Il ritorno del padre per salvare i figli

Il ritorno del padre per salvare i figli

Anche Papa Bergoglio sente in cuor suo la carenza della figura paterna come un grande problema a cui cercare di porre rimedio, e con la lettera apostolica Patris Corde ha indetto uno speciale anno di San Giuseppe che va dal l’otto dicembre 2020 all’otto dicembre 2021.

Il 19 marzo, giorno di San Giuseppe, l’ufficio liturgico nazionale della conferenza episcopale italiana ha pubblicato un sussidio liturgico-pastorale, ite ad Iosepf. Insomma la chiesa cattolica cerca di fare la sua parte a difesa di una figura bistrattata dai politici, soprattutto di sinistra e dalle femministe, ma anche dalle ex mogli che buttano gli ex mariti in mezzo alla strada. E così, dato per scontato l’accaparramento della casa e il mantenimento a vita, l’ex moglie mette in atto il sequestro dei figli.

E se milioni di padri sono sul lastrico, se mangiano alla Caritas e vengono ospitati nelle Case dei Babbi, il primo e più grave danno le ex mogli lo fanno ai figli. Si perchè a chiedere la separazione sono al 90% le mogli. E i mariti subiscono, impotenti, rassegnati e muti.

Le mogli, in questo evento drammatico e cruciale della loro vita, sono spalleggiate dagli avvocati divorzisti, che assicurano, dietro laute parcelle, alle ormai ex mogli, una prospettiva di vita agiata e felice sulle spalle dell’ex marito. 

Accecate da questa immediata prospettiva di libertà dal maschio, ex amore mio, ora bestia e porco, non immaginano nemmeno il danno bestiale che stanno preparando per i figli. O comunque minimizzano con aria di sufficienza. 

Mosse dall’odio del momento, dalla voglia di sfida, di vendetta, di rivincita sull’ex, fanno passare in secondo piano la questione maturazione e felicità dei figli. Tanto i figli vivranno con la madre a volte sino a 30-40 anni, mantenuti dal padre. 

Questo aspetto materiale sarebbe robetta se i figli crescessero felici e sani. Il vero dramma invece si consuma sulla pelle dei figli che sono i più deboli e fragili in questa situazione. Stritolati dagli affetti ambivalenti, combattuti fra la madre e il padre, rischiano l’infantilismo emotivo e la fragilità caratteriale che gli impedirà di condurre una vita sana. Gli impedirà di crescere e di maturare saltando appuntamenti importanti quali il lavoro, il matrimonio ed i figli. Si, perché l’infantilismo emotivo impedirà ai ragazzi di fortificare il carattere e di allontanarsi dalla madre per vivere una vita sociale e relazionale matura e responsabile. 

Alienazione parentale o genitoriale viene chiamato l’atteggiamento delle madri che denigrano il padre e lo dipingono ai figli piccolini, indifesi e ingenui, nel peggiore dei modi con epiteti irriferibili. I figli piccolini trascorrono la gran parte del tempo con le madri e con la Tv, oggi anche con il pc, i cellulari e i videogiochi, in assenza del padre.

Cresciuti a brioscine e merendine, coccolati e vezzeggiati senza mai un No, figli della società liquida di Bauman, consumatori edonisti alla Marcuse,  vengono privati di quella che Lacan chiama seconda nascita. 

Se è la madre che dà la vita biologica ai figli,  compito del padre è dare la vita psichica, trasmettere il Logos, la Legge, il No. Infatti, il cucciolo dell’uomo non è completo alla nascita e non vivrà di istinti come gli animali a cui l’istinto basta e avanza. No, l’uomo è un animale incompleto e non può vivere d’istinto, se lo facesse morirebbe. L’uomo quindi necessita di imparare e di esperire quel bagaglio cognitivo, emotivo e comportamentale che solo il padre potrà tramettergli. 

Purtroppo la colliquazione del padre nella società del capitalismo liquido ha già indebolito questo ruolo, anche quando la famiglia è unita e felice. Figuriamoci in caso di separazione quando il padre è costretto a lasciare la casa coniugale. In quel caso all’evaporazione sociale si aggiunge l’assenza individuale. Le conseguenze sui figli sono enormi e disastrose. 

Rischiano, infatti, l’eterno infantilismo, rischiano ferite profonde e precoci a cui reagiranno, per legittima difesa, con la costruzione di una corteccia caratteriale narcisista e apatica, infantile e irresponsabile, che costituisce il primo livello, quello più basso nella scala del narcisismo patologico, che vede al vertice le psicosi e i disturbi borderline di personalità, dipendenze varie,  con comportamenti antisociali, passaggi all’atto, acting-out, e possibili  autori di reato. Su questo crescendo di disagio e di infelicità si puo arrivare alla malattia mentale e imboccare il circuito psichiatrico con ricoveri e psicofarmaci o il circuito giudiziario fino al carcere o entrambi. 

Quando i figli sono cresciuti il danno maggiore è già fatto e un eventuale intervento è tardivo, ma sempre possibile per cercare di salvare il salvabile. Meglio sarebbe intervenire precocemente assegnando ai figli tempi pari da trascorrere presso la madre e presso il padre. 

Tempi paritetici affinchè il bimbo possa introiettare non solo l’affetto materno, ma anche la Legge paterna senza la quale sarà nato nel corpo, ma non nella mente. Infatti i ruoli genitoriali  non sono interscambiabili, ma complementari. E la seconda nascita non può prescindere dalla presenza del padre a garanzia di una crescita sana e di un equilibrio mentale che è il presupposto indispensabile per vivere felicemente.