Comitato SOS ospedale vuole tavolo tecnico

Comitato SOS ospedale vuole tavolo tecnico

Un tavolo permanente in cui «comprendiamo che la lotta al Covid sia la priorità ma anche che a Gela, come altrove, non ci si ammala e si muore solo di Covid».

E’ necessario, pertanto, «tornare a parlare di sanità gelese a 360 gradi, della sua condizione attuale, di come migliorarla con effetto immediato, valutando una eventuale audizione in commissione sanità presso l'Ars». E’ quanto affermano i tre coordinatori, Luciana Carfì, Franco Tilaro e Filippo Franzone, del comitato “Sos Vittorio Emanuele”. Dai tre viene valutata come proficua, secondo quanto si legge nel comunicato inviato ai media, la riunione tenutasi in videoconferenza venerdì scorso, avviata dalla stanza del sindaco, Lucio Greco, su espressa richiesta del comitato stesso, il quale «ha ha chiesto nell'istanza avanzata al primo cittadino che fossero presenti all'incontro non solo l'intera direzione strategica dell'Asp, capeggiata dal manager Alessandro Caltagirone, ma anche l'intera deputazione del territorio, il presidente del consiglio comunale Totò Sammito, nonché il presidente della commissione sanità in seno al civico consesso gelese, Rosario Trainito». 

L'Asp – evidentemente per farsi rappresentare al meglio nella sua immagine – ha invece ritenuto di estendere l'invito anche a diversi primari del nosocomio gelese che sono intervenuti nel dibattito. Se poi, il tentativo – aggiunge chi scrive – era quello di mettere contro, professionisti rispettati che operano a Gela con grande sacrificio ed in precarie condizioni a capo di reparti con scarse risorse da un lato ed i loro concittadini riuniti in un comitato che rivendica bisogni e diritti in campo sanitario, tale tentativo è caduto nel vuoto. Stesso dicasi per i tanti presenti come alcuni componenti della commissione consiliare alla sanità, Sandra Bennici e Carlo Romano, nonché l'assessore comunale al ramo, Nadia Gnoffo, con i rispettivi contributi al dibattito. 

«Non hanno fatto mancare la loro presenza – prosegue la nota diffusa dal comitato – e sono intervenuti la deputata nazionale di Forza Italia, Giusi Bartolozzi, il senatore del M5S, Pietro Lorefice, il deputato regionale del Pd, Giuseppe Arancio, i deputati regionali del M5S, Ketty Damante e Nuccio Di Paola, infine il deputato nazionale del M5S, Dedalo Pignatone. A fronte delle dichiarazioni e degli impegni che si sono assunti, il comitato si è detto pienamente disponibile ad un rapporto di confronto e di collaborazione, come dalla stessa deputazione auspicato. Invitato e puntualmente presente anche il presidente di Rage, Francesco Franchi, il quale ha nuovamente precisato che la progettazione esecutiva dei posti e relative attrezzature di terapia intensiva promesse per l'ospedale gelese già marzo 2020, è stata completata. Si attendono ora solo le autorizzazioni dell'Asp nissena e del comune di Gela per l'inizio dei lavori. Intanto l'urgenza è rappresentata dai Covid hotel».

Il Sindaco ha lanciato l'idea di un tavolo permanente che il comitato ha ritenuto condivisibile «come strumento di monitoraggio continuo ed efficace per affrontare e apportare le più opportune e adeguate soluzioni alle nostre rivendicazioni». Ma quali sono queste rivendicazioni? «Mentre scatta l'allarme – scrivono i tre coordinatori - per la saturazione dei posto letto legata all'emergenza covid, a cui si ovvierà a questo punto trasferendo pazienti gelesi in altri nosocomi, facciamo rilevare che siamo la realtà ospedaliera in Sicilia col più alto numero di posti letto, oltre 80, non attivati benché approvati dalla programmazione sanitaria regionale con tanto di decreto assessoriale.

Una carenza non legata all'emergenza di quest'ultimo anno, ma legata ad una latitanza nella gestione dell'Asp che si trascina da anni. Parimenti, è nota la carenza di medici anestesisti rianimatori in tutti gli ospedali periferici della Sicilia e Gela non fa eccezione. Ma mentre le altre Asp siciliane hanno affrontato il problema stipulando convenzioni con gli ospedali di Palermo e Catania, sopperendo a tale mancanza, l'Asp di Caltanissetta ha sottoscritto la convenzione con notevole ritardo, a dicembre 2020, dopo che tutti i medici avevano già trovato altre collocazioni: sicché solo 1 è risultato disponibile per Gela. Purtroppo anche in questa circostanza la gestione dell'Asp ha acuito i disagi dei gelesi. Stesse considerazioni valgono per il personale sanitario e parasanitario ridotto all'osso e allo stremo, fra i motivi della mancata attivazione dell'Utin, unità complessa che dovrebbe essere in funzione già da 10 anni a Gela. 

La stessa senologia non ha un reparto dedicato, non ha il chirurgo plastico, infermieri e portantini. E' altrimenti noto, così come registrato dalle cronache giornalistiche, che molti gelesi sono spinti a curarsi altrove e fuori provincia per le ataviche carenze. Anziché investire in loco per evitare tale migrazione passiva, l’Asp Cl 2 continua a pagare altre Asp, piuttosto che assicurare ai gelesi e cittadini del circondario, le cure al Vittorio Emanuele III: parliamo di oltre 80 milioni di euro annui sborsati dall'Asp nissena per migrazione passiva. Rileviamo – concludono – infine la necessità di una accelerazione nei lavori di adeguamento del pronto soccorso e nella programmazione attraverso il “piano di zona” così come previsto dalla 328/2000». 

Sebbene non sia riscontrabile in tali affermazioni un attacco mirato all’attuale management dell’Asp nissena, il comitato punta l’indice contro la gestione degli anni da parte dell’asp, causa del cronico ritardo che si riflette nelle strutture e nel personale sia per quanto riguarda l’assetto ospedaliero che quello sanitario e socio-sanitario.