
Per fortuna la campagna elettorale è alle ultime battute: non ne possiamo più di ascoltare le accuse, le invettive, le bugie, le scorrettezze che i candidati alla Presidenza (e i loro portaborse) si lanciano a vicenda, dimenticando che il fine ultimo è solo quello di governare (bene) la Sicilia per i prossimi cinque anni ed alleviare la povertà, la disoccupazione, la mancanza di infrastrutture e di programmazione, che agitano i pensieri dei siciliani.
I dieci candidati gelesi, invece, stanno svolgendo un lavoro “pulito”: niente polemiche, niente accuse reciproche, propaganda mirata e non urlata.
Tra qualche giorno speriamo di vedere qualcuno di loro spiccare il volo a Palermo per farsi portavoce dei problemi della città.
Non esistono più i comizi di una volta, con Piazza Umberto stracolma di fronte a qualificati oratori. Meno di duecento persone per Di Maio e Cancelleri, ancora meno per Bersani, mezza piazza per Musumeci. Segno che i messaggi in arrivo seguono altre vie, soprattutto mediatiche, ma segno anche della disaffezione verso la politica e i politicanti. Disaffezione che preannuncia un largo astensionismo dal voto.
In città, pur non avendo candidati, è passato anche Matteo Salvini, che su suggerimento dei leghisti nostrani Farruggia e Giudice ha dato risalto nazionale (in collegamento con Matrix) alla qualità dell’acqua che arriva nelle case di molti quartieri: acqua di color marrone, non utilizzabile per bere, cucinare o lavare indumenti. Ci voleva Salvini per porre l’accento su situazioni (acqua, rifiuti, verde pubblico, porto, eccetera) per le quali i cittadini gelesi, in gran parte rassegnati, dovrebbero protestare in massa?
Il fatto è che ci siamo ormai abituati a tutto, abbiamo perso anche la voglia di combattere, e questo sì è veramente grave, perché ci lascia nella condizione di popolo suddito e remissivo, di cui la politica di ogni colore può fare quel che vuole.
Ecco perché è necessario, il 5 novembre, andare a votare. Occorre non rinunciare ad esprimere la propria volontà, qualunque essa sia, per dimostrare ai mestieranti della politica che i cittadini sono attenti, li controllano, vogliono contare, non sono disposti a subire ulteriori angherie. Alzare la percentuale di votanti sarebbe un chiaro segnale di partecipazione, un campanello d’allarme per la casta (oltre che un buon aiuto per i candidati gelesi).
Sul tappeto, per i prossimi cinque anni, restano le distruzioni operate dal vari governi di Crocetta: danni che investono l’intera Sicilia in ogni settore, e che hanno portato la regione agli ultimi posti nelle graduatorie economiche e della qualità della vita.
L’autonomia siciliana, valore aggiunto della Regione, è stata poco e male utilizzata, le casse regionali non sono in grado di trasferire soldi ai Comuni, le province (che dovevano essere abolite) sono rimaste in sospeso dopo otto leggi regionali e non hanno soldi neanche per pagare gli stipendi, figuriamoci per la manutenzione di strade e scuole.
Un enorme lavoro attende il prossimo Parlamento regionale. Ma intanto, andiamo a votare! Altrimenti non abbiamo il diritto, poi, di lamentarci.
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