Sanità, i due fronti dello scontro

Sanità, i due fronti dello scontro

Il comitato “Sos Vittorio Emanuele III”, nato spontaneamente a difesa dell'ospedale gelese ed a tutela del diritto alla salute, rompe gli indugi e, come preannunciato un paio di giorni prima, chiama a raccolta la città.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il trasferimento, oltre che di una dozzina di infermieri, di diversi pazienti Covid intubati al Sant'Elia di Caltanissetta, che le associazioni riunitesi nel comitato non hanno minimamente esitato nel definire “disumano”. 

«A fronte del gravissimo e, per larghi tratti, grottesco depauperamento dell'offerta ospedaliera del “Vittorio Emanuele III” – si legge nel comunicato stampa in cui il comitato annuncia le prime iniziative decise – culminato con la chiusura della terapia intensiva ed il disumano trasferimento al Sant'Elia di Caltanissetta, di sette pazienti intubati e dodici infermieri, il Comitato Sos Vittorio Emanuele III proclama un “sit-in”

con “raccolta firme” di tre giorni, a cavallo tra questo fine settimana e l’inizio della prossima, chiamando a raccolta quanti più concittadini vorranno, nelle giornate di sabato 29, domenica 30 e Lunedì 31 gennaio, nel pieno rispetto delle regole vigenti in “zona arancione (Covid)”, recarsi davanti l'ospedale di Via Palazzi (Caposoprano) e sottoscrivere presso il gazebo appositamente allestito, l'esposto che lo scrivente Comitato ha già redatto e presenterà giusto l'indomani, vale a dire  martedì 1 febbraio, alla Procura della Repubblica italiana presso il Tribunale di Gela».

Una “tre giorni” che inizia questo sabato a partire dalle 9,30 e che si prolunga per altre due giornate, domenica e lunedì, lungo le quali i cittadini potranno dirigersi in ospedale e, davanti allo stesso, sottoscrivere presso il gazebo l'esposto che martedì il comitato porterà all'attenzione del procuratore della repubblica in tribunale. Inoltre è già stata programmata una manifestazione cittadina più avanti nei giorni. Ed altro bolle pentola: «l'invito è rivolto a tutta la cittadinanza, per una vera battaglia civica, a difesa della dignità umana individuale – affermano Luciana Carfì e Filippo Franzone – oltre che a tutela della salute pubblica.

In proposito, il comitato intende informare e rassicurare i cittadini gelesi e del suo comprensorio che si sottrarrà al gioco di chi in questi giorni sta già pensando di poter gettare acqua sul fuoco e persino di fermare la protesta, con le solite false promesse, piccoli contentini e miseri palliativi vari. Verranno prese in considerazione, semmai, solo interventi di sistema e strutturali, in pianta stabile ed a carattere permanente. Al vaglio del Comitato - concludono - ci sono anche altre iniziative ed è stata già fissata in calendario un manifestazione cittadina per sabato 19 febbraio».

E puntuali, come previsto dai cittadini del comitato, sono arrivate le “promesse”, scaturite dall'incontro tra la “direzione strategica” dell'Asp nissena, composta dal direttore generale Alessandro Caltagirone, dal direttore sanitario Marcella Santino e dal direttore amministrativo Pietro Genovese, i deputati regionali Giuseppe Arancio (Pd) e Michele Mancuso (Fi), il sindaco di Gela Lucio Greco ed il sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino, che ha preso parte alla riunione anche in qualità di presidente della conferenza dei sindaci nisseni.

Assenti gli altri due deputati gelesi all'Ars, Nuccio di Paola e Ketty Damante (entrambi M5s), ma se il primo era impossibilitato perché impegnato a Roma nelle votazioni per l’elezione del capo dello Stato, la seconda ha semplicemente declinato l'invito spiegandone le ragioni in un messaggio video sulla sua pagina social. Presenti, infine, il dott. Fiorella ed il dott. Trobia nella qualità di direttori dei due presidi ospedalieri.

Nella nota ufficiale diramata a seguito dell'incontro, si evince che durante lo stesso è stato spiegato che il trasferimento dei pazienti covid intubati è stata «una misura adottata in totale sicurezza e condivisa, anche da tutti i partecipanti all’incontro, come l’unica possibile in una tale situazione d’emergenza in cui i pazienti necessitavano di una piena assistenza da parte di personale dedicato, soprattutto anestesisti che a Gela sono stati decimati dal Covid».

