Gela è uno dei pochi casi in Italia dove le grandi aziende (come l’Eni) e società di servizi (come Tekra e Caltaqua), non hanno mai aiutato lo sport a crescere.
Se la Tekra, per fare un esempio, che incassa parecchi milioni l’anno, anziché finanziare con pagine di pubblicità il giornale-propaganda dell’amministrazione comunale, o soddisfare richieste clientelari di assunzione, sponsorizzasse lo sport, il Gela calcio non si troverebbe nella drammatica situazione che sta vivendo, con il rischio di non potersi iscrivere al prossimo campionato di serie D.
Lo stesso dicasi per Caltaqua, che grazie alla “generosità” di certa classe politica strappò a suo tempo un contratto trentennale unilateralmente favorevole, in cambio (così venne denunciato in Consiglio comunale) di qualche decina di assunzioni su segnalazioni politiche. Potrebbe finanziare una pista di atletica leggera, ed evitare che altri giovani talenti gelesi – come Clara Tasca e Samuele Licata (leggi a pag. 7) – vengano ceduti a società catanesi, ben più attrezzate delle nostre.
Tocca all’amministrazione comunale fare i passi dovuti e dare le risposte che si attende una tifoseria esasperata dalle continue difficoltà in cui puntualmente la maggiore squadra cittadina di calcio deve affrontare ad ogni inizio di stagione.
Venerdì alle ore 20, concentramento di tifosi davanti alla Chiesa Madre e corteo di protesta per sensibilizzare politici e imprenditori. Chiedono soluzioni per salvare il Gela calcio.
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