Elezioni regionali, un’eco sulle Politiche e le Amministrative

Se vogliamo riflettere sull’eco che queste elezioni regionali avranno in ambito nazionale, può dirsi, almeno in via approssimativa, che il centrodestra ha ritrovato, grazie alla sua compattezza e a seguito dell’esperienza fallimentare del governo che l’ha preceduto, la spinta propulsiva per replicare il successo alle Politiche di primavera.

Sappiamo già che Miccichè auspica per la coalizione un abbondante 40%.  Il centrodestra, certo, se la dovrà vedere con il M5S che ha trovato nel leader Di Maio un giovane indottrinato a dovere per affrontare, con la spregiudicatezza che gli è propria, la nuova era del potere, il nuovo linguaggio della politica, la nuova forma di società, il medioevo digitalizzato.

 

Sul piano locale questa tendenza favorirebbe un sindaco azzurro, almeno secondo i rumors lo sconfitto per eccellenza di queste regionali, ossia Pino Federico (foto), che sembra attestarsi tra i papabili. In fondo è stato il più votato in città con più di 3000 preferenze. 

 

Nella coalizione, però,  l’Udc vorrà, verosimilmente, far sentire il suo peso dopo l’apprezzabilissimo risultato di  Vincenzo Pepe e di tutto il partito a livello regionale. Non mancheranno di far sentire la loro voce, infine, i rappresentanti locali di #Diventerà bellissima, forti della vittoria di Nello Musumeci. 

 

Il centrosinistra è ormai un fantasma che si aggira nel desolato scenario istituzionale. Cancellare la parentesi crocettiana sarà per il pd locale un lavoro arduo. A ciò si aggiunga la caduta libera di Renzi che con la sua  tracotanza  ha rotto a Roma gli equilibri interni al partito; per di più la sua egolatria irrefrenabile lo ha fatto entrare in aperto dissidio col popolo italiano quando quest’ultimo ha fatto registrare una partecipazione di massa al referendum in difesa dell’assetto democratico sancito dalla Costituzione.

 

E così può dirsi pure per il jobs act o la riforma delle pensioni, tutti provvedimenti caratterizzati da analfabetismo sociale, in quanto totalmente scollati dai bisogni della gente.

 

Cosicché in prospettiva nazionale un’alleanza del Pd a trazione renziana coi fuoriusciti di Mdp e Si sembra allo stato lontana e forse anche inutile. In Sicilia le due forze riunite si aggirano al 20%, percentuale ben lontana da quella dei 5stelle e del centrodestra, primo partito sull’isola, in provincia e anche a Gela. Il Pd in città incassa il deputato Peppuccio Arancio ma perde in provincia circa il 5%.

 

La sinistra, in Sicilia come altrove, va ricostruita dalla base, raccogliendo un’identità perduta e recuperando il desolante scollamento tra rappresentanti e rappresentati. La deriva immorale della politica va combattuta formando gli individui al fine di renderli cittadini consapevolmente partecipi del loro destino. Solo dopo questo percorso di revisione interna la sinistra sarà in grado di proporre un candidato competitivo per la sindacatura di Gela.

 

D’altra parte è arrivato il momento di dire che la sinistra non può più trincerarsi dietro principi di supposta superiorità morale ed etica della sua classe dirigente: è sotto gli occhi di tutti come l’illegalità sia trasversale.  Se Cateno De Luca, neoeletto all’ars con l’Udc, è agli arresti domiciliari per frode fiscale, Edy Tamaio, eletto con 14.000 preferenze nelle liste di Sicilia Futura, è indagato per compravendita di voti. Il problema è di natura antropologica, più che di appartenenza partitica, e nessun sistema elettorale – che preveda o meno le preferenze – potrà salvarci dalla nostra colpevole indolenza e connivenza, almeno fintantoché non avremo acquisito nuovi valori.