Inoltre la terapia intensiva del “Sant'Elia” sarà l'unica Covid in tutta la ex provincia, in quanto quella del “Vittorio Emanuele III”, che sarà no Covid, riaprirà grazie al rientro e rafforzamento degli anestesisti: «tra le ipotesi discusse – si legge nella nota – c'è stata anche quella di prevedere la riapertura a pieno regime della terapia intensiva per i no-Covid, tenuto conto dell’imminente rientro, nelle prossime ore, del personale di anestesia e rianimazione; ciò al fine di rilanciare le attività chirurgiche anche queste oggetto di una implementazione di personale; un servizio che potrà essere potenziato anche grazie alle disponibilità di anestesisti acquisite dopo un accordo sottoscritto con il policlinico di Catania». 

L’ultimo decreto assessoriale ha preso atto e previsto una terapia intensiva a Gela da realizzarsi con finanziamento privato, cioè dell’Eni. Ma il decreto precedente prevedeva che il finanziamento fosse pubblico e la “direzione strategica” non ha mai spiegato che fine hanno fatto quei fondi.

Sul punto, peraltro, si può desumere tra le righe un sorta di ammissione di colpa sui ritardi, in quanto la nota precisa che: «è prevista a breve la consegna ad Eni dell’area destinata alla costruzione della nuova terapia intensiva di Gela». Quindi non c’è una manchevolezza di Eni, perché senza area dove intervenire, evidentemente, non si può intervenire. 

Oltre alla terapia intensiva, il sindaco Greco ha chiesto informazioni sul pronto soccorso del nosocomio gelese ottenendo per risposta dalla “direzione strategica” che «è ormai in fase di consegna il pronto soccorso infettivologico realizzato dalla struttura commissariale; una volta acquisito tale spazio si potranno iniziare i lavori del pronto soccorso generale che prevedono numerosi interventi di ampliamento e ristrutturazione».

Sulla carenza del personale medico su Gela, hanno particolarmente insistito il deputato regionale dem Arancio ed il sindaco Greco, guarda caso il manager Caltagirone aveva già prima di questo incontro allertato gli uffici del personale per predisporre le procedure: «a tal proposito – prosegue il comunicato – l’Asp ha fatto sapere di aver deliberato in data odierna un bando di concorso per l’assunzione di dirigenti medici, su posti vacanti della dotazione organica, esclusivamente per la sede di Gela, così come chiarito dal direttore amministrativo, e ciò al fine di superare il problema, spesso ricorrente, di scelte di destinazione diverse da parte dei concorrenti in fase di assunzione».

Il deputato regionale forzista Mancuso, infine, ha evidenziato che l’Asp di Caltanissetta può e deve avere un ruolo centrale «a livello provinciale sul fronte formativo in materia di sanità quale quarto polo universitario in ambito regionale. Una centralità richiamata anche dal sindaco Gambino con riferimento all’Ospedale Sant’Elia di Caltanissetta quale Dea di 2° livello e come tale realtà che va implementata e potenziata.

Lo stesso Gambino ha però richiamato alla necessità di un successivo incontro per trattare le tematiche relative al Sant’Elia. Suggerimento raccolto dalla “direzione strategica che ha rinviato alla prossima settimana un focus ad hoc». Focus ad hoc per la sola Caltanissetta, ovviamente. 

Dunque, ecco stilate in sintesi le “promesse” per il presidio ospedaliero gelese: riapertura della terapia intensiva, ma “no-Covid” e con a breve la consegna dell’area per inizio dei lavori di Eni; imminente consegna del pronto soccorso infettivologico e ampliamento del pronto soccorso generale; implementazione anestesisti previo accordo con il policlinico universitario catanese; concorsi per assunzione personale medico da allocare esclusivamente all'ospedale di Gela. A quanto pare, ciò che non era possibile fare prima, vedi i concorsi mirati ad esempio, ora è possibile farlo. 

Sicché la Sanità a Gela diventa un campo di battaglia, con i cittadini da un lato, Asp e politica a braccetto dall’altro. Un immagine pessima ma reale, purtroppo.