Portualità, una colossale presa in giro

Portualità, una colossale presa in giro

Il Regolamento europeo del 2013 che stabilisce gli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete trans-europea dei trasporti (Ten-T) assume un modello strutturale a doppio strato: una rete globale che comprende l'intero territorio dell'unione europea, a cui si interseca una rete centrale che rappresenta una sorta di spina dorsale strategica di sviluppo della prima.

Nel caso italiano, i porti che rientrano nelle rete centrale e, quindi, ritenuti strategici ai fini dello sviluppo della rete trans-europea dei trasporti, sono 14 e gli unici siciliani sono Palermo ed Augusta, non a caso epicentri rispettivamente del sistema portuale della Sicilia occidentale e del sistema portuale della Sicilia orientale.  Tra gli altri porti della rete globale, invece, quelli siciliani che si aggiungono sono Trapani, Milazzo, Siracusa e Gela che quindi risulta essere l'unico sulla costa meridionale dell'isola. 

Formalmente, la portualità gelese si scinde in due strutture: il porto isola, ad uso commerciale ed industriale, ma a servizio e godimento esclusivo o quasi dello stabilimento Eni, ed un porticciolo turistico o porto rifugio per pescatori, con una potenziale ricettività di circa 250 posti barca, ma perennemente insabbiato e dunque inutilizzato. Inoltre tra le due strutture esiste un il pontile sbarcatoio, lasciato marcire negli anni ed oggi interessato da un decreto di demolizione. Se un gelese volesse farsi del male, gli basterebbe fare una ricerca su quante cittadine rivierasche lungo le coste dello "stivale" possono vantare tre potenziali attracchi, per poi scoprire che sono pochissime, sempre che esistano. Eppure di questi tre potenziali attracchi, Gela non ne sfrutta manco uno. Grottesco.

Le responsabilità della classe politica che si è succeduta lungo i decenni sono innegabili e sotto gli occhi di tutti. Un figlio di questa città, Rosario Crocetta, è stato persino Presidente di regione e fu capace di lanciare l'idea di un recupero del pontile sbarcatoio per aliscafi e tratte di collegamento con Malta e Ustica. L'idea sembrò quasi sul punto di materializzarsi nel 2013, durante la sindacatura di Angelo Fasulo che succedette proprio a Crocetta. Ma oggi se ricolleghiamo quest'ultimo al pontile, l'unico contributo visibile sono le due “ali della libertà”, meglio conosciute come "ali di Mazinga", posizionate nei pressi. 

E se nemmeno un presidente di regione gelese, così come i vari deputati gelesi eletti all'Ars, non sono mai riusciti ad associare il loro nome alla portualità gelese, figuriamoci quelli che gelesi non sono. Ad ogni turno elettorale regionale, nazionale e persino europeo, vengono da Palermo, Catania, Messina e via di seguito, per non parlare di Caltanissetta – da destra a sinistra passando per il centro dello scacchiere partitico - per chiedere ai gelesi il voto in cambio della promessa che, non appena verranno eletti, il «porto si farà». 

Gli esempi lungo tutti questi anni si sprecherebbero. Non si offendano i tanti che lasciamo fuori, citando solo gli ultimi. E’ il caso dell'attuale assessore regionale alle infrastrutture, Marco Falcone, venuto a Gela in piena campagna elettorale a sostegno di un candidato gelese, promettendo solennemente che il porticciolo turistico sarebbe tornato a funzionare. Ebbene a Gela, da allora ad oggi, lo abbiamo rivisto solo recentemente in occasione del taglio del nastro di un tratto parziale di strada! Ops, “belvedere”.

Chi non ricorda la stessa promessa fatta dall'attuale deputato all'Ars, originario di Milena, Michele Mancuso? La città sta ancora aspettando. E cosa dire del grillino nisseno Giancarlo Cancelleri, già viceministro e sottosegretario ai Trasporti, a cui dobbiamo la grande notizia che il porto di Gela è entrato nell’autorità portuale della Sicilia occidentale. Una grande notizia davvero, dalla portata storica, mentre nel frattempo Caltanissetta rimane l’unica ex provincia siciliana con sbocco a mare e senza porti funzionanti.

Del resto, tornando ai politici gelesi, l’attuale sindaco, Lucio Greco, è felice, soddisfatto e, evidentemente, tranquillo, perché il presidente dell’autorità portuale di Palermo, Pasqualino Monti, gli ha telefonato personalmente per informarlo che la gestione del porto di Gela, come quello del porto di Licata, è passata sotto la sua direzione. Ma mentre il porto di Licata è funzionante, quello di Gela no. Per il dragaggio e la costruzione del pennello sono stati messi a disposizione quasi 6 milioni delle oramai celebri “compensazioni eni” del protocollo del 2014.

Soldi dei gelesi, in parte già spesi per le vicissitudini burocratiche. E nonostante i passi in avanti fatti grazie all’impegno, la volontà, la tenacia, dei cittadini riuniti nel “comitato del porto del golfo”, ogni qual volta si sono approssimati a quella che pareva o veniva prospettata come la linea del traguardo, puntualmente la stessa linea è stata spostata più avanti ed il premio per loro, così come per la città, è stato, purtroppo, un pugno di mosche, mentre la vertenza è rimasta poi bloccata sul tavolo prefettizio, dove si trova attualmente. 

Mentre sfuggivano i vantaggi di un tale inserimento, considerato che per le Zes, Gela è inserita invece nella Sicilia orientale, ci hanno spiegato che passare dalla gestione elefantiaca della regione a quella più snella e spedita dell’autorità portuale, sarebbe stato un notevole vantaggio. Senza dimenticare il contestuale progetto “Argo-Cassiopea” che dovrebbe portare in dote, come ricordava lo stesso Monti, ben 700 milioni di investimenti del “cane a sei zampe” sulla logistica a mare attraverso i porti di Gela, Licata e Porto Empedocle. 

Ma nel frattempo viene inaugurato il porto di Castellamare e giusto un mese fa, in occasione dell’inaugurazione della nuova stazione marittima di Palermo, con tanto di taglio del nastro, il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, ha dichiarato: «il governo della Regione ha avviato, sin dal suo insediamento, una importante e massiccia azione per la creazione, la valorizzazione e il rilancio della  portualità minore siciliana, con un impegno di spesa di oltre 120 milioni di euro: dopo quello di Castellamare, inaugureremo il porto di Sant’Agata di Militello, abbiamo destinato 30 milioni per Favignana, 5 per Sciacca e Pozzallo, 8 per Noto Marina, 19 milioni per i porti delle Eolie. E ancora Riposto e Marettimo. Sono state già deliberate le procedure per i progetti dei nuovi porti di Marsala e Marina di Selinunte». 

Di Gela, come volevasi dimostrare, nessun accenno. Non ci sorprende più, d’altronde, perché abbiamo imparato che l’unica verità sulla portualità gelese è che si tratta solo di una colossale presa in giro, che la politica a tutti i livelli, propina alla città da oltre mezzo secolo.