Portualità gelese, in attesa della manna da Palermo e Roma

Portualità gelese, in attesa della manna da Palermo e Roma

Mentre altrove innanzi ad una criticità ricorrente, atavica, sentita dalla popolazione, la politica tutta fa quadrato a tutela del territorio e predispone insieme le possibili soluzioni al problema, avanzandole e rivendicandole con forza a chi di dovere nei livelli superiori, a Gela vige l’uso ed il costume di dividersi, frazionarsi, come con le recenti candidature all’Ars.

Nessuna iniziativa condivisa parte dal territorio, nonostante le diffuse e vistose problematiche che attanagliano la città in termini di disservizi, emergenze varie, occasioni sprecate o ignorate in termini di sviluppo. Si rimane in attesa che cada la manna dal cielo, o meglio da Palermo e Roma, condannando la collettività ad una condizione di mera acquiescenza. Uno status di remissiva sudditanza, altro che cittadinanza. 

Solo per fare un esempio fra tutti, sulla portualità gelese che dovrebbe rappresentare una leva strategica fondamentale sotto il profilo del rilancio economico della città, sia sul piano dell’industria e del commercio marittimi, che sul piano del turismo e della pesca, sembra essere piombato un silenzio tombale, o quasi.

Argomento principale e puntualmente ricorrente, da oltre mezzo secolo, in ogni campagna elettorale per le politiche, regionali e persino europee, oltre ovviamente alle amministrative, in occasione invece dell’election-day appena archiviato, quello della portualità gelese è stato un argomento solo accennato in qualche kermesse, comizio o tribuna elettorale.

Un argomento, di fatto, solo sfiorato. In occasione della sua visita a Gela, il candidato del centrodestra alla Presidenza della Regione siciliana, Renato Schifani, si è solo limitato a dirsi disponibile a leggere le carte, rassicurando tutti che si occuperà personalmente del dragaggio del porticciolo.

Tanto è bastato al suo competitor indipendente e battitore libero, Cateno De Luca, per provare ad accendere la miccia di una polemica però mai davvero esplosa e disinnescata in uno sconcertante oblio in cui è caduta, la vicenda. Un oscuramento apparso a tratti voluto e, per certi versi, inesorabile. 

Insomma, meglio non parlarne, finché si può evitare. E se proprio si è costretti, è sufficiente limitarsi a scaricare la colpa ad inaffidabili dirigenti e burocrati regionali. Una scelta tattica comune un po’ a tutti i candidati, concordi trasversalmente nel salutare positivamente il passaggio della responsabilità gestionale all’Autorità portuale della Sicilia occidentale in cui è stata inclusa la portualità gelese e la cui più immediata conseguenza, ci dicono, dovrebbe essere una maggiore speditezza degli iter procedurali ed autorizzativi.

Staremo a vedere. Nel frattempo, ad aprire un dibattito dialettico breve ma intenso, in parole povere un “botta e riposta” polemico ed accesso sul tema, sono stati attori che si sono mossi sullo sfondo della campagna elettorale appena trascorsa, i cosiddetti “grandi elettori”, come i consiglieri comunali Pierpaolo Grisanti e Vincenzo Casciana, ex Liberamente ora passati a Fratelli d’Italia, che sono tornati a rivendicare i loro meriti con l’assessore regionale Totò Cordaro nella vicenda, mentre dall’altra parte, il consigliere comunale Giuseppe Morselli, capogruppo di Un’altra Gela, lista ammiraglia del sindaco, Lucio Greco, ha risposto per le rime, accusando i due di essere sfacciatamente bugiardi. 

Per dirla tutta, se grossomodo da 50 anni a questa parte, le tantissime e spesso roboanti promesse politico-elettorali sulla portualità gelese sono cadute nel nulla, lo si deve all’inefficienza ed inefficacia burocratico-amministrativa isolana.

In effetti, volendo escludere il dolo ed ammettendo sempre e comunque la buona fede, l’inconcludenza degli uffici regionali competenti per materia nel non portare a termine l’iter procedurale per consentire, ad esempio, i lavori di dragaggio dei fondali e di costruzione del pennello al porto rifugio finanziati con soldi delle compensazioni eni e, quindi, soldi dei gelesi, è sotto gli occhi di tutti.

Ma anche la politica ci ha messo del suo, con le più disparate condotte omissive, se non addirittura punitive, come quando la maggioranza di governo regionale uscente ha de-finanziato la darsena.

Peraltro, annunciato con grande enfasi, i tempi di questo passaggio all’Autorità portuale di Palermo, sotto la guida del presidente Pasqualino Monti, si stanno dilungando. Soprattutto non è ancora chiaro cosa comporterà tale passaggio sul piano dei procedimenti.

La gestione da parte dell’Autorità portuale subentrerà di fatto alla Regione siciliana anche sul piano dei procedimenti in essere? Oppure si dovranno inaugurare nuovi percorsi procedurali con cui si ritornerà punto e a capo? Dubbi che permangono ed alimentati dal sostanziale mutismo intervenuto nella vicenda, anche in pieno clima elettorale. 

Il sindaco Lucio Greco ha anticipato nei giorni scorsi che il presidente dell'Autorità di sistema portuale della Sicilia Occidentale Monti tornerà a Gela nei prossimi giorni per un nuovo incontro con il primo cittadino, per fare il punto sui vari iter in corso, per rilanciare la progettualità strategica e stabilire come chiudere alcuni procedimenti per passare alla fase attuativa.

Il che getta un alone di mistero su cosa avranno mai discusso nel precedente incontro. Il sindaco ha spiegato che la visita di Monti è necessaria per «verificare di persona alcuni passaggi necessari per arrivare alla gara per il dragaggio, quali il “Permitting ambientale” (ossia l’autorizzazione integrata ambientale), le caratterizzazioni, il progetto definitivo ed esecutivo». Più facile a dirsi che a farsi (tr. “easier said than done”), commenterebbe un lettore inglese, sfoderando tutto il suo conformistico aplomb. 

Infatti ci sarà da parlare «del futuro della nautica e della pesca – ha proseguito Greco – per capire a livello strutturale cosa occorra, quali servizi tecnico – nautici si vogliano offrire al porto rifugio, cosa fare per quanto riguarda terminal, club house e locali commerciali da realizzare. Riflettori accesi, poi, sull’hub strategico del Porto isola. C’è davvero tanto – ha ammesso il sindaco – di cui discutere, per alcune cose si devono gettare le basi, per altre si devono iniziare a raccogliere i frutti del lavoro già svolto, soprattutto in termini di finanziamenti e realizzazione delle opere.

Sono molto fiducioso circa l’esito di questa visita del presidente Monti, e certo che ci permetterà di disegnare – ha concluso ancora più dettagliatamente i porti che vogliamo per la nostra Gela». Chiacchiere e tabacchiere di legno il Banco di Napoli non ne impegna (dial. “chiacchiere e tabacchere ‘e lignamme ‘o banco ‘e napule nun ne ‘mpegna”) commenterebbe un lettore napoletano, sfoderando tutta la sua proverbiale ironia.