Trent’anni di impegno sociale La storia dell’Arci Le Nuvole a Gela

Trent’anni di impegno sociale La storia dell’Arci Le Nuvole a Gela

Gela, 1995. Una città segnata dalla guerra di mafia, dal degrado urbano e da un diffuso senso di abbandono istituzionale. La presenza dei militari dell’operazione “Vespri Siciliani” era stata la risposta dello Stato, quasi a voler riappropriarsi di un territorio che la violenza mafiosa aveva insanguinato e strappato alla legalità.

È qui che un gruppo di giovani decide di fondare il circolo Arci Le Nuvole, con l’obiettivo di offrire ai cittadini spazi di cultura, partecipazione e legalità. Dopo i primi passi nel 1994 con la Carovana antimafia – un’iniziativa che attraversò l’Italia per diffondere la cultura della giustizia – il circolo muove i suoi primi passi ufficiali nel cuore di una città che in quegli anni cercava riscatto. A trent’anni di distanza, quella scommessa continua a produrre effetti concreti nelle vite di bambini, famiglie e interi quartieri. È in fase di definizione la data della celebrazione dei trent’anni di attività, che sarà occasione di confronto tra la società civile e i protagonisti, vecchi e nuovi, dell’associazione.

Le origini tra cineforum e legalità

Le prime attività furono segnate dalla passione culturale: un cineforum che divenne luogo di incontro per giovani e adulti, dibattiti pubblici con magistrati e studiosi, presentazioni di libri e mostre. L’attenzione alla legalità emerse subito come tratto distintivo. Giuseppe Montemagno, oggi presidente di Arci Sicilia, ricorda un incontro organizzato al liceo classico “Eschilo” con il magistrato Conte, già membro del pool antimafia di Palermo: un cittadino, dal pubblico, denunciò abusi edilizi e venne invitato pubblicamente a recarsi in procura. Era la dimostrazione che un semplice momento culturale poteva diventare un atto politico di cittadinanza.

Per Luciana Carfì, oggi figura di riferimento del circolo, tutto comincia nel 1994 con la Carovana antimafia: «Ero a Palermo quando, guardando il telegiornale regionale, appresi della Carovana. Da lì il passo verso il cineforum fu naturale. Mi affascinava l’idea di un’associazione capace di ridare voce a chi, in quegli anni, era soffocato dal silenzio».

La Ludoteca e la battaglia per i diritti dei bambini

Ma è con la nascita della Ludoteca che l’Arci Le Nuvole comincia a trasformarsi in un punto di riferimento educativo. Prima ospitata nei locali della casa di riposo Antonietta Aldisio, poi trasferita ai Cappuccini, la Ludoteca diventa laboratorio di convivenza civile: qui bambini imparano a rispettare le regole, a cooperare, a condividere giochi e attività. Non era semplice animazione, ma un modo per costruire cittadinanza.Il circolo non si limitò all’animazione culturale, ma intraprese battaglie politiche per i diritti dell’infanzia: dall’apertura dell’asilo nido comunale – costruito ma mai reso operativo – all’attivazione di servizi che ancora oggi rappresentano una conquista non scontata.

I progetti educativi e la rete sociale

Un anno dopo partì il progetto di educativa domiciliare per minori, il primo in Sicilia: dodici educatori a Gela e quattro a Niscemi lavoravano fianco a fianco con le famiglie per riportare i minori all’interno dei nuclei, superando la logica degli istituti. Fu un modello innovativo, replicato altrove e ricordato come una delle intuizioni più efficaci del circolo.

Servizio civile e grandi eventi di partecipazione

Già negli anni Novanta, Arci Le Nuvole ospitava obiettori di coscienza, poi dal 2002 arrivarono i volontari del Servizio Civile Nazionale (SCN). Per centinaia di giovani di Gela fu la prima esperienza di impegno sociale e di educazione alla cittadinanza.

Nel 2004 il circolo organizzò la Giornata della memoria e dell’impegno, promossa da Libera: sei mesi di preparazione, oltre 200 iniziative in tutta Italia e settanta solo a Gela. Una città intera partecipò a un momento che segnò la storia dell’associazionismo locale. Due anni dopo, nel 2006, fu inaugurata la sede di via Ascoli, pensata come centro sociale: sala prove per i giovani musicisti, laboratori di teatro, attività educative, sportelli informativi. Uno spazio vivo per il quartiere, che continuò a crescere.

Nuove sfide: microcredito e lotta alla povertà educativa

Negli anni 2010 l’Arci Le Nuvole intercetta nuove sfide. Con Autonomamente, finanziato da Fondazione con il Sud, nasce un fondo di microcredito che sostiene 43 attività giovanili, offrendo opportunità di lavoro e imprenditorialità sociale. «Era la dimostrazione – ricorda Montemagno – che lo sviluppo sociale è il presupposto per lo sviluppo economico”.

Dal 2017, grazie ai bandi di Con i Bambini (impresa sociale che gestisce il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile), l’associazione realizza progetti come Tutti insieme per gioco, offrendo spazi di sostegno educativo e familiare, e Piccoli semi di cittadinanza, che coinvolge i comuni di Gela, Mazzarino e Riesi con interventi per la prima infanzia. Più recente è il progetto EsserCi, dedicato al benessere psicologico degli adolescenti di Gela, Mazzarino e Niscemi. Sempre grazie al sostegno della Fondazione Con il Sud è nato anche Open Housing, iniziativa rivolta a modelli innovativi di inclusione abitativa.

Politiche sociali e istituzioni: un dialogo mancato

Molti di questi progetti avrebbero potuto diventare strumenti permanenti delle politiche pubbliche, ma il rapporto con le amministrazioni locali non è sempre stato semplice. «Le istituzioni cercano risultati immediati e visibilità – osserva Carfì – mentre i nostri progetti hanno bisogno di tempo e visione».

L’esempio più emblematico è quello dell’agenzia sociale