Ai domiciliari l’imprenditore Massimo Barranco accusato di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio

Ai domiciliari l’imprenditore Massimo Barranco accusato di bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio

Un intero complesso industriale ed oltre 2 milioni di euro sotto sequestro, un arresto ai domiliar e altre misure cautelari per sette indagati.

E’ questo il risultato di una indagine condotta dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta, su delega della Procura di Gela.

Il provvedimento più grave (domiciliari) ha colpito l’imprenditore Massimo Barranco, 51 anni, titolare della Eurograni, azienda che secondo gli inquirenti sarebbe stata portata al fallimento a vantaggio di un’altra sua azienda, la Mediterranea, con sede legale a Catania ma operativa a Gela, alla quale avrebbe trasferito l’attività “sana” di commercializzazione di cereali su scala internazionale.

L’operazione è stata illustrata in conferenza stampa in tribunale giovedì mattina dal tirolare dell’Ufficio Asaro e il suo sostituto Federica Scuderi, il tenente colonnello Giuseppe Ialacqua (comandante Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Caltanissetta) e del cap. Giuseppe Gradillo (comandante Gruppo GdF di Gela).

Le indagini avrebbero fatto emergere “condotte distrattive perpetrate dal Barranco a partire dal 2012, per oltre 2 mln di euro... e condotte di danno ai creditori della società fallita e di aggravemento del dissesto”. Con le somme disponibili, insomma, il Barranco avrebbe pagato li stipendi vantati dai suoi collaboratori (professionisti e componenti del collegio dei revisori), piuttosto che i debiti con l'erario.

Alla contestazione del reato di autoriciclaggio sarebbe seguita quella dell’illecito amministrativo. Altra contestazione, l’aver distratto somme con false sponsorizzazionidi gare veliche.

Il procuratore Asaro ha fatto riferimento alle operazioni di questi ultimi anni contro chi sceglie di fare imprenditoria malsana. 

«Ben venga l’imprenditoria sana – ha detto il procuratore –. Noi non facciamo scappare nessuno».

Come detto, colpiti da misure interdittive consistenti nel divieto temporaneo di esercitare uffici direttivi per la durata di un anno anche sette professionisti, di cui quattro gelesi, un catanese e uno monzese. A tutti vengono contestati, in concorso e a diverso titolo, svariati reati fallimentari (bancarotta fraudolenta, falso in attestazioni e relazioni, nonché autoriciclaggio.