Tra crisi finanziaria e crisi politica, ecco la partita in gioco

Tra crisi finanziaria e crisi politica, ecco la partita in gioco

E’ passato un mese dalla delibera della Corte dei conti e del rendiconto consuntivo 2021, da cui si evincerà il disavanzo da appianare con i correttivi, non c’è ancora neppure l’ombra.

Ciò che trapela è che il riaccertamento dei residui attivi e passivi è stato completato, ma il collegio dei revisori sta passando in rassegna ogni settore, chiedendo opportune delucidazioni e chiarimenti. Diversi consiglieri hanno chiesto una conferenza capigruppo allargato ai componenti del misto, alla presenza dei revisori e della segretaria Carolina Ferro, in veste di dirigente ad interim del bilancio. 

L’eventualità di un parere negativo dei revisori sul rendiconto consuntivo 2021, pertanto, può e deve essere messo nel conto. Cionondimeno, il consiglio comunale si vedrà comunque costretto a prenderne atto e ratificarlo, così come trasmesso dall’amministrazione, anche se con parere negativo della Corte dei conti. Il civico consesso infatti non può permettersi di non approvare un rendiconto che vale anche bilancio di previsione 2021, perché la mancata approvazione del bilancio di previsione è causa di scioglimento del consiglio comunale.

Lucio Greco (nella foto) e la sua squadra di governo stanno giocando una partita più contro il tempo che contro l’opposizione. A noi non sembra ne siano perfettamente consapevoli. Avrebbe dovuto essere nell’interesse dell’amministrazione, infatti, portare in aula il prima possibile il rendiconto. Invece Greco ancora un volta cincischia. Ancor una volta temporeggia.

Sicché, a 15 giorni dal termine ultimo, la sensazione piuttosto diffusa, specie tra i consiglieri, è che il rendiconto verrà trasmesso giusto in prossimità della scadenza di fine mese. Senza capire però che ciò espone il primo cittadino al rischio di una bocciatura da parte della maggioranza del consiglio. Anche dello stesso Pef rifiuti.

Un bocciatura tattica, evidentemente, per prendere tempo, in attesa della “preventiva diffida prefettizia”, a mezzo della quale il prefetto può assegnare al consiglio, con lettera notificata ai singoli consiglieri, un termine non superiore a venti giorni, per provvedere all’approvazione del documento contabile-finanziario, decorso il quale si sostituisce, mediante apposito commissario, all’amministrazione inadempiente e inizia la procedura per lo scioglimento del consiglio (art. 1, L. 75/2002). 

Pertanto, se il voto sul rendiconto dovesse avvenire in prossimità del 30 aprile, l’eventuale diffida ad approvarlo posticiperebbe la trattazione e votazione dello stesso, sicuramente a dopo il 5 maggio, che per contro è il termine ultimo per trattare la mozione di sfiducia. 

Quest’ultima, se votata favorevolmente, com’è noto farebbe saltare letteralmente il banco, perché farebbe decadere tutti, cioè oltre al sindaco ed alla sua giunta, anche il civico consesso, che si vedrebbe così esonerato dall’approvare dapprima gli strumenti finanziari come il rendiconto e l’altrettanto indigesto Pef rifiuti (con annesse tariffe Tari) e, poco dopo (metà maggio), anche i correttivi imposti dalla Corte dei conti, compresa l’eventuale dichiarazione di dissesto. 

E’ questo il motivo più decisivo, inutile nasconderlo, nel far propendere i 15 consiglieri a votare la sfiducia, accanto a quello di eliminare il sindaco uscente dalla prossima campagna elettorale: nessuna forza politica e civica sosterrebbe una ricandidatura di un primo cittadino sfiduciato.

D’altra parte, sarebbe molto difficile spiegare ai cittadini perché salvare un sindaco che da lì a poco magari riesce ad evitare il dissesto, per poi non ricandidarlo perché si è scelto già prima di puntare su altri.