Il 24 ottobre 1917 l’ esercito austro-ungarico rafforzato da fresche divisioni tedesche provenienti dal fronte russo ormai frantumatosi, sferrarono una violenta ed improvvisa offensiva contro le prime linee italiane, che furono subito travolte dalla 12° divisione di fanteria germanica.

A capo della fulminea azione delle forze degli imperi centrali c’erano i comandanti tedeschi Otto von Below, comandante in capo della XIV Armata,  e  Konrad Krafft von Dellmensingen. Comandante in capo del Regio Esercito Italiano era invece il generale Luigi adorna, che sino a 24 ore prima non aveva creduto possibile un’offensiva del nemico, confortato anche dal fatto che le cattive condizioni meteorologiche non avrebbero incoraggiato gli austriaci-ungarici a sferrare l’attacco. I fatti lo smentirono drammaticamente. Il nemico entrò in azione il 24 ottobre con un pesante bombardamento sulle nostre linee.

 

La forza complessiva degli austro-ungarici-tedeschi era di oltre 350.000 uomini, 2.147 cannoni e 371 bombarde. Con questo potenziale bellico, Otto von Below con i suoi ufficiali, fra i quali spiccava già il capitano Erwin Rommel, la futura “volpe del deserto”, potè insinuarsi a sorpresa e profondamente fra le difese dei nostri alpini e dei nostri fanti provocando la ritirata. 

 

Il sanguinoso scontro, che fu appunto detta la battaglia di Caporetto, dal nome dell'omonima conca presente fra  le valli del Natisone e il massiccio del monte Colovrat, determinò la frattura del fronte ove già si erano combattute 11 sanguinose battaglie. Quella di Caporetto infatti fu anche la 12° battaglia dell’Isonzo , perché lo scontro si sviluppò lungo la valle del fiume  e si protrasse sino al 17 novembre. Tre settimane durante le quali caddero fra i 10.000 e i 13 000 soldati italiani, con 30. 000 feriti e 265 000 prigionieri.

 

Una catastrofe immane e una ritirata che si sarebbe fermata soltanto di fronte al Piave. Sul piano politico e militare chi pagò naturalmente  le conseguenze della disfatta fu il generale Cardona, che in quei giorni drammatici, quasi a volere giustificare le sue fallimentari strategie aveva addossato le cause del disastro militare alla inefficienza dei reparti e alla vigliaccheria dei soldati, tanto che molti ragazzi furono fucilati per alto tradimento sol perché si rifiutarono di farsi massacrare e non tennero le posizioni in trincea.

 

A sostituire Cadorna venne chiamato il generale Armando Diaz che appena un anno dopo avrebbe portato l’Italia alla vittoria finale sugli austriaci. Nella battaglia di Caporetto un grosso pegno di sangue lo pagarono i fanti siciliani. D’altronde è risaputo che il più alto numero di soldati caduti o dispersi durante il I conflitto mondiale, ovvero 65.000 uomini, provenivano dalla Sicilia pur essendo questa la regione geograficamente più lontana dalle operazioni militari e dai combattimenti. Fra le migliaia di caduti, ci furono anche 591 gelesi, e di questi almeno uno, il milite Rocco Guaia, perse la vita proprio durante la ritirata di Caporetto, essendo stato dichiarato disperso sul fronte il 28 ottobre del 1917.