Un pezzo della storia degli Eroi di Feudo Nobile nella 3ª edizione di Armarcord di Giovanni Govoni

Un pezzo della storia degli Eroi di Feudo Nobile nella 3ª edizione di Armarcord di Giovanni Govoni

C'è la storia degli "Eroi di Feudo Nobile" nella parte introduttiva della terza edizione di "Armarcord", il libro ideato e realizzato dall'ex comandante della stazione dei carabinieri di Ventimiglia, Luogotenente Cav. Giovanni Silvio Govoni, che raccoglie interessanti testimonianze di vita vissuta da parte di carabinieri in congedo.

La racconta il luogotenente in pensione, cav. Domenico Resciniti, per tanti anni comandante della stazione carabinieri a Gela e a Niscemi. E in apertura delle pagine dedicate alla rassegna stampa c'è pure la recensione de il Corriere di Gela al secondo volume pubblicato nel 2021. 

In questa terza edizione (molto attesa, anche se la pubblicazione è fuori commercio) sono 24 i racconti di avvenimenti, spesso drammatici, che altrettanti carabinieri in congedo ricostruiscono scavando nei propri ricordi di anni e anni di servizio. Una carrellata di fatti e misfatti dove c'è di tutto. C'è una parte della storia del nostro Paese avente come protagonisti positivi i Carabinieri: dalla repressione delle rapine in Liguria (la banda dei market - 1995) e nell'Aretino (clan dei siciliani - 1977) agli interventi di protezione civile dopo l'alluvione di Firenze (1966) o alla nevicata dell'82 a Marineo (PA); dall'anti terrorismo di Torino (con 2 vigilantes uccisi e 5 brigatisti arrestati -1982) all'operazione anti corruzione al "Pirellone" di Milano e alla tutela dei beni culturali. Dagli atti di barbarie della "Guerra del Kosovo" al traffico di clandestini nella Slovenia (1992). 

Ma sono tre le testimonianze che colpiscono profondamente il lettore nella sua sensibilità e nella coscienza per la durezza degli argomenti trattati. Uno è il racconto dal titolo "Nel mito dell'Aspromonte", scritto dal capitano in congedo, Cosimo Sframeli, messinese di nascita ma calabrese di adozione; un altro è la "Guerra di mafia di Gela" ('87-'92 tra "stidda" e "cosa nostra"), fatti sanguinosi e feroci attentamente analizzati e rccontati dal Luogotenente Domenico Resciniti, originario di Roscigno (SA) ma residente da anni nel "Gelese"; il terzo episodio è "La terra dei sequestri", del maresciallo in pensione Giuseppe Zappia, calabrese di Oppido Mamertina (RC). 

Sono tutti racconti da leggere. Quello di Sframeli è uno "spaccato" della Calabria violentata, impoverita e umiliata dalla violenza e dall'egoismo della 'ndrangheta. Sono 17 pagine simili a una bomba, una dura requisitoria alle 'ndrine e a quanti hanno permesso che centri come Platì divenissero terra senza legge, fuori dallo Stato e dalla civiltà, dove "chi non era con la mafia era un morto vivo". 

Resciniti nella sua testimonianza diretta ci racconta invece la guerra di mafia che ha insanguinato Gela e Niscemi, con risvolti negli altri comuni limitrofi, che ha coinvolto decine di ragazzi giovanissimi (baby killer) a loro volta ammazzati negli scontri tra bande o vittime della lupara bianca. 

Zappia infine ricostruisce i mesi successivi al sequestro (1988) di Cesare Casella, imprenditore 18enne di Pavia tenuto prigioniero per 2 anni nella Locride e rilasciato dopo il pagamento di un riscatto miliardario (gennaio 1990). Ci ricorda la battaglia intrapresa dalla madre, dell'ostaggio, Angela, denominata da tutti "madre coraggio", perchè di fronte all'immobilismo dello Stato lei scelse di recarsi in Aspromonte e di protestare in piazza, nei paesi della 'ndrangheta, dormendo sotto una tenda.

Zappia parla dei carabinieri mobilitati nelle ricerche, giorno e notte in tuta mimetica. "di quei ragazzi, qualcuno è salito in cielo, la maggior marte è in congedo ma non saremo mai ex, saremo e resteremo Carabinieri. Quando moriremo andremo in Paradiso perchè l'inferno l'abbiamo già vissuto in terra".