Vasta eco e profondo cordoglio ha suscitato a Gela la tragica scomparsa del dott. Franco Bennici, (nella foto) stimato professionista, deceduto giovedì 8 giugno 2017 sulla strada provinciale n. 12 che lo sfortunato medico era solito percorrere ogni giorno per raggiungere la città di Niscemi del cui ospedale era da tempo Direttore sanitario. 

Eppure quella tragica fine ha dato l’occasione ai più di conoscere da vicino chi era veramente Franco Bennici: una persona semplice animata da un forte spirito caritatevole.

È stato il vescovo di Piazza Armerina, mons. Rosario Gisana, che ha coofficiato il rito funebre di Bennici insieme a rappresentanti del clero provenienti da altre città, ad informare la foltissima folla che gremiva la Chiesa di Sant’Antonio di quale spirito caritatevole fosse pervaso l’uomo dando notizia del progetto dallo stesso ideato di costituire a Gela un poliambulatorio a beneficio di quanti, nell’impossibilità economica di poter accedere alle stesse, abbisognassero di cure che altrimenti non avrebbero mai potuto ricevere: un poliambulatorio per i poveri che il vescovo ha assicurato  sarà comunque aperto e che sarà sicuramente intitolato al suo nome. 

 

Ma Franco Bennici non fu solamente un medico aperto al prossimo. Fu anche un innamorato della politica ed anche se sulla stessa le nostre opinioni spesso divergevano (uomo del cattolicesimo popolare di marca Dc, lui, riformista socialista, io) il rispetto reciproco delle idee costituì sempre la stella cometa del nostro confronto. Ed anche dopo che il vento giustizialista di Tangentopoli aveva spazzato via i nostri partiti storici lui trovò lo stesso la voglia di ricominciare prima nel Cdu, poi nell’Udc infine in Cantiere Popolare. E non a caso fra i tanti che hanno preso parte alle sue esequie (ivi comprese le più alte autorità sanitarie della provincia) non poca sorpresa ha suscitato la presenza in Chiesa di Totò Cuffaro che, incurante della curiosità che la stessa avrebbe inevitabilmente determinato tra gli intervenuti, non ha voluto far mancare all’amico Franco il suo personale saluto.

 

Ma ciò che mi piace di più ricordare in Franco è la sua genuinità, il suo senso dell’amicizia, la sua disponibilità, la sua generosità, il suo amore per il prossimo, il suo saper dire “pane al pane, vino al vino”. Doti – queste – che continueranno a costituire patrimonio di cui l’affettuosa sposa Adriana e le dilette figliole Elisabetta e Caterina saranno sempre gelose custodi.

E se c’è il sincero ringraziamento per il tanto che Franco ha dato c’è il triste rimpianto per quanto dippiù avrebbe sicuramente dato se un assolato mattino del mese di giugno non avesse tragicamente posto fine alla sua esistenza.