Il nuovo «parco marino» dell’Eni

Il nuovo «parco marino» dell’Eni

Proprio non riesco a capire questi magistrati della Procura della Repubblica di Gela.

In pochi (solo qualche giorno fa sono arrivati i rinforzi), oberati di lavoro, affaccendati tra spaccio di droga, furti in appartamenti, sparatorie varie dei nuovi imbecilli della microcriminalità che si credono boss, perdono tempo a chiedere il rinvio a giudizio di cinque dirigenti della Raffineria, di sicuro persone rispettabili e timorate di Dio, sol perché la Guardia Costiera,  dopo una serie di immersioni subacquee, ha rinvenuto “strani” materiali sui fondali del Porto isola.

Intanto occorrerebbe che la Guardia Costiera, durante le immersioni, si facesse accompagnare da un archeologo subacqueo, così, giusto per non prendere abbagli. Non è che per caso è stata scoperta una nuova nave greca di tipo sconosciuto? Ma se così non fosse, ossia se il materiale trovato è composto da pezzi di condotte, tubazioni e fusti metallici, che c’entra l’inquinamento ambientale? Al massimo saranno materiali lasciati lì appositamente per ricreare un ambiente marino ideale per favorire la colonizzazione di pesci e molluschi: in pratica, un parco marino sui generis.

E poi, diciamocelo chiaro: chi mai potrebbe pensare che l’Eni e le sue consociate, in sessant’anni di attività, abbiano generato inquinamento? Mica viviamo tra le nuvole! Anche quei quattro azzeccagarbugli che hanno lamentato la “fuliggine” chimica sui terreni coltivati non hanno capito che si trattava solo di una sperimentazione di nuovi concimi per favorire l’agricoltura, non certo per inquinare. E non ne hanno saputo approfittare.

Lo stesso dicasi per il gran casino fatto per l’alta incidenza tumorale. Che c’entra l’Eni? La causa sta nell’antica abitudine gelese di mangiare quasi ogni giorno la carne “arrustuta”, cotta alla griglia, che (ormai è risaputo) è altamente cancerogena. Le malformazioni neonatali? E’ sicuramente un problema di Dna, non certo di prodotti chimici.

Del resto, come potremmo prendercela con l’Eni, che per salvaguardare la nostra sicurezza sanitaria ha deciso di chiudere tutti gli impianti e sta spendendo una barca di denaro per realizzare nuovi impianti “green”, a basso impatto ambientale?

Certo, nei nuovi impianti lavoreranno un pugno di operai, ma anche questo è un regalo dell’Eni alla città: gli operai senza più lavoro in città hanno trovato e troveranno sistemazione in altri siti italiani ed esteri, visiteranno nuovi posti e nuovi Paesi, amplieranno le proprie conoscenze, in pratica faranno una bella e lunga vacanza grazie all’Eni, che favorisce così la crescita culturale della popolazione.

Ecco, dopo questo idilliaco quadretto sui benefici che l’Eni ci ha dato e ancora ci dà, arrivano i magistrati della Procura e chiedono rinvii a giudizio per il “parco marino”. Che invece andrebbe utilizzato come veicolo del turismo gelese: parco marino e campo nudista. Che spasso!