Quirinale, troppa pretattica. E se restasse Mattarella?

Quirinale, troppa pretattica. E se restasse Mattarella?

Da lunedì 24 gennaio, i 1009 grandi elettori del parlamento in seduta comune (630 deputati, più 321 senatori di cui 6 di diritto ed a vita, più 58 delegati regionali) sono stati chiamati ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.

Le maggioranze richieste sono i 2/3 per i primi tre scrutini (cioè 673) e la maggioranza assoluta dal quarto scrutinio in poi (cioè 505). Solo due dei dodici presidenti della Repubblica italiana sono stati eletti al primo scrutinio: Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi.

Passato alla storia come il “picconatore”, Cossiga fu anche il più giovane eletto. Il record in termini di lunghezza appartiene a Giovanni Leone per la cui elezione ci vollero 23 scrutini. Ben 21 furono quelli necessari per eleggere Giuseppe Saragat con urne aperte anche a Natale. Il più suffragato è stato Sandro Pertini, “il presidente partigiano”, che ottenne 832 voti.

Ma furono 16 gli scrutini per eleggerlo, così come per Oscar Luigi Scalfaro. La presidenza più breve fu quella del capo provvisorio dello Stato che firmò la Costituzione, Enrico De Nicola: un solo semestre in cui non abitò mai al Quirinale. Il primo vero inquilino al colle più alto di Roma e primo ad essere eletto dal Parlamento in seduta comune fu, dunque, Luigi Einaudi.

L’unico a fare il bis, costretto dai partiti in ginocchio, fu Giorgio Napolitano. Mentre per Antonio Segni ci vollero 9 scrutini, diversi sono stati eletti al 4° tentativo, immediatamente col passaggio alla maggioranza assoluta: il già citato Einaudi, il suo successore Giovanni Gronchi, il già citato Napolitano ed il suo successore, l’uscente Sergio Mattarella (a sinistra nella foto con Draghi).

Invece, per l’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica, quattro sono state già le fumate nere. Procedendo con uno scrutinio al giorno, lunedì erano presenti e votanti 976: schede bianche 672 (tante quante la maggioranza per eleggere il capo dello Stato), nulle 49, voti dispersi 88. In doppia cifra solo Maddalena (36) e Mattarella (16). Al secondo scrutinio, martedì, erano presenti e votanti di nuovo 976: schede bianche 527, nulle 38, voti dispersi 125, con Mattarella che raggiunge Maddalena (39 a testa).

Al terzo scrutinio, mercoledì, erano presenti e votanti 978: schede bianche 412, nulle 22, voti dispersi 84, con Mattarella che balza in testa (125) mentre emerge Crosetto (114) davanti a Maddalena (61). Esce fuori ma solo per bruciarlo, il nome di Casini (52). Al quarto scrutinio, giovedì, erano presenti 981 grandi elettori, ma votanti solo 540, perché 441 (centrodestra in blocco) si sono astenuti: 221 le schede bianche, 5 le nulle, 20 i voti dispersi, con Mattarella leader sempre più solitario (166). 

Nel momento in cui andiamo in stampa si sta votando il quinto scrutinio con probabile nuova fumata nera: La partita si gioca infatti su tre livelli: elezione presidente, governo e elezioni politiche. Diventa difficile così trovare subito la quadra, alternativa alla soluzione, più logica, di un Mattarella bis fino al termine della legislatura.