L’Amministrazione comunale di Niscemi, congiuntamente all’associazione Fai Antiracket, ha ricordato il 12 dicembre scorso,
in occasione del sesto anniversario della scomparsa la “madre coraggio” Ninetta Burgio, con una cerimonia, la deposizione di fuori al cimitero e con un momento di preghiera a cura del parroco don Giuseppe Cafà.
Presenti il sindaco Massimiliano Conti, il vicesindaco Pietro Stimolo, gli assessori Adelaide Conti, Alessandro Mongelli, il commissario Filippo Gentile della polizia municipale, Felice Puzzo, dirigente del Commissariato di polizia ed i rappresentanti delle associazioni Fai-Antiracket, bersaglieri, rangers, polizia penitenziaria (Anppe) e dei Fratres.
Ma chi era Ninetta Burgio? Una insegnante che non si è mai arresa alla morte del figlio Pierantonio Sandri, scomparso all’età di 19 anni vittima di “lupara bianca”, per aver assistito all'incendio di un'auto, il 3 settembre del 1995. Dopo 14 anni è riuscita a squarciare il muro di omertà che a lungo ha impedito di fare chiarezza sul caso. I resti del giovane sono stati rinvenuti il 22 settembre del 2009, su indicazione di un collaboratore di giustizia, sepolti in un’area della Riserva naturale di contrada Vituso.
Ninetta Burgio, morta all’età di 77 anni il 12 dicembre 2011, ha incontrato tantissimi alunni delle scuole per parlare loro di legalità e giustizia e del muro dell’omertà che era riuscita ad abbattere. E ha perdonato gli assassini del figlio.
«Una donna minuta nel corpo Ninetta Burgio – ha detto il vice sindaco Pietro Stimolo – ma forte come una roccia e nell’agire e che per oltre un decennio, ha portato alto il valore della legalità con l’incessante ricerca della verità sulla tragica scomparsa del figlio».
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