Elezioni Ars.3/Riflessioni sul voto e punti di partenza

“Riflessione” è il termine più usato in questi giorni, dopo il voto per le regionali siciliane.

Tutti riflettono, a destra, al centro, a sinistra, come in una casa degli specchi, quella che nei lunapark era sempre accanto al trenino fantasma.

Riflettono i centrosinistri-democratici, che per cinque anni hanno criticato Crocetta ma lo hanno insieme appoggiato per non perdere preziose e comode poltrone.

Ora, nel Parlamento regionale, saranno solo undici, a braccetto con i due “cardinalizi” di Sicilia futura. E’ evidente che i siciliani hanno capito da dove veniva lo sfascio. E ora riflettano per benino, da Raciti a Lupo, da Orlando a Cardinale, dagli alfaniani ai centristi di D’Alia. 

 

Riflettono anche i penta stellati, che hanno fatto man bassa di voti di protesta ma si sono dovuti arrendere all’inarrestabile avanzata di Musumeci, risultato ben più credibile del magazziniere nisseno, nonostante non tutta la sua compagnia fosse irreprensibile (o “presentabile” che dir si voglia).

 

Tra le formazioni gelesi e tra i candidati locali che si sono misurati, oltre alla “riflessione” va molto di moda il “punto di partenza”, che è sempre un bel modo di dire, soprattutto per chi non è arrivato al traguardo sperato. E infatti il risultato di Di Pietro è “il punto di partenza” per strutturare il Megafono sul territorio, quello di Caci è “il punto di partenza” per la nuova politica, il risultato negativo (nonostante l’incremento di voti) di Federico è “il punto di partenza” per la conquista del Comune, il risultato di Paolo Cafà è il “punto di partenza” per strutturare la nuova sinistra in città.

 

 Gli altri “riflettono”, soprattutto il Pd, che comunque riporta a Palermo l’uscente Arancio, pronto dall’opposizione a far sentire potente il suo grido in favore di Gela. E all’opposizione sarà anche il grillino Di Paola, mentre dalla (ex) provincia nissena la maggioranza regionale si potrà avvalere del neo deputato forzitaliota Mancuso, uno in grado di racimolare a Gela ben duemila voti, nonostante le sue origini di Milena (guarda caso, le stesse origini di Gioacchino Pellitteri, candidato sindaco nel 2015).  

 

Aspettando fiduciosi le mosse del neo Presidente Musumeci, l’attenzione della politica locale tornerà ad indirizzarsi alla mozione di sfiducia al sindaco Messinese, la cui poltrona fa gola a molti. Innanzitutto al Pd, con Lillo Speziale che non la disdegnerebbe e con Enzo Cirignotta che da diverso tempo studia da primo cittadino, ma anche con qualche possibile sorpresa. E poi al centrodestra, che deve trovare una nuova e consona collocazione a Pino Federico, e allora niente di meglio che la sindacatura (a meno che non voglia tentare il trasferimento a Roma).

 

E’ un gioco ad incastro, o se volete il vecchio gioco della sedia: qualcuno rimarrà in piedi e dovrà lasciare la poltrona. Il guaio è che nel frattempo rimangono in piedi anche i problemi della città, dalla povertà alla disoccupazione, dall’emigrazione alla criminalità, dal disastro del commercio all’abbandono dei campi, dal porto ancora tra le nuvole alla (ex) provincia nissena. Nell’attesa che, una volta per tutte, si cominci a lavorare seriamente. E’ questo il vero “punto di partenza”.