Politicamente scorretto/ Collegi, "esperti" e scherzetti

Si fa presto a dire “esperti”: al giorno d’oggi “esperto” è una qualifica che si può attribuire con molta facilità, anzi una qualifica che di solito l’”esperto” di turno si attribuisce da sé.

Talvolta potremmo chiamarli “cervelli in fuga” (no, non perché sono emigrati all’estero, ma proprio perché i loro cervelli hanno abbandonato mestamente la loro scatola cranica), o “cervelli annebbiati” (specialmente nella pianura padana) o magari “cervelli addormentati” (in attesa che qualcuno provveda a risvegliarli).

 

Comunque sia, dopo l’approvazione del cosiddetto “Rosatellum”, la scellerata legge elettorale con la quale saremo chiamati al voto tra qualche mese, presso il ministero degli Affari Interni si è insediata una commissione di dieci presunti “esperti” (di che cosa? Boh!)”di alto profilo scientifico” per procedere a determinare i nuovi collegi elettorali.

La Commissione, presieduta dal presidente dell’Istat, era composta da un pugno di docenti universitari, sia ordinari che associati, di Geografia, Scienza della Politica, Statistica e Demografia. Me’ cojo’… ! – direbbero a Roma. Anche perché gli “esperti”, nominati con decreto di Gentiloni del 15 novembre, hanno presentato la proposta il 21, ossia in sei giorni hanno stabilito i destini elettorali di sessanta milioni di italiani: che velocità, gente. E quindi, ancora una volta, mè cojo..!

 

Però, tranquilli. E’ solo una proposta. Perché il sì definitivo dovranno darlo le commissioni Affari istituzionali di Camera e Senato, che già sono al lavoro e possono, anch’esse, vantare fior di “esperti”, altro che!

 

Le sciocchezze della bozza sono tante. Ne farei l’elenco se scrivessi per il Corriere della Sera, e l’articolo occuperebbe un paio di pagine. Ma poiché ci occupiamo di Gela, esaminiamo soltanto lo scherzetto (ma Halloween non è già passato?) che gli “esperti” hanno fatto ai gelesi, probabilmente in maniera voluta e consapevole. 

 

Il motto degli antichi romani “divide et impera” è quanto mai valido ai nostri giorni. Mentre Gela, Niscemi e Piazza Armerina sono ancora in attesa del riconoscimento, da parte della Regione, del loro diritto al passaggio alla Città Metropolitana di Catania, nei collegi vengono smembrate. Nel collegio uninominale della Camera ci viene “scippata” Niscemi, così come nel collegio uninominale per il Senato. Niscemi, elettoralmente, passa con la Sicilia orientale, Gela rimane con Caltanissetta e in Sicilia occidentale.

 

Nel collegio plurinominale proporzionale della Camera, Gela è aggregata ad Agrigento e Sciacca (veramente una bella idea!), mentre nel plurinominale del Senato splende il vero colpo di genio degli “esperti”, che hanno pensato bene (non si capisce perché, ma gli esperti sono loro) di istituire un collegio che unisca tutti i mari da cui è bagnata la Sicilia.

 

Quindi un collegio che comprende Gela (con il nisseno e l’ennese), Agrigento (con Sciacca, Castelvetrano e fino a Mazara del Vallo) e Messina (con Barcellona). Il collegio dei tre mari (Tirreno, Jonio e Canale di Sicilia).

 

Non credo che occorra essere cattedratici per capire che soprattutto quest’ultimo collegio non ha alcun senso, prevedendo territori che in comune non hanno proprio nulla. Sciacca e Barcellona insieme? Gela e Messina insieme? Nicosia e Siculiana insieme? Butera e Mazara del Vallo insieme? L’omogeneità va a quel paese, ma probabilmente sono io a non capire, perché di fronte a cotanti docenti universitari “esperti” possiamo solo scappellarci.

 

Posso affermare senza paura di smentite che gli “esperti” hanno clamorosamente fallito. Ora attendiamo le rettifiche eventuali delle commissioni parlamentari, ma se tutto resterà com’è sarà stato fatto un altro passo per invogliare i cittadini a rifiutare la politica e a non recarsi alle urne. O forse volevano proprio questo?