Mulè all’Eni: «Creiamo l’Isola di archeologia industriale»

Mulè all’Eni: «Creiamo l’Isola di archeologia industriale»

A distanza di alcuni giorni dalla notizia diffusa dai media e comunicata direttamente dall’ufficio stampa del “cane a sei zampe”, in merito all’inizio dell’opera di demolizione all’interno dell’ex petrolchimico, di alcuni impianti dismessi e comunque non più interessati dal nuovo ciclo “green”, lo storico locale, prof. Nuccio Mulè(nella foto) ha inviato una lettera ai vertici Eni

affinché alcuni impianti anziché abbattuti vengano invece salvaguardati e opportunamente messi in sicurezza, così da «rappresentare un esempio di archeologia industriale e quindi passibili di fruizione turistica e scolastica, in particolare per gli istituti tecnici industriali». 

Il tutto nel rispetto e nelle previsioni del D. Lgs. 62/2008, ai sensi del quale i beni del patrimonio industriale possono essere, a pieno titolo, considerati alla stregua di beni storico-culturali veri e propri, in quanto autentiche testimonianze di quelle «attività dell’uomo, trasformatesi ed evolutesi nel tempo, che hanno avuto un notevole impatto sull’ambiente e sulla società stessa».

Ciò che l’autore della missiva propone al colosso industriale è quello di consentire a «rivalutare il patrimonio “archeologico industriale” di cui questo territorio dispone», allo scopo di contribuire ad una più completa «comprensione della storia economica e sociale del territorio di Gela, ma anche della Sicilia e forse di tutto il Meridione». 

Mulè ricorda come l’archeologia industriale venga sovente considerata una vera e propria disciplina, «un metodo di studio e uno strumento di indagine dell’identità territoriale delle comunità» ed indica diversi Paesi come l'Inghilterra, gli Usa e la Francia dove è insegnamento universitario. Nasce in Inghilterra per arricchire di nuovi contributi lo studio della prima rivoluzione industriale. Oggi si estrinseca in un complesso di studi interdisciplinari volti a recuperare il patrimonio industriale fatto di centrali elettriche, fornaci, fabbriche tessili, mulini e ponti e via di seguito. I

noltre, il patrimonio industriale è diventato un tema d’interesse anche per il turismo e promozione del territorio: non mancano esempi di iniziative di archeologia industriale, come fabbriche obsolete dismesse che sono state “musealizzate” e/o riconvertite a nuove funzioni, ma anche iniziative private, rientranti nella cosiddetta “cultura d’impresa”, che non resta racchiusa nella teoria raffigurata nei libri, ma viene praticata attraverso musei ed archivi aziendali, nonché visite all’interno di impianti industriali ancora attivi e non. 

Pertanto, «nel convincimento che la fabbrica ed i luoghi di produzione di ogni tipo sono contenitori di scienza, di tecnologia, di capacità imprenditoriale, di competenze intellettuali e di lavoro», l’invito del prof. Mulè è quello di «progettare, laddove risulta possibile e prevedibilmente assieme ad altri enti del territorio, degli interventi mirati sugli impianti risparmiati dalla demolizione nell’ex petrolchimico di Gela con la conservazione e valorizzazione di tutte le caratteristiche che li compongono, siano esse culturali, storiche, tecnologiche e ambientali in modo tale da creare “l’isola di archeologia industriale” ovvero un bene culturale pregnante e di spessore che si aggiungerebbe al patrimonio storico e materiale della nostra comunità gelese di ben 2700 anni; un patrimonio del passato di Gela che inizia dalla protostoria e attraverso, le epoche greca, romana, medievale, i periodi risorgimentali e l’Unità d’Italia, arriva all’evento dello sbarco alleato della Seconda guerra mondiale (che allora fece di Gela la prima città libera d’Europa) e, oggi, alla musealizzazione del relitto  dell’antica nave greca, unica al mondo per la peculiarità delle sue caratteristiche costruttive e per la sua datazione».

La lettera aperta indirizzata alla presidente Calvosa ed all’amministratore delegato Descalzi, nonché per conoscenza al presidente di Rage, Franchi, prende spunto da un’iniziativa di alcuni anni fa intrapresa dalla Raffineria di Gela, con visite guidate all’interno del sito industriale di contrada piana del signore. Un’iniziativa di grande successo, specie nella partecipazione dei cittadini e di cui fu lo stesso Mulè fu testimone diretto.