Che fine ha fatto la responsabilità politica?

Che fine ha fatto la responsabilità politica?

In un clima di estrema confusione, ci sono delle chiare responsabilità politiche che il sindaco Lucio Greco(nella foto), non si è mai assunto innanzi alla città.

Mentre, prossimi ad assumersela sono anche i consiglieri comunali, posti davanti un bivio: da un lato ci sono delle misure correttive da approvare entro il 19 gennaio, dall’altro una mozione di sfiducia sul tavolo della presidenza che ha raccolto 9 delle 10 firme necessarie. 

L’ente comunale sta vivendo un momento di difficoltà, una situazione di emergenza, solo in ragione di una “gestione provvisoria” provocata dal fatto che i termini per l’approvazione del rendiconto consuntivo 2021 (30 aprile 2022) e bilancio preventivo 2022-24 (31 agosto 2022) sono decorsi infruttuosamente.

La responsabilità politica di ciò non è addebitabile al consiglio comunale, ma all’amministrazione comunale, retta dal sindaco, che non ha mai trasmesso in aula questi documenti. Ed è il sindaco responsabile politicamente della mancata sostituzione dell’assessore al bilancio, assumendone la delega ad interim. Idem per non aver sostituito in tempo il dirigente responsabile del settore bilancio, anche lui dimessosi ed a cui sempre questo sindaco aveva rinnovato il contratto. In tempo, perché, trascorso il 31 agosto ed entrando in gestione provvisoria, non si può assumere un nuovo dirigente al bilancio. Questo ha comportato avvalersi di un consulente esperto, estraneo all’ente, pagato con i soldi della collettività. 

E’ sempre il sindaco ad aver azzerato e negato il governo della città per tre settimane a dicembre, per poi allestire una nuova giunta, passando da 11 consiglieri a 7, ovvero 8 se conteggiamo il presidente del consiglio comunale. In ogni caso solo un terzo del civico consesso, con l’opposizione che conta il doppio dei consiglieri.

E’ la quarta volta che il sindaco apporta modiche alla giunta. Neanche nelle precedenti occasioni si è assunto la responsabilità politica innanzi alla città, relazionando in aula come stabilisce il Tuel. Anche stavolta è lungi dal farlo, cioè spiegare alla città come intende governare con un drappello di fan in consiglio che non gli garantisce nemmeno il potere di rinvio di una seduta, con l’opposizione che ha, invece, i numeri per fare quello che vuole. 

C’è uno strumento democratico per far valere queste responsabilità politiche: la sfìducia. Sfiduciare un Sindaco non è apporre allo stesso una lettera scarlatta. non è bandirlo come un ricercato, un fuorilegge. Non siamo nel medioevo, né nel far west. La sfiducia interrompe un mandato, quello di tutti (sindaco, giunta e consiglio), per ridare voce ai cittadini elettori.

Non sfiduciare un sindaco in questa condizione, dovrà essere spiegato all’elettore, così come i partiti presenti in consiglio dovranno spiegare agli elettori perché i loro rappresentanti nel civico consesso, consegnano a fine mandato l’eventuale dissesto. Di cui si assumeranno la responsabilità (accanto quella della mancata sfiducia) a partire dall’approvazione dei correttivi, fino all’approvazione del rendiconto. Né potrà passare il messaggio che si è evitato il dissesto attraverso il predissesto: spiegheremo infatti che quest’ultimo non salva l’ente, ma solo le poltrone.