Speziale: «Manca una visione futura della città, un’ipotesi di coalizione»

Speziale: «Manca una visione futura della città, un’ipotesi di coalizione»

Non rilasciava interviste da più di otto anni e mezzo, cioè dalla sconfitta al ballottaggio in occasione delle elezioni amministrative del 2010.

Dopo questa lunga parentesi, è tornato a parlare Lillo Speziale, (nella foto) personaggio politico di spicco del centrosinistra locale e regionale sin dai tempi dell'allora Pci, che non ha mai abbandonato nei passaggi al Pds, poi Ds ed infine Pd. Più volte deputato all'Assemblea regionale siciliana, ha ricoperto ruoli di prestigio come la vicepresidenza del parlamento regionale e la presidenza della Commissione regionale antimafia.
Torna a parlare di politica, Lillo Speziale, di elezioni e di una città attanagliata da una profonda crisi: «ciò che ho notato ad oggi – esordisce, tradendo un pizzico d'amarezza – è che nessuno sembra disposto ad interrogarsi sulla profondità della crisi sfociata con la chiusura dello stabilimento, cioè di una realtà produttiva ed occupazionale che aveva comunque definito un'identità, non solo economica, della città. Ognuno sembra volersi interrogare solo sul proprio destino, quello di candidato a sindaco o a consigliere comunale, ma non sulle sorti della città. Manca una visione futura della città, una visione d'insieme in un'ipotesi di grande coalizione».


Ma grande coalizione potrebbe alludere a grande ammucchiata: «no, comprendere il dramma della crisi che avvolge Gela – continua il più volte parlamentare regionale - significa realizzare che c'è da ricostruire un sistema di valori e, quindi, la necessità di una coalizione che rifugga dallo schema destra, sinistra e centro, ma che faccia perno sulla differenza tra chi ama la città e chi no, ridando un nuovo profilo identitario a Gela, nonché ad una comunità con tutta evidenza smarrita, al fine di uscire dalla crisi anche se in tempi non brevi e ragionevolmente medi».

Riepilogando, allora, un'ampia alleanza che rifiuta lo schema tripolare recente (centrosinistra, centrodestra e M5S) e che, trasversalmente, mette insieme le migliori forze e risorse cittadine, nel decidere il destino di Gela, senza farlo invece decidere ad altri: «Proprio così – rimarca il già vicepresidente all'Ars – nessuno s'illuda. E' Gela che deve decidere le proprie sorti, il proprio destino, in un momento così delicato della sua storia. Vorrei far notare una cosa – ci ricorda Speziale – e cioè che nel 2010, non sono stato eletto sindaco di Gela e da allora ad oggi, non ho più concesso interviste. Non sono andato a cercare altri cavalli, non ho rincorso altri partiti, per continuare ad avere una poltrona.

Ed in un momento così delicato di crisi della città, la vera domanda che vorrei ci ponessimo è se esiste, oltre alle forze in campo che peraltro conosciamo già, una fetta di questa città rimasta finora alla finestra ma che è un piccolo mondo di gente che vive la città, che la respira, che fatica nel lavoro come nello studio, per non abbandonare questa città, che continua a crescerci i propri figli e che, per quanto detto, non può non avere a cura il futuro di questa città: ebbene, vogliamo dargli fiducia? Non è giunta l'ora di mobilitare questa gente e chiedergli un contributo, non solo in termini di candidatura ma anche di impegno politico, per ricostruire la cornice valoriale di questa città? Con tutta franchezza, dall'esterno dell'agone politico in cui mi ritrovo, questa domanda l'ho letta solo da esponenti del Pd, mentre gli altri sono impegnati in viaggi della speranza a Caltanissetta, Palermo e Roma. Uno schema vecchio, alla ricerca di accreditamenti, senza invece interrogarsi sul destino della città».

