Prendendo spunto dai fatti di Roma di questi giorni dove due ragazzi, Marco Prato e Manuel Foffo, sotto l’effetto di alcool e cocaina hanno messo su delle giornate a base di droga, sesso libero e promiscuo col finale, estremamente efferato, dell’omicidio di Luca Varani (nella foto), è bene ricordare che quello che loro hanno fatto non è fuori, non è oltre l’umano, al contrario è molto umano, non è animale, non è bestiale, al contrario è specificatamente umano, perché solo gli uomini uccidono per gusto e per piacere, gli animali uccidono per fame.
E Freud, il padre della psicoanalisi, ci aveva già avvisati con il suo inconscio “perverso polimorfo”, quando disse che tutto sta nell’inconscio di ognuno di noi, che nell’inconscio non esistono contraddizioni, che l’inconscio di questi due assassini è il nostro stesso inconscio che è non educabile e che nei secoli e nei millenni si è sempre mantenuto uguale a se stesso, dalla notte dei tempi. L’educazione ha stratificato nel cervello una sottilissima corteccia che contiene forze atte a reprimere e rimuovere le istanze antisociali. Ma le due istanze egoistiche e altruistiche sono presenti sempre e comunque in lotta eterna fra di loro.
In questi due ragazzi è saltato sia il controllo interno (il Super Io), sia il controllo esterno (le leggi dello Stato).
La comunità Lgbt dopo la delusione della Legge Cirinnà adesso è costretta ad incassare anche questa botta, anche se, a onor del vero, mi riesce difficile accettare e far passare il tutto come frutto del sesso promiscuo, piuttosto che della droga. E comunque sesso misto a droga.
Adesso però assistiamo a pareri discordanti sulla pena da infliggere, c’è chi chiede la pena di morte, c’è chi invece è rassegnato, come al solito, ad assistere ad un balletto con un finale scontato:” comprensione, perdono, potrebbe essere un figlio tuo, nostro”, etc. etc. e dopo una prima sentenza a 30 anni, fra sconti di pena e buona condotta, al massimo dopo 15 anni saranno fuori. Perché una volta si emettevano condanne anche severe, anche con l’ergastolo, anche con la pena di morte, ed oggi è diventato impossibile infliggere una pena radicale e senza ritorno? perché Dio è morto.
Rifacendomi ad una famosissima canzone del nostro Guccini vi ripeto: Dio è morto.
Quando è morto? e dove è morto? E’ morto nei campi di sterminio nazista, come asseriva il noto cantautore? No.
Dio è morto nei tribunali, assassinato da giudici ragazzini.
Quando i giudici emettevano le sentenze in nome di Dio, gli stessi giudici si sentivano autorizzati ad emettere condanne esemplari, fino all’ergastolo, fino alla pena di morte, perché la responsabilità del verdetto non era a carico loro, ma di Dio. La morte del condannato non era volontà degli uomini, ma di Dio. E gli uomini erano solo esecutori della di Lui volontà.
La laicizzazione della società non comporta solo crisi delle vocazioni e chiese vuote, ma l’impossibilità di giudicare e di condannare in prima persona. Senza Dio l’uomo, anche se giudice, deve assumersi in prima persona la responsabilità della condanna, anche se si tratta di applicare un codice. Il giudice comunque sente il peso della condanna e si mantiene su posizioni alquanto permissive, compatibilmente con il codice penale.
L’assenza di un Dio padre, e lo strapotere di una Dea madre, la Madonna dei cattolici, ha completato il quadro permissivo, per cui ormai tutti siamo convinti, per esperienza, che chiunque venga ucciso alla fine il colpevole, anche quando lo si trovi, prenderà una pena ridicola.
E fra perizie psichiatriche, attenuanti generiche e non generiche, e poi buona condotta etc. etc , dopo qualche anno andrà a lavorare fuori e poi agli arresti domiciliari. La gente si sente beffata, ma i giudici continuano come prima. Perché? Perché il giudice di oggi ha la piena responsabilità del verdetto. Una volta Dio era un sacco, un contenitore su cui scaricare tutte le responsabilità, cosi anche i padri in famiglia che punivano in maniera severa figli e mogli erano in pace con la loro coscienza perché impartivano una educazione che derivava direttamente da Dio.
Oggi i padri non giudicano, e non puniscono più nessuno, in verità non contano nulla. Le madri con il permissivismo lasciano passare l’idea che tutto sia lecito e possibile e tutto resta impunito o quasi. E così in ogni situazione anche fuori casa, nessuno può e deve giudicare, nessuno deve condannare e tutto diventa possibile ed equivalente, si è perso il limite, il senso del limite.
Non essendoci un Legge Sacra di riferimento ce la dobbiamo vedere fra di noi, noi orfani di Dio, noi Dei al posto di Dio, ma incapaci di reggere il peso della responsabilità, siamo condannati all’eterno permissivismo, alla mortificazione dell’impunità. E nel mentre da noi bussano con forza, o entrano di soppiatto, tutti color che, con il Corano in mano, giudicano e condannano, e condannano anche noi miscredenti, noi, senza Dio, votati al declino e a rischio di essere soppiantati dai musulmani per volontà del loro Dio, Allah.
-
La pedagogia giovanile di don Emiliano di Menza< Indietro
-
Parco eolico a Falconara: le tante ragioni del noAvanti >