Il Consiglio congela la sfiducia e la Lega pensa già di ritirare le firme

Il Consiglio congela la sfiducia e la Lega pensa già di ritirare le firme

Ci risiamo, alla fine la montagna ha partorito il topolino.

Quello che con la mozione di sfiducia doveva essere il giorno del giudizio, in un senso o nell'altro, si è tradotto nel giorno del "congelamento della sfiducia" fino al 12 giugno prossimo, il giorno prima della scadenza della proroga concessa dalla Corte dei conti. 

Alle 17:05 di martedì 2 maggio il presidente del consiglio, Toto Sammito (Uag), ha aperto la seduta. La segretaria generale, dott.ssa Carolina Ferro, ha fatto la conta dei presenti: 21 su 24. Immediatamente dopo si è unito ai colleghi Davide Sincero (Ubi). Più tardi ancora è arrivato anche Carlo Romano (Fi). Unico assente, Giuseppe Caruso, che non ha mai partecipato ad una seduta del civico consesso dal giorno del suo giuramento.

A leggere la mozione di sfiducia in aula ci ha pensato Vincenzo Casciana (FdI). Subito dopo la consigliere dell’intergruppo Unità progressista, Alessandra Ascia, ha preso la parola ed ha invitato Vincenzo Cascino (Dc) a leggere l’addendum che aveva integrato alla mozione nell’apporre la decima firma.

L’esponente cuffariano, a margine delle motivazioni che lo hanno indotto a sottoscrivere la mozione, ne ha approfittato per aprire uno spiraglio all’amministrazione in ragione della proroga concessa dalla Corte dei conti. Tra i “pro Greco”, Luigi Di Dio (indipendente) ha preso la palla in balzo per sollecitare il consiglio comunale a votare la richiesta di “rinvio” al 12 giugno, ore 18:30, ottenendo il lascia passare delle segretaria Ferro.

Immediata l’alzata di scudi del centrodestra. Pierpaolo Grisanti (FdI) ha posto l’accento sulla compressione del dibattito ed il congelamento della discussione sulla mozione, mentre Rosario Trainito (Fi) è intervenuto per dirottare il dibattito sulle motivazioni politiche e non sulla crisi finanziaria utilizzata come scusa per il rinvio.

A ruota Gabriele Pellegrino (Dc) ha ricordato che la mozione recita le mancanze ed i fallimenti del governo cittadino sin dal 2019. Totò Scerra (FdI) è poi tornato a contestare la richiesta del rinvio sul piano procedurale incalzando la segretaria Ferro che h confermato invece il suo benestare sulla regolarità della procedura. Sul rinvio si è espresso con un secco no, anche Giuseppe Spata (Lega). 

Intanto, nelle fila dell’opposizione, un altro dei dieci firmatari, Gaetano Orlando (Pd) apre al rinvio, preannunciando la sua astensione. Anche Virginia Farruggia (M5s) è per l’astensione in virtù della proroga della Corte dei conti e perché tra i firmatari del centrodestra il blocco mostra qualche defezione ed incertezza. Idem Alessandra Ascia (Rinnova) che punta l’indice sulla crisi finanziaria e su alcuni ripensamenti tra i firmatari, preannunciando che opterà per l’astensione. 

La seduta prosegue con il capogruppo meloniano Vincenzo Casciana che attacca l’amministrazione ed accusa la Ascia di fare da stampella a Greco, ricordandole che con il Pd ha sostenuto questo sindaco. Piccata la replica della rappresentante progressista che riprende la parola per fatto personale.

Il capogruppo di Una buon idea Davide Sincero, si chiede come fa Casciana a non ricordarsi del numero degli assessori che sono cambiati, visto che ne ha indicati ben due, senza considerare la sua mobilità fra un gruppo ed un altro in consiglio, anticipando che i due consiglieri “civici” voteranno favorevolmente alla richiesta di rinvio. Favorevole al rinvio di una sfiducia “di palazzo” è il capogruppo di Un’altra Gela, Giuseppe Morselli. 

Chiuse le dichiarazioni di voto, la proposta di rinvio viene approvata con 11 voti favorevoli, 4 astenuti e 8 contrari, con il consigliere Scerra che contesta il voto su un duplice piano: la maggiorana richiesta ed il computo degli astenuti. Per Scerra il rinvio di una mozione di sfiducia non può essere liquidata con la maggiorana relativa dei presenti come una qualsiasi mozione ordinaria.

Inoltre nello stesso calcolo della maggioranza dei presenti, gli astenuti non sono stati computati (come prevede in realtà il regolamento), ma lo Statuto (che prevale sul regolamento) li considera votanti per cui la soglia della maggiorana relativa dev’essere comunque di 12 voti favorevoli e non 11.

La segretaria Ferro, nella qualità di notaio della seduta, conferma la regola generale che fa propria, secondo cui gli astenuti sono presenti (ai fini del numero legale) ma non votanti. Il presidente Sammito a quel punto scioglie la seduta, con rinvio al 12 giugno. All’indomani, i consiglieri della Lega, Giuseppe Spata ed Emanuele Alabiso, minacciano già di voler ritirare le due firme, se qualcuno (la Dc) non farà chiarezza al suo interno. 

Il vero motivo del rinvio? La ragione è semplice: non si vuole sfiduciare un sindaco che al contempo (ad un anno dalle elezioni), non si ha il coraggio di salvare pubblicamente. La stragrande maggioranza dei consiglieri non sosterranno un eventuale Greco bis. Anche all’interno dell’attuale fronda pro Greco, se vogliamo dirla tutta.

Il rinvio per rispetto della Corte dei conti, o per salvare la città dal Commissario e dal disseto, nascondono altro. Ciò che interessa, fino a scadenza mandato, è tenerlo in carica, per fare gli ultimi 6 mesi di una campagna elettorale che non saprebbero fare al di fuori del consiglio comunale e con un burocrate (Commissario) al timone dell’ente comunale. E’ questo lo spauracchio, altro che il dissesto.