Serena Cravana racconta la sua tournèe col Coro Lirico Siciliano

Tornata a Gela dopo una lunga tournèe in Cina con il Coro lirico siciliano, la mezzo mezzo soprano-contralto Serena Cravana (nella foto piccola in abiti di scena), gelese,  ci racconta le impressioni di questa esperienza lavorativa, analizzandola non solo dal punto di vista artistico-professionale, ma anche turistico-geografico-culturale.

Dall'1 all'11 settembre il Coro ha partecipato alla 31° edizione del festival internazionale della musica che si è svolto a Macau, una grande metropoli conosciuta come la Las Vegas dell'Oriente. 

Quella di quest'anno è la quarta volta che il coro vi partecipa per rappresentare l'Italia e la Sicilia. La prima volta è stata tre anni fa, nel 2014, portando in scena La Norma di Bellini al Cultural Center di Macao, poi nel 2015 per rappresentare Faust di Gounod, nel 2016 a Tianjin ed Harbin per le Nozze di Figaro (in collaborazione con il Teatro Massimo di Catania) dove Serena ha debuttato nel ruolo di Marcellina; e poi ancora Cavalleria Rusticana, Pagliacci e Turandot, con le scenografie del teatro Carlo Felice di Genova.

 

Una bella realtà per la nostra regione che esporta dall'altra parte del mondo l'amore per il bel canto, per l'opera lirica italiana e i nostri talenti, così tanto apprezzati all'estero. Ciò che ha reso questa tornèe particolarmente grandiosa è stata la rappresentazione nella città di Guanzù de l'Aida di Giuseppe Verdi con le imponenti scenografie fatte costruire nel 2000 e i bellissimi costumi utilizzati nella messa in scena del grande regista Franco Zeffirelli.

 

«Siamo stati i terzi al mondo ad averla rappresentata, con star famose a livello mondiale, come Giovanna Casolla – ci dice Serena piena d'orgoglio –. La prima volta è stata portata in scena nel 2006 alla scala di Milano e poi al teatro di Astana (in Georgia).  Che atmosfera incredibile, che esperienza fantastica – ricorda ancora piena di emozione –. Noi del Coro lirico siciliano siamo stati orgogliosi di aver rappresentato l'Aida, tra le più importanti opere liriche italiane».

 

– Parlaci del festival di Macau. Quale opera è stata rappresentata?

«A Macao abbiamo messo in scena Andrea Chenier di Umberto Giordano e ci siamo  anche esibiti in un concerto di musica sacra. Abbiamo lavorato con grandi professionisti come il regista Arturo Borrelli del Teatro regio di Torino, collaborando per la seconda volta. La prima volta è stata tre anni fa, nel 2014, per la rappresentazione di Norma al Cultural Center di Macao, sempre in occasione del festival».

 

– Quanto è durata la tournèe?

«E' durata 33 giorni, facendo 2 spettacoli per opera e il concerto di musica sacra. Sin dalla prima messa in scena i teatri strapieni. Siamo stati accolti con grande calore e partecipazione, ricevendo apprezzamenti da più parti. la Cina ama molto tutto ciò che è italiano, la cultura in particolare e la musica, il bel canto. E ciò ci ha riempito d'orgoglio spingendoci a continuare su questo percorso, ad esportare la cultura italiana e soprattutto siciliana fuori dal nostro paese».

 

– Avrai avuto modo di visitare i luoghi dove si siete esibiti o altre località. Dal punto di vista turistico, che impressione hai tratto della Cina?

« La cultura orientale è ancora molto solida e viva e la si nota visitando i templi buddisti, le pagode, il mercato, con i suoi colori sfavillanti e i profumi delle spezie, i luoghi folcloristici della Cina. E’ evidente la diversità culturale tra l'occidente e l'oriente, che però piano piano sta scemando, in quanto la Cina tende ad assimilare sempre più la cultura occidentale, per fondersi l'una dentro l'altra».

 

– Quali aspetti dell’oriente ti affascinano di più?

«Le antiche tradizioni e la cultura filosofica. A Macao che ho visitato anche nella precedente tournee è l'emblema di queste tradizioni. E' conosciuta come la Las Vegas dell'oriente per la sua modernità ma nello stesso tempo conserva le sue tradizioni e le sue credenze. Ho apprezzato anche l'ambiente naturale, molto curato, il modo di vivere della gente, la calma che li contraddistingue, la rilassatezza: osservavo esterrefatta durante alcune passeggiate tra una pausa e l'altra dal lavoro gli anziani che praticavano yoga».

 

– Cosa apprezzi della Cina dal punto di vista culturale?

