MONOGRAFIE AL FEMMINILE/2 Viviana Aldisio, la scuola come missione, attenta ai processi evolutivi

MONOGRAFIE AL FEMMINILE/2 Viviana Aldisio, la scuola come missione, attenta ai processi evolutivi

Provando a raccontare il percorso formativo ed esperienziale di Viviana Aldisio (nella foto) dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Giovanni Verga” di Gela, lo si può definire abbastanza ricco e variegato, in quanto riconducibile a settori di studio ed ambiti lavorativo-professionali alquanto diversi. 

Conseguita la maturità classica al liceo “Eschilo” di Gela, si laurea in filosofia presso l'Università degli studi di Catania.

«Gli input che nel ‘95 – ci risponde la “Preside del Verga – l'economia e il mondo del lavoro registravano, erano le opportunità che la programmazione europea offriva ai territori per svilupparsi. Da lì, la scelta di frequentare un master come “Agente di sviluppo e consulente dei fondi comunitari”, a cui si sono susseguite tutta una serie di esperienze professionali che mi hanno vista crescere, specie con riguardo a quelle iniziative di sviluppo che si è cercato di realizzare anche nel nostro territorio, attraverso il consorzio locale “Gela Sviluppo”. Quest’ultima esperienza mi ha condotta verso una nuova direzione professionale che non era più solo quella dello sviluppo economico, ma verteva la gestione delle risorse umane, ambito attinente il mio titolo di studio». 

In sostanza, un cambio di rotta verso la strada maestra. «Sì – conferma – perché ho iniziato a percorrere la strada inerente la gestione, la formazione e la valorizzazione del personale nelle aziende e da lì ho accumulato alcuni anni di esperienza su commesse di lavoro per una società di Roma appartenente al gruppo “Eni”; ho lavorato in Campania per la multinazionale Nestlè e poi ancora sono passata ad una altra gran bella esperienza nel gestione e formazione del personale presso l’ente comunale di Catania.

Questa prima e lunga fase professionale della mia vita, mi ha offerto opportunità di crescita nel management e nella gestione delle organizzazioni private e pubbliche, operando in realtà complesse e nuove, ma ricche di stimoli». 

Tutto questo senza mai trascurare il percorso e la formazione prevalentemente umanistica che la proiettava nel mondo dell'insegnamento.

«Infatti – sottolinea la Aldisio – nel frattempo ho svolto il concorso per accedere all'insegnamento di lettere nella scuola secondaria di primo grado. Vinto il quale, ho insegnato per circa 8 anni. Insegnare è una professione che mi ha appassionata tantissimo, però le competenze gestionali, amministrative e organizzative acquisite negli anni, anche grazie alla formazione e all’aggiornamento continuo, mi hanno spinta nel 2011 ad affrontare il concorso per dirigente scolastico, professione che svolgo oramai da 9 anni, vivendo il mio attuale ruolo, come una missione, un grande impegno, in cui la relazione e il valore umano è sempre al primo posto.

Conosco per nome quasi tutti i “miei” alunni e sono tantissimi! Presiedo inoltre da 5 anni circa, l’associazione locale “Uciim”, per condividere un luogo di crescita, di formazione e di aggiornamento fra dirigenti, insegnanti, formatori, educatori, oltre che qualificarci come luogo di approfondimento, condivisione e confronto di pratiche educative e di insegnamento fra addetti ai lavori».

Ed accanto diversificati modelli culturali ci sono stati anche modelli umani importanti, a partire dal compianto papà Tommaso (nella foto), che fu politico, assessore comunale e storico presidente dell’Aias.

«Ho sempre affrontato le mie scelte professionali – prosegue – con coraggio e determinazione, grazie ai preziosi consigli ricevuti e ai moniti ad andare avanti affrontando le nuove sfide. Queste ultime non mi hanno mai fatto retrocedere, bensì, mi hanno spinta a fare sempre di più, cercando il consenso e la condivisione delle persone che mi accompagnano nello sviluppo del mio lavoro.

