L’immondizia tra la politica e i cittadini

L’immondizia tra la politica e i cittadini

La gestione dell’emergenza rifiuti ha tenuto occupate l’assise civica e l’amministrazione comunale anche durante le festività pasquali.

Quello che è diventato ormai l’assillo principe della politica locale è un problema atavico che coinvolge tutto il Meridione: il rimpallo continuo di responsabilità fotografa un quadro impietoso che compromette a vario titolo la politica regionale e le amministrazioni locali senza risparmiare il mondo dell’industria e i singoli cittadini.
Già nel 2002 il governo Cuffaro lanciò il progetto per la realizzazione di quattro inceneritori e diede il via alla costituzione degli Ato (poi Srr nel 2010 col governo Lombardo).

Nel 2007 la Corte di Giustizia UE annullò i bandi e le convenzioni per l’affidamento dei lavori di costruzione degli inceneritori. I gestori delle discariche private ebbero, quindi, terreno fertile nell’accaparrarsi in posizione di monopolio l’intero settore rifiuti, stroncando sul nascere qualunque tentativo di investire seriamente nella raccolta differenziata. Infine Crocetta, dopo aver chiesto invano poteri speciali per la gestione dell’emergenza, tornò a scaricare il costo della gestione del ciclo rifiuti sulle spalle delle amministrazioni comunali già fortemente indebitate.

A Gela la gestione della raccolta differenziata venne appaltata, durante l’amministrazione Fasulo, ad un’azienda campana – la Tekra – che continua tutt’oggi a condurre l’appalto in proroga.
Il pomo della discordia tra consiglieri e amministrazione sembrerebbe costituito dalle somme per i servizi cosiddetti aggiuntivi rivendicate dalla ditta appaltatrice. Esse ammontano a più di dieci milioni di euro – di cui tre ereditati dal periodo Fasulo – maturati durante i tre anni di giunta Messinese e ascritti tra i debiti fuori bilancio. L’impressione generale è che sulla questione rifiuti si concentri, piuttosto, la critica politica al sindaco per una gestione poco partecipata della cosa pubblica.

Così è naufragata anche l’approvazione in ultima istanza del Pef che prevedeva un aumento delle tariffe Tari a carico dei cittadini, utile a rimpinguare le casse comunali.
«Nella mia funzione istituzionale mi sono adoperata con ogni mezzo affinché il Pef fosse trattato in aula nei tempi e termini di legge, nonostante l’atto mi fosse giunto con estremo ritardo», dichiara il presidente del Consiglio comunale Alessandra Ascia, anche lei assente, però, alla seduta di venerdì santo convocata all’uopo.

Un altro colpo basso registrato da questa amministrazione, sorda a qualsivoglia sollecitazione che rivendichi un ruolo di centralità alla programmazione politica e al dialogo tra le forze rappresentative della volontà popolare.
«E’ un’anomalia chiedere al consiglio l’approvazione in fretta e furia di un PEF a cui non ha partecipato nella stesura, specialmente perché questo documento tocca diritti e obblighi dei cittadini di non poco conto» continua il presidente Ascia.

La conseguenza ultima è che Gela continuerà ad avere un Pef del 2014 che – a sentire la giunta – non permetterà neanche di indire una nuova gara d’appalto. Tranne che arrivi in municipio – come si vocifera da più parti - un Commissario regionale che avochi a sé le funzioni del consesso civico.

Intanto, con l’estate ormai alle porte, il rischio sanitario in città diventa sempre più incombente considerato che la Tekra ha deciso di tagliare una parte dei servizi offerti in attesa di incassare quanto dovutole dal Comune.
Il risultato a cui assistiamo è una città sporca, simbolo di una discarica universale: cigli di strada, aiuole spartitraffico, dirupi, scarpate, piazzole di sosta e spiagge sono indistintamente ricettacolo di “munnizza”.


E se è vero che la politica a tutti i livelli ha enormi responsabilità, non sono trascurabili le colpe a carico dei cittadini, avvezzi a un retaggio di abitudini secolari dure a morire. Qui in Sicilia, a Gela in particolare, mentre gli interni degli appartamenti rifulgono di lindore e ricchezza, tutto quello che non rientra nelle immediate pertinenze della proprietà è terra di nessuno, voragine cieca fatta apposta per accogliere a gettito continuo scarti e scorie di ogni genere. Se facciamo un confronto col resto d’Europa o anche semplicemente col Nord Italia ci accorgiamo che lì si è passati senza traumi alla raccolta differenziata tanto che in discarica vengono conferiti solo i residui intrattabili. In Sicilia, al contrario, le discariche straripano di rifiuti perché la gente si astiene dal differenziare come dovrebbe.

Certo, la mancanza di impianti di bio-stabilizzazione e la carenza di siti adeguatamente bonificati fanno il resto creando uno stato di emergenza continua che favorisce spesso una mescolanza torbida di pubblico e privato. Non di rado le aziende – anche a causa di crediti che avanzano nei confronti delle amministrazioni - sono incapaci di onorare i loro debiti coi dipendenti, come sta succedendo alla Tekra che minaccia licenziamenti o trasferimenti in altri siti. Per non parlare delle difficoltà che incontrano a rinnovare il parco mezzi, quasi sempre obsoleti e soggetti a guasti.

«La soluzione potrebbe essere la gestione diretta dei rifiuti da parte del Comune attraverso aziende municipalizzate così da ridurre enormemente i costi», afferma il consigliere Carmelo Casano.
Considerato lo stato di default in cui versa la Ghelas, si dubita fortemente che questa sia davvero una soluzione efficiente.