«L'importanza che in Cina si attribuisce alla cultura della lirica del nostro paese: dall'opera da portare in scena al cast, al regista: tutto rigorosamente italiano. Per la Cina opera lirica è sinonimo d'Italia.  La cultura è quello che tiene vivo un paese e in Cina lo capiscono perfettamente, mentre da noi in Italia manca l'educazione alla musica, al bel canto, che parta dai più piccoli. In Cina i teatri sono sempre pieni e vedi gente di tutte le età, ragazzi, giovani, anziani, mentre in Italia i teatri sono frequentati solo da persone di una certa età».

 

– Da quanto tempo fai parte del Coro lirico siciliano?

«Da 6 anni, sono entrata a far parte del coro nel novembre 2011 dopo aver fatto un'audizione a Catania, nella sezione mezzi-soprani-contralti. Il coro è stato costituito nel 2008, maestro è Francesco Costa, presidente Alberto Munafò, direttore artistico Giovanna Collica. Tante le esperienze fatte in questi anni: a giugno 2012 con Norma al teatro greco di Taormina e poi negli anni tante opere rappresentate lì: Pagliacci, Cavalleria rusticana, Aida. Poi rappresentazioni anche al teatro greco di Siracusa dove nell’Aida ho debuttato nel ruolo della gran sacerdotessa. Poi nel 2015 ci siamo esibiti nel periodo della settimana sacra a Morreale,  diventata un appuntamento imperdibile per il coro. Sono molto orgogliosa del mio ruolo, di essere un'artista del coro. I ruoli da protagonista sono entusiasmanti ma il lavoro del collettivo è grandioso. Dico sempre che un lavoro ben fatto è l’orgoglio di tutto il collettivo perchè tutti, con professionalità ed impegno abbiamo contribuito alla ben riuscita di un'opera». 

 

– Oltre a te c'è qualche altro gelese che fa parte del coro?

«Si, Luana Saccuta con la quale abbiamo fatto le tournèe insieme in Cina e tante altre belle esperienze lavorative».

 

– Come hai scoperto questa tua vena artistica? 

«Sin da quando avevo 6 anni mi è sempre piaciuto cantare. Canticchiavo le canzoni di Laura Pausini. Ma i miei genitori mi hanno fatto sempre ascoltare musica classica. La marcia di Radetzky era la mia preferita. Anche altri familiari erano e sono ancora amanti dell'opera. Si è sempre respirata buona musica a casa mia. A 13 anni ho cantato in Chiesa al matrimonio di un parente e una mia zia, oggi purtroppo scomparsa, dopo avermi ascoltata ha spinto mia madre a farmi studiare canto con il maestro Felice Internullo. Grazie a Loredana Melodia ho conosciuto anche il genere jazz. Dopo la maturità scientifica ho capito di essere nata per il canto lirico, che amo e che mi prende molto, anima e cuore. Ho studiato a Catania al liceo musicale Vincenzo Bellini, nel 2009 ho conseguito il diploma in canto lirico e poi la specializzazione in discipline musicali ramo canto. Poi ho iniziato una collaborazione con il maestro Angelo Gallotta, organista. Oltre a cantare opere liriche mi diletto nella musica sacra antica, nel barocco, che ho approfondito con lo studio. Anche con il coro abbiamo fatto dei concerti di questo tipo di musica». 

 

– La tua famiglia è contenta di questo tuo impegno? Hai un fidanzato che ti supporta?

«Si ho un fidanzato che ho conosciuto al liceo musicale, Marco Taranto, trombonista. E' impegnato nel mio stesso settore, siamo entrambi artisti, qualche volta abbiamo anche lavorato insieme, quindi le tante problematiche interne legate a questo settore le può capire bene. Condividiamo l'amore per la musica e riusciamo ad essere sulla stessa lunghezza d'onda. La mia famiglia è sempre presente, mi appoggia, comprende le mie esigenze e mi apprezza molto. Sono i miei primi fan e di questo non posso che esser loro grata. Mi hanno lasciato fare ciò che amavo, lasciandomi libera di esprimere me stessa, credendo tanto in me e investendo su di me. Sono stata fortunata perchè tanta gente considera la musica solo un hobby e non uno sbocco lavorativo. Purtroppo è così dalle nostre parti, in altre nazioni d'Europa e del mondo c'è tutta un'altra mentalità».

 

– Quali sono le tue ambizioni, sogni?

«Quando ho iniziato il mio impegno nel Coro sognavo di debuttare nel ruolo di Carmen e questo si è realizzato. Ma far parte di questo coro mi fa già sentire molto realizzata. La carriera da solista è il sogno un po' di tutti ma sono orgogliosa del mio ruolo di artista del coro. Lavorare nel gruppo mi gratifica molto». 

 

– Quali sono i prossimi impegni del Coro?

«Andremo di nuovo in Cina per rappresentare tante opere: il Barbiere di Siviglia, Carmen, Don Giovanni, la Traviata, Un ballo in maschera».