Il mio maestro e il mio esempio, mio padre, che non nomino spesso, presenza della mia sfera intima, che custodisco gelosamente, lo incontro quasi giornalmente, nonostante i già trascorsi lunghi anni della sua assenza, nelle innumerevoli persone con cui mi relaziono professionalmente.

Mi diceva sempre: “mai avere paura, voltarsi indietro e aspettare, andare sempre avanti cercando di fare bene e del bene”, questa la sua condotta di vita che nel mio cammino cerco di ripercorrere e seguitare, “amico degli amici” e da lui a me, tante passioni comuni e modi di fare e di essere, secondo quanto gli altri mi riconoscono»

Nel bel mezzo si sposa e nasce una figlia. Provi a spiegarci cosa significa essere mamma, moglie e realizzarsi professionalmente, specie in una realtà del sud.

«Si può essere mamma, moglie e nel contempo realizzarsi professionalmente, solo se – afferma la dirigente scolastico – hai degli obiettivi chiari, sei accompagnata da una buona dose di autostima, ami la professione che svolgi e sei disposta a grandi sacrifici, pur di non trascurare la dedizione alla famiglia. La vita di ciascuno di noi è la risultante di un grande impegno che se non trova condivisione anche da parte di chi ti accompagna, mio marito per primo, non ti consente di raggiungere alcun obiettivo.

Mi sento una mamma molto impegnata che nonostante tutto, riesce a seguire la propria figlia nel suo percorso di crescita, essere presente nella sua vita, ed esempio per lei, insieme a mio marito, per il senso di responsabilità e impegno che mettiamo in tutto ciò in cui e per cui operiamo. Penso che il contesto territoriale abbia relativamente condizionato il mio percorso di studi e oggi la mia professione; ma certamente esiste un problema oggettivo che mi sento di denunciare e che concerne i pochi o quasi inesistenti servizi gratuiti dedicati alle donne lavoratrici. Il nostro territorio è manchevole di tanti servizi rivolti alle donne, alle madri. Non esistono se non come sporadiche eccezioni, i servizi gratuiti rivolti alla prima infanzia, che consentirebbero a tante donne di dedicarsi al lavoro e contribuire alla serenità economica della famiglia».

Sullo sfondo c’è sempre Gela.

«Io amo la città in cui vivo – confessa – perché figlia di questa città per natali ed impegno politico di chi mi ha generata. Da bambina partecipavo all’assise civica da spettatrice attenta, nonostante l’età. Era un’altra politica per alcuni versi, purtroppo solo una contraddizione in termini la può definire, affermando che da allora, e parlo di 40 anni fa, è cambiato tutto e niente. Spesso mi interrogo sul da farsi, e mi sento per il ruolo che svolgo, la responsabilità di adoperarmi per la crescita culturale e civile delle giovani generazioni, forse unica strada da percorrere a che quel cambiamento tanto desiderato diventi realtà.

Non penso che avanzare accuse sia costruttivo, piuttosto partiamo dagli errori di una mancata politica di programmazione e dall’assenza di una cultura di rete. Penso di fare la mia parte nello svolgere quotidianamente un lavoro dedito alla gestione e all'amministrazione di una grande organizzazione volta alla cura dei servizi di istruzione e di formazione.

Non nego di sentirmi priva di interlocutori attenti, molto e spesso sola, nell’avanzare richieste di collaborazione e di intervento a chi dovrebbe riconoscere nella scuola, la prima agenzia di sviluppo del territorio, scuola del pensiero civico e centro di erogazione di servizi educativi che possono farci confidare in prospettive di crescita per il nostro paese. Sento appunto, di rappresentare una porzione del nostro contesto sociale, da cui emergono alcuni bisogni e a cui bisogna dare le meritate risposte. Gela come merita di essere governata ed abitata da cittadini che la rispettano e la amano».