Il libro di Rocco Vacca sul Convitto Pignatelli "Amuri chi duna frutti"

Organizzata dalla sede di Gela dell’Unitre (Università delle tre età) presieduta da Angela Scaglione, sabato 6 maggio alle ore 18 al Teatro Eschilo si terrà la presentazione dell’ultimo libro del poeta Rocco Vacca (nella foto), Amuri chi duna frutti – Il Convitto Pignatelli di Gela.

Saluteranno gli ospiti il sindaco Domenico Messinese, Angela Scaglione, Don Vincenzo Mario Cultraro,  nuovo parroco della Chiesa Madre e componente del Consiglio di amministrazione dell’Opera Pia principessa Pignatelli. Curerà la presentazione Marco Trainito, docente di filosofia al Liceo delle Scienze Umane. Reciterà alcuni sonetti tratti dal libro Maria Giannone. Coordinerà i lavori il giornalista Domenico Russello. L’autore concluderà l’incontro.

 

L’opera, stampata a cura delle edizioni Solidarietà, è arricchita dalla presentazione della giornalista e docente di latino e greco al Liceo Classico Eschilo Maria Concetta Goldini e dalle note di documento dei versi del poeta Vacca a cura del fu prof. Nino Morreale e dalla prefazione a cura del prof. Fabio Sciandrello. Un lavoro quello di Rocco Vacca che si realizza dopo otto anni dalla sua stesura. Si tratta di una specie di trasformazione in versi poetici del testamento della principessa Marianna Pignatelli di Roviano risalente al 1842, un poemetto storico-sociale di 57 sonetti endecasillabi in lingua siciliana.

 

E’ una sorta di excursus di Gela e dei suoi figli migliori e delle vestigia del suo glorioso passato. Ma qual è questo “amuri chi duna frutti?” E’ quello che la mobildonna  mostrò per la città di Terranova con un lascito a favore dell’educazione delle fanciulle povere ed orfane della città e la costruzione del convitto Pignatelli, ci spiega Maria Concetta Goldini nella sua presentazione. 

 

Che così continua: «L’autore spinge il lettore indietro e avanti nello stesso momento; dipinge la Gela del passato e si sposta verso il presente di cui contesta incuria e abbandono. Di un presente di povertà culturale, figlia di una classe politica insulsa ma anche di una comunità che non ha trovato in sé gli anticorpi per reagire».

 

Per questo la principessa Pignatelli-Roviano va osannata e ricordata con grato ossequio e imperitura riconoscenza scrive il prof. Morreale nelle sue note, nelle quali fa riferimento all’importanza del Convitto, per decenni sede del Ginnasio-Liceo e passa in rassegna i luoghi e personaggi che in tempi diversi furono legati al Convitto di cui parla Vacca nei suoi versi: Piazza Umberto, Piazza Sant’Agostino, il quartiere Mulino a vento, il borgo marinaro, il rabatello; Salvatore Aldisio, gli eroi di guerra e gli uomini illustri, ma anche i presidi e i professori e gli alunni che lo hanno frequentato.

 

«Uomini e fatti si rincorrono negli abili versi del poeta Rocco Vacca – scrive infatti –». L’opera si apre con un proemio nel quale Vacca spiega cosa sia il libro, «una storia vera e per fortuna nessuno l’ha cancellata dalla memoria, vanto di questa città e della sua storia, che se ne parli ancora è motivo di orgoglio. Scrivo per dare merito alla gente che lascia un ricordo sulla terra senza cercare guadagni e fare guerra, pensano al prossimo e buttano il bastone».

 

Dal punto di vista strettamente poetico, Fabio Sciandrello scrive: «l’endecasillabo del Vacca sempre fluido e scorrevole mai impacciato dalle asperità di una lingua, come quella siciliana, che talora ha suoni duri e taglienti. Fluisce questo endecasillabo con naturalezza spontanea sia nei momenti narrativi, sia in quelli polemici, sia e a maggior ragione laddove il poeta assurge all’alta poesia delle rimembranze e della nostalgia».