Alzare la... Cifra: un laboratorio di idee e proposte per Gela

Alzare la... Cifra: un laboratorio di idee e proposte per Gela

La presentazione del saggio di Pietro Massimo Busetta, il Coccodrillo si è affogato, Mezzogiorno: cronache di un fallimento annunciato e di una possibile rinascita, ha rappresentato un ulteriore momento di riflessione e confronto, offerto alla città dall’associazione Cifra (cultura, istruzione, formazione, ricerca, autonomia), su tematiche vissute quotidianamente dai cittadini meridionali, siciliani, gelesi.

Per questo dopo i ringraziamenti agli ospiti della serata, con Busetta ha dialogato l’economista Maurizio Caserta, le mie considerazioni sono state dirette alla necessità di creare uno spazio ideale e fisico dove, senza alibi, si facciano proposte operative (da realizzare e non solo annunciare) affinché Gela non precipiti in una pericolosa regressione socio-economica, già in atto.

L’incontro di giorno 16 si è svolto al Tropico Med davanti al luogo simbolo di Gela, la spiaggia evocata da Quasimodo che resiste, ampia e bella, all’inarrestabile degrado della città. Davanti a un pubblico interessato e attento, Pietro Busetta, sollecitato da Caserta, ha tracciato la mappa delle riflessioni offerte dal suo libro: sfatando falsi “miti”, sul meridione aiutato ma sprecone; sull’Italia più potente e ricca senza il Sud.

In realtà, sostiene il professore, il rapporto delle risorse destinate al mezzogiorno e quelle che la Germania ha utilizzato per “rifondare” la sua parte orientale è di uno a venti. Ad esempio, considerati i dati attuali, per portare il livello occupazionale del mezzogiorno a livello di una Regione come l’Emilia Romagna, che mostrano un differenziale percentuale di quasi 18 punti, nel prossimo decennio sarebbe necessario avere un saldo netto di 3 milioni di occupati. Un modo per fermare la forte e inarrestabile emorragia, soprattutto, di giovani che come dice Busetta: «incontriamo più negli aeroporti che nei luoghi di lavoro». Un capitale umano per cui si spende una “barca” di soldi, i costi per la formazione fino all’Università, il cui investimento finisce per essere a beneficio di altre Regioni italiane o di Nazioni estere. Mobilità? No, spesso necessità di partire per non restare con la pergamena in mano.

Dopo l’analisi, Pietro Busetta suggerisce delle strade da intraprendere per realizzare l’agognato sviluppo del mezzogiorno: la costituzione di un’agenzia di attrazione di capitali, la sostituzione dei fondi comunitari con fondi ordinari; puntare su settori meno maturi, tra questi l’agroalimentare, il turismo, i distretti dei bei culturali e gastronomici; alcune proposte innovative, come l’istituzione di un distretto sanitario e di un polo di formazione d’eccellenza per il Nord – Africa. Tutto ciò necessità di condizioni di partenza che ancora non ci sono: adeguata rete infrastrutturale; meno pressioni criminali, che ancora ci sono; fiscalità di vantaggio e più conveniente costo del lavoro per le imprese; burocrazia più efficiente. Rompere il perverso rapporto tra la classe dirigente locale e l’elite nazionale, solo così il Sud si può salvare.