderata attenzione, fino a quando, nella seconda parte degli anni Sessanta, decise di scendere in campo, prendendo parte alla competizione elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale.

Se, allora, non fu un plebiscito, poco ci mancò. Infatti, raccolse quasi 2 mila voti di preferenza (se ne potevano esprimere fino ad un massimo di tre ). E da quel momento, per Lui, fu una vera e propria escalation di successi.

L’avv. Damagio, pur consapevole delle difficoltà (dovute alla dispersività del collegio senatoriale, comprendente comuni dell’area gelese, ma anche delle province di Enna ed Agrigento) raccolse la sfida e scese in campo. Damagio vinse ed entrò a Palazzo Madama, dove – dal giugno 1978 al maggio 1987 – diede fondo alle migliori strategie, in difesa degli interessi delle popolazioni che rappresentava. Che lo premiarono anche nella terza candidatura senatoriale.

La loro libera espressione del voto venne vanificata e mortificata (dopo essere stata dichiarata valida dalla commissione elettorale circoscrizionale costituita presso il Tribunale di Caltagirone) dalla Corte d’Appello di Palermo, presieduta dal niscemese dott. Carmelo Conte, cui aveva fatto ricorso il candidato democristiano del collegio di Caltanissetta, sen. Giovanni Silvio Coco (magistrato in aspettativa.
Applicando lo stesso criterio, i magistrati palermitani avevano “inguaiato” anche un altro parlamentare gelese, il sen. Salvatore Crocetta (Pci), anch’egli fatto risultare primo dei non eletti. Il quale, però, riuscì ad ottenere giustizia.

Damagio, comunque, si rifece – seppur parzialmente – ottenendo, nella primavera del 1991, la elezione all’Assemblea regionale siciliana. Ma non ne fu mai entusiasta, paragonando Sala d’Ercole ad un Consiglio comunale di una grande città.