Con questo servizio torna a collaborare con il nostro giornale Filippa Antinoro, direttore del quotidiano online di Gela Accentonews, che continua a dirigere.
Nel bel mezzo della settimana dei saldi iniziati sabato 6 gennaio anche a Gela, e considerati un’altra possibile boccata di ossigeno, dopo lo shopping natalizio per i negozianti. Negli ultimi anni, la crisi economica, che ha investito la città di Gela e coincidente con la chiusura dello stabilimento Eni e il fenomeno migratorio, hanno ridotto notevolmente gli acquisti. Ma vi è un cauto ottimismo delle aspettative sull'andamento degli sconti di fine stagione invernale 2018, in città, da parte di Francesco Trainito, presidente della Confcommercio di Gela. La previsione di spesa a famiglia sarà di 330 per i saldi in corso.
«Vi è una previsione positiva – ha detto Trainito – specie per l’abbigliamento. Le famiglie, anche quelle appartenenti alla fascia medio-borghese aspettano i saldi. Anche nel Natale appena trascorso l’abbigliamento ha surclassato l’elettronica».
Ma i commercianti non ne sono così convinti. Il 90% degli intervistati, secondo i dati forniti da Rocco Pardo, presidente della Confesercenti, ha dato un parere negativo rispetto all’aumento delle vendite per i saldi di inverno2018.
Sicuramente i saldi non sono attesi come una volta dagli amanti dello shopping. Il Black Friday del mese di novembre frena notevolmente le vendite dei saldi, anche se secondo Confesercenti l’80% dei commercianti gelesi intervistati ritiene che il Black Friday non sia unico elemento a frenare le spese per i saldi. E poi anche per Natale in tanti hanno scontato i loro prodotti.
«Purtroppo pur di vendere – ha detto Giuseppe, negozio Di Varese, sito corso Vittorio Emanuele – applichiamo sempre gli sconti, anche perché abbiamo un grosso concorrente che è Internet, dove spesso anche i nostri fornitori offrono gli stessi articoli a prezzi più bassi».
È bastato fare un giro sul corso nel primo giorno di sconti per constatare come vi fosse solo un tiepido aumento di gente durante il pomeriggio, mentre di mattina il solito via vai di automobili. A Caposoprano, nel pomeriggio dell’Epifania la maggior parte dei negozi ha chiuso. Un po’ più di confusione in via Venezia, nuovo centro commerciale all’aperto, dove da alcuni anni sono nati dei monomarchi low-cost. La città di Gela è ormai distante dagli anni in cui la gente spendeva e i negozi proliferavano. Anche nel Natale appena trascorso le vendite sono state al di sotto delle aspettative.
«Tinte cupe – ha detto Pardo – sono risultate dai sondaggi effettuati a Gela, dove il 60% dei negozianti ha registrato un andamento negativo».
Così anche il coro unanime dei commercianti intervistati.
«Le vendite nel Natale appena trascorso, sono state inferiori all’anno scorso. La gente entra, prova ma non compra, e poi magari acquista da Internet. On line si trova di tutto e puoi acquistare quello che desideri stando comodamente a casa, e in qualsiasi ora del giorno e della notte». A parlare è Gaetano Pardo, proprietario di uno dei negozi che ha fatto la storia dell’abbigliamento lussuoso di Gela.
Non è cambiata solo Gela, ma è cambiato il modo di vivere, il rapporto con il denaro.
«Abbiamo constatato – ha detto Angelo Sciascia di Karisma, profumeria di Caposoprano – una diminuzione delle vendite rispetto al Natale 2016. La gente ha paura a spendere, anche se ne ha la possibilità. E poi ormai si hanno altre esigenze, come i viaggi. Per quanto riguarda i regali, tanti comprano per sè stessi; per gli altri si mira al risparmio massimo. Inoltre, i centri commerciali ci stanno divorando. La domenica non si va più a fare la gita in campagna con la famiglia, ma a passeggiare al centro commerciale, mentre noi in città siamo chiusi».
Ciò che non conosce crisi è l’elettronica. Per un telefonino di ultima generazione si è disposti anche a ricorrere a finanziamenti. «La vendita di smartphone – ha detto Jenny, del negozio di telefonia mobile Tre di Corso Salvatore Aldisio – è stata in crescita nel periodo natalizio. Vi sono stati sia acquisti per sè stessi, ma anche per regali».
Certo, il Natale poteva essere una grande occasione per i negozianti. Solitamente le vie dei negozi si riempiono di gente che passeggia e che ammira le vetrine, da cui poi nasce l’attrattiva per l’ acquisto. Ma i gelesi preferiscono farsi chilometri e chilometri.
«Se non fosse stata per l’animazione pagata da noi commercianti di Caposoprano – ha detto Sciascia, di Karisma – sarebbe stato un cimitero il periodo natalizio eppure, avendo i negozi più grandi in questa zona, paghiamo pìu di chi ha un piccolo negozio in centro storico, dove si sono concentrate le manifestazioni».
«L’unica novità di quest’anno – ha sottolineato Anna di Fruscio, a Caposoprano – sono stati i vasi con le stelle di natale e le luci, fino all’anno scorso inesistenti».
«Il centro storico non è valorizzato, e non è più stimolante passeggiare in corso Vittorio Emanuele. Per Natale – ha anche detto Gaetano Pardo – abbiamo pagato noi di Gela C’Entro l’animazione».
Quanto incidono le manifestazioni organizzate dai comuni nel periodo natalizio, rispetto alla propensione alla spesa? Secondo i dati forniteci dalla Confesercenti, il 70% dei commercianti intervistati dalla sua organzzazione ha risposto «abbastanza», il 30% «per niente».
A Gela manca il turismo. Eppure in città c'è chi punta su prodotti tipici del luogo.
«La mia è una attività – ha detto Gabriele, di Profumi di Sicilia, sito in corso Salvatore Aldisio – rivolta anche ai turisti, nel periodo di natale ho venduto a gelesi che vivono fuori, che hanno trascorso a Gela le loro vacanze. Di turisti non se ne sono visti». Ha detto Gabriele di Profumi di Sicilia sito in corso Salvatore Aldisio.
Quella dell'isola pedonale in corso Vittorio Emanuele è stata una questione che ha trovato spesso i commercianti del centro storico in disaccordo tra di loro.
«Prima di parlare di isola pedonale – ha detto Ivana Donegani, titolare di Alcott e Benetton di corso Vittorio Emanuele e di Piazza Italia in via Venezia – bisogna creare le strutture per rendere il corso più fruibile e attraente. In via Venezia l'affluenza è costante, mentre in centro storico, dopo l'attivazione della Ztl, diminuiscono gli ingressi nei nostri due negozi. In pochi sono disposti a farsi le salite dal parcheggio Arena per un corso che non offre nulla, nemmeno i giochi per i bambini».
Parcheggi, attrazioni, crisi, fuga, Internet, Ztl. Le motivazioni sono tante. Ma ogni vetrina che si spegne è segno di una città che non ha saputo reinventarsi, grazie anche ad una politica stagnante.
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