Il sindaco Greco rinnega i civici e torna tra le braccia di Forza Italia

Il sindaco Greco rinnega i civici e torna tra le braccia di Forza Italia

Con tre candidati gelesi alle politiche, un candidato gelese nella corsa per la presidenza della Regione e ben nove candidati gelesi aspiranti deputati all'Assemblea regionale siciliana, la curiosità per cosa diranno le urne nell'election day del 25 settembre, in città, è tanta.

Ed altrettanta è la curiosità del dopo elezioni, cioè delle eventuali e prevedibili ripercussioni degli esiti elettorali sul governo locale.

Che addirittura si anticipassero i tempi, però, non era affatto scontato. Ecco allora che due settimane prima del voto, il sindaco Greco, entra a gamba tesa in campagna elettorale, per togliersi l'abito civico finora indossato – uno “spezzato” a rigor di moda – e tornare ad indossare il “doppio petto” gelosamente conservato in armadio, a tinta unica “azzurra”, con tanto di ufficializzazione del suo sostegno al candidato del centrodestra ed esponente forzista, Renato Schifani, con cui ha condiviso un determinato percorso politico in passato.

Ed il progetto civico con cui è stato eletto e che, a suo dire, ha cercato di portare avanti in questo triennio? Un modello «superato» da una «competizione elettorale storica», per dirla con le sue parole. 

Sicché, nella tappa gelese del candidato alla Presidenza della Regione siciliana, Renato Schifani, ad accoglierlo al teatro “Eschilo”, nella kermesse organizzata dallo stesso e non aperta a tutti, è stato proprio il sindaco di Gela, Lucio Greco, che ha così ufficializzato la decisione di sostenere la candidatura di Schifani e il progetto della coalizione di centrodestra: «siamo chiamati – ha dichiarato – a prendere decisioni importanti e chiunque ricopra, a qualsiasi titolo, dei ruoli istituzionali, non può tirarsi indietro e mettersi da parte. Il taglio civico che avevo dato alla mia amministrazione, si dimostra superato – ha proseguito – di fronte ad una competizione elettorale storica e per certi aspetti decisiva per il futuro delle nostre comunità.

Non è possibile estraniarsi dal dibattito politico, e l’eccezionalità del momento ci obbliga a fare delle scelte alla luce del sole. Fra tutte le proposte politiche, ho ritenuto di appoggiare l’ex presidente del Senato Renato Schifani, in quanto mi riconosco nei suoi stessi valori umani, sociali e politici.

Questa decisione, assolutamente coerente con il mio passato politico, è stata agevolata dalla personalità del presidente Schifani, che si è sempre dichiarato democratico, moderato, liberale ed europeista. La sua autorevolezza, competenza e serietà, rappresentano, tra l’altro, una garanzia – ha concluso – per la rinascita della nostra isola e della nostra città». 

Berlusconiano della prima ora, Schifani segue con il leader ed i compagni di viaggio, il percorso che porta al Popolo delle libertà fino alla scissione del 2013, in cui approda al Nuovo centro destra (Ncd) di Angelino Alfano.

Anche Lucio Greco, nella periferia gelese, aderisce a Ncd. Un esperimento politico dalla vita breve, giusto 4 anni, che vedono Schifani ravvedersi ben prima della fine e tornare in tempo alla corte di Silvio, mentre nelle periferie, politici come Lucio Greco si ritrovano politicamente orfani e costretto in un certo senso a reinventarsi nel civismo arrabbiato contro i poteri forti, in particolare contro lo strapotere del gestore idrico.

Una nuova veste che dona popolarità all'ex finiano e poi ex alfaniano, tanto da provarci nella corsa a sindaco una prima volta, nel 2015, rischiando quasi di farcela se non fosse intervenuta la valanga grillina, per poi ritentarci un seconda volta, riuscendoci, alle ultime amministrative: il resto è storia recentissima, fino ai nostri giorni.

Destinata ad aprire nuovi scenari post-elettorali, quella di abbandonare il progetto civico è stata definita dallo stesso Greco, una scelta «impegnativa e importante». Invero, trattasi di una svolta ufficiale da parte di un sindaco il cui ripromettersi di voler incarnare quello “giusto”, durante la campagna elettorale del 2019, si è poi tradotto in questi tre anni con l'essere un sindaco “temporeggiatore”, in paziente attesa di tornare nella “casa madre”, il centrodestra, in occasione delle elezioni regionali e politiche.

Insomma, l'ora di togliersi la maschera civica, è giunta. Fine del camuffamento. Nei programmi, verosimilmente, doveva avvenire con le elezioni politiche primaverili del 2023, magari con un posto utile per il parlamento nazionale che rimane, a nostro avviso, la sua più grande ambizione.

Ma l'anticipo delle politiche e la contestualità con le regionali, che hanno visto soprattutto la discesa in campo di Renato Schifani a capo del centrodestra isolano, lo hanno convinto ad irrompere in piena campagna elettorale e dare un taglio definitivo a quel tatticismo esasperato del procrastinare, del prendere tempo di continuo, che ha rischiato seriamente di relegarlo in un angolo, a fare quasi da spettatore anonimo di queste elezioni. Un'eventualità inaccettabile per chi aveva aspettato con tale e severa solerzia queste consultazioni. 

Tanto inaccettabile da non curarsi e non tenere conto del divieto di comunicazione politica vigente durante la campagna elettorale di cui all’art. 9 della L. 28/2000, ai sensi del quale «dalla data di convocazione dei comizi elettorali e fino alla chiusura delle operazioni di voto è fatto divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione ad eccezione di quelle effettuate in forma impersonale ed indispensabili per l’efficace assolvimento delle proprie funzioni».

Il divieto si estende, pertanto, ad ogni forma di comunicazione, eccetto quella impersonale nell'esercizio delle proprie funzioni. Nonché a tutte le amministrazioni pubbliche. Se ciò vale per un segretario comunale, così come per il rettore di un'università statale, per fare un altro esempio qualsiasi, figuriamoci per gli eletti, come sindaco, assessori, presidente del consiglio e consiglieri. 

Un divieto rivolto tanto alla propaganda diretta come quella dell’incontro al teatro “Eschilo”, con una manifestazione volta ad appoggiare le liste (di una coalizione) e candidato (della coalizione), quanto alla propaganda indiretta di comunicati stampa che promuovono una determinata opzione elettorale piuttosto che un'altra, come nel caso dei comunicati stampa successivi all'incontro al teatro “Eschilo”, ovvero successivi agli incontri in palazzo di città con candidati alle politiche.

La ratio della norma è palese: evitare la sovrapposizione tra chi è candidato ed è regolato dalla par condicio e chi non è candidato e sottratto alla par condicio, peraltro essendo nella disponibilità – in via esclusiva e gratuita – di stabili comunali (un teatro), canali e risorse materiali e/o umane (staff, ufficio stampa, quant’altro) utili alla diffusione di comunicati istituzionali, determinando non tanto uno spreco, quanto certamente un uso distorto (rispetto alla norma), di danaro pubblico.

A tutto questo, in conclusione, si aggiunge la “chicca” degli esponenti del gruppo Un'altra Gela, movimento e lista ammiraglia del sindaco che, innanzi al nuovo posizionamento pubblico del proprio leader, si sono sentiti in dovere di specificare all’opinione pubblica che appoggeranno «liberamente ed equamente» i candidati forzisti e autonomisti alle regionali per l’Ars.

Nella nota non lo svelano, ma dell'appoggio al lombardiano Rosario Caci da parte del consigliere Diego Iaglietti, era già cosa nota. Con lui, secondo forti indiscrezioni, anche l'assessore Romina Morselli appoggerà il medico gelese inserito nella lista Popolari ed autonomisti, unendosi ai quattro consiglieri, Davide Sincero, Rosario Faraci, Valeria Caci, Salvatore Guastella ed i due assessori, Terenziano Di Stefano e Ivan Liardi, rispettivamente di Una buona idea e Impegno comune, con anche l’indipendente Luigi Di Dio (gruppo misto).

Dal canto loro, invece, il capogruppo consiliare Giuseppe Morselli e la new-entry, Marina Greco (subentrata nel civico consesso alla dimissionaria Morselli), appoggeranno Michele Mancuso inserito nella lista Forza Italia, aggiungendosi ai due consiglieri forzisti, Rosario Trainito e Carlo Romano, senza dimenticare l’oramai ex Udc, Salvatore Incardona.

Ne discenderebbe che, il presidente del Consiglio comunale, tra i fondatori e più eletto della lista Un'altra Gela, candidato all'Ars nella lista di Forza Italia, Totò Sammito, non verrebbe appoggiato da nessun consigliere comunale e nessun assessore dell’alleanza di governo, quando in realtà in un “normale” contesto politico, di tale alleanza dovrebbe essere il candidato “naturale”. Stupore? Clamore? Ma quando mai! Nella “Repubblica di Gela”, autentica città-stato con le sue regole-non regole ed anarchica fino a prova contraria, tutto può anche essere il contrario di tutto. Heraclea civitas antiquissima.