Invece di sistemare le strade dissestate paghiamo i danni provocati dalle buche

Invece di sistemare le strade dissestate paghiamo i danni provocati dalle buche

In occasione della seduta ordinaria del consiglio comunale di mercoledì 8 aprile scorso, erano ben dieci i punti all’ordine del giorno, di cui i primi nove tutti dedicati al riconoscimento di debiti fuori bilancio derivanti da risarcimenti per danni subiti da diversi cittadini, a causa dei difetti di manutenzione stradale, ai sensi dell’art.194 comma 1 lett. A) del Tuel, così come disposto attraverso sentenza dal Giudice di Gela, in anni che vanno dal 2014 al 2019.

In termini generali, quello dei debiti fuori bilancio è un tema scottante nella condotta finanziaria degli enti locali dell'ultimo ventennio. Sintomo lampante di un gestione a dir poco cattiva dell’ente. Si definisce fuori bilancio perché trattasi di un debito contratto senza una copertura finanziaria, ossia senza essere previsto o prevedibile. Dovrebbe essere una rarità, un evento eccezionale, come nel caso delle spese che un ente comunale non ha potuto eludere, costretto “obtorto collo” ad affrontare una calamità naturale che ha colpito il territorio e la comunità locale che vi risiede. 

E' possibile creare debiti fuori bilancio per spese sostenute d'urgenza per coprire “espropriazioni per pubblica utilità”, come nel caso del progetto “ciliegino” per il quale furono espropriati diversi terreni senza essere stati pagati ai legittimi proprietari e si tenta ora, con il misero fallimento del progetto, una procedura conciliativa che eviti di andare in causa e trasformarli, in caso di (probabile) sconfitta legale, in debiti fuori bilancio che dovranno essere poi riconosciuti da consiglieri comunali che nulla hanno a che vedere con il periodo in cui avvenne l'atto espropriativo. Anche l'esigenza di colmare un buco finanziario e in ogni caso una passività di una “società in house”, come potrebbe darsi per la “Ghelas”, può essere motivo di debito fuori bilancio. Idem per spese avallate per l'acquisto di beni e servizi diventati col tempo necessari all'ente (si pensi, ad esempio, al repentino corso evolutivo del comparto informatico-digitale).

Purtroppo, però, nella casistica dei debiti fuori bilancio, la voce più frequente è un'altra: vale a dire, per l'appunto, i debiti fuori bilancio scaturiti da sentenze esecutive – a cui vanno, peraltro, equiparati i decreti ingiuntivi definitivi - che ha visto la parte comunale, il più delle volte, inevitabilmente soccombente. Ed è questo l'aspetto gravissimo. Tantissimi, troppi invero, sono infatti debiti fuori bilancio che scaturiscono da sentenze esecutive in cui il comune è parte in causa per evidente lassismo dello stesso ente, perché non si è voluto col tempo risolvere una criticità, financo banale, sottovalutandone le conseguenze e la portata delle stesse.

Non solo sai che dovrai pagarti l'avvocato, ma essendo pienamente in torto, non avendo provveduto nelle more ad eliminare cioè il problema, sai che perderai quella causa e le tante, analoghe, che seguiranno a ruota. E' come se a pagare non fossero i cittadini stessi nella veste di contribuenti, ma con le sembianze di “Capiddazzi che pagano tuttu”, ispirati dal maestro assoluto della penna, Luigi Pirandello. 

Fulgido esempio ne sono i debiti fuori bilancio scaturiti da incidenti causati da strade colabrodo, dissestate, nel tempo mai riparate. Si preferisce, insomma, pagare avvocati e risarcire i cittadini, facendo fronte ad un costo che è diventato col tempo più ingente rispetto a quello che si dovrebbe sopportare per aggiustare quelle strade. Debiti che vanno riconosciuti con deliberazione del consiglio comunale per non farli ricadere sul funzionario o dipendente comunale competente (che non potendo magari sostenere il costo lo scarica comunque all'ente comunale). Paradossale oltre che scandaloso. Ma non è una novità, come scrivevamo sopra, specie dalle nostre parti. Ed Io pago! Scomodando un altro maestro assoluto, in questo caso del cinema e del teatro italiano, come il principe Antonio De Curtis, in arte, Totò.