Rmi, l’Ugl bussa alla Regione per la stabilizzazione dei fruitori

Rmi, l’Ugl bussa alla Regione per la stabilizzazione dei fruitori

Nei giorni scorsi, l’Ugl - Unione territoriale di Caltanissetta ed Enna, di cui è segretario Andrea Alario (in foto), è tornato alla carica sulla questione dei fruitori del Reddito minimo d’inserimento (Rmi), richiamando l’attenzione dell’assessore regionale al Lavoro Antonio Scavone sulla necessità di stabilizzare i soggetti percettori, eliminando così l’ennesima sacca di precariato creatasi in Sicilia. 

Alario in una lettera a Scavone ricorda che i fondi stanziati dal suo assessorato «oltre a finanziare i cantieri di servizio, accompagnano parte dei beneficiari verso la fuoriuscita da un palliativo assistenziale che proprio nel 2021 compie 23 anni dalla sua sperimentazione». 

Un tempo troppo lungo – scrive Alario – per una misura concepita come provvisoria.

E’ anche significativo il fatto che, le amministrazioni comunali, non hanno ad oggi approvato alcun provvedimento utile ad accompagnare i suddetti soggetti verso la fuoriuscita dal bacino del precariato, così come previsto dalle norme, infatti nulla ad oggi è stato fatto affinché si concretizzasse tale percorso, anzi, contrariamente a ciò, talune amministrazioni comunali hanno di volta in volta bandito dei concorsi senza tenere conto della presenza degli anzidetti lavoratori precari da tanti anni utilizzati nei vari servizi.

Nella sua nota a Scavone, il segretario Ugl  chiede a Scavove se ha già in atto un progetto che preveda l’inclusione dei suddetti soggetti percettori del Reddito minimo di inserimento in un processo di stabilizzazione che dia loro dignità e nuove prospettive future. Alario rileva quindi che «occorrerebbe l’impegno della Regione «affinché venga  ampliata la platea di lavoratori coinvolti nel quadro delle emergenze regionali da presentare al governo centrale, includendo anche i percettori del Reddito minimo di inserimento nel doveroso e non più rinviabile processo di abbattimento del precariato».

Ed aggiunge: «Pur tuttavia, la scrivente Parte sindacale territoriale, nella considerazione che il bacino Rmi ricade essenzialmente nel territorio nisseno, rappresenta alla S.V. la volontà di collaborare, in stretta sinergia ed in un apposito tavolo tecnico, affinché venga fatta una specifica analisi procedurale, propedeutica alla soluzione della pluriennale questione, ponendo in essere tutti gli strumenti giuridici atti a definire il percorso che fu sperimentale e che oggi produce ancora precariato presso le 35 realtà urbane della Sicilia».