Ma non è che poi alla fine, tra veti e controveti, difficoltà e quant'altro, tornano a chiedere, sempre che non l'abbiano già fatto, proprio a Lillo Speziale di tornare in campo e candidarsi a sindaco? «Io penso che – insiste il già presidente della commissione regionale antimafia – prima di discutere di candidature a sindaco, la via maestra rimanga quella di coinvolgere questo piccolo cosmo di gente che fatica e porta la carretta in questa città, al fine di impegnarlo sul piano politico. Parlo della parte più viva, più vera ed autentica della città, rimasta disillusa ed incredula rispetto ai vecchi giochetti della politica. Dopodiché, trovare la candidatura ed il profilo più adatto diventa un compito più agevole. Per quanto mi riguarda, se mi viene richiesto un contributo posso darlo, non lo rifiuto, ma sempre dentro questo schema, nel tentativo di coinvolgere forze fresche che contribuiscano a ricostruire il tessuto di questa città.

Per il resto, sul punto sono stato sempre lineare in questi anni. Ho provato a fare il Sindaco nel 2010 e poi mi sono messo da parte, anche se la politica per me rimane la più grande passione e continuo ad osservare attentamente le dinamiche locali, regionali, nazionali ed internazionali. Sono consapevole degli errori che la mia parte politica ha compiuto, ma proprio quella parte politica che mi è appartenuta, che ha avuto anche funzioni e responsabilità di governo, oggi non c'è più. Il 3 marzo si vota un nuovo Pd e da elettore dem mi recherò presso il seggio optando per Zingaretti, candidato di rottura rispetto al passato. Un nuovo Pd è ciò di cui ha bisogno la nostra democrazia – incalza Speziale – i sondaggi ci danno già al 20%, per la prima volta in risalita rispetto alle politiche e la differenza con i grillini si è ridotta a pochi punti percentuali, non è escluso che alle Europee ci sia il sorpasso».

Gli anni passano ma non gli si può negare che l'ottimismo rimanga quello di un giovanotto. Eppure in giro si dice che un centrodestra unito vinca a mani basse e che in quel caso, solo i grillini possono sperare in un ballottaggio. Insomma un Pd battuto in partenza, in difficoltà, come confermerebbero, secondo i più maliziosi, alcuni movimenti: vedi quelli di gente fino a ieri vicino a Crocetta che incontrano candidati come Greco la cui storia personale non può essere certamente ascritta a quella del centrosinistra; senza dimenticare che l'ultimo sindaco del Pd, ha lasciato il partito ed è approdato a quella parte dei centristi che ha sempre guardato e dialogato a destra, piuttosto che a sinistra. Il Pd a Gela sta colando a picco? «Sono solo sciocchezze – sbotta sarcasticamente Speziale – banali considerazioni.

Nel prendere atto delle scelte altrui, continuo ad asserire che la strategia più giusta e più valida sia quella che sta provando a mettere in campo il Pd, con una coalizione trasversale agli schieramenti e che coinvolga nuovi contributi e forze nuove al progetto di rinascita cittadino. Non è supponenza, ma se c'è un partito, movimento o gruppo politico, che già domani stesso può presentare alla città almeno una decina di personalità degne di essere investite di una candidatura a sindaco, quello è solo il Pd.

Ma l'umiltà nel saper riconoscere gli errori del passato è stata quella di fare il passo indietro per favorire l'ingresso di nuove energie valide ed utili alla causa. Alle comunali del 1994 – rammenta Speziale -, venivamo dalla discesa in campo di Berlusconi ed un centrodestra che alle politiche di marzo a Gela ottenne un successo con percentuali bulgare. Due mesi dopo alle amministrative ribaltammo il risultato, perché individuammo una strategia che stimolò parte della città che non era stata mai intercettata ed accompagnata all'impegno politico, allestendo una squadra di personalità che provenivano da quella realtà sommersa di cittadini innamorati di Gela, in grado poi di sovvertire il pronostico.

Bisogna fare un'operazione analoga, ossia quella di non anteporre e non imporre lo schema politico alla società, di non mettere un coperchio sulle energie ancor oggi nascoste della comunità, ma al contrario stimolarle e farle emergere. Resta beninteso, che se tale ipotesi non dovesse concretizzarsi, il Pd farà ovviamente le sue scelte, comunque competitive sotto tutti i fronti, anche perché, come riconoscono i diversi interlocutori, per come si sta configurando, quella del Pd sarà in assoluto la lista più forte di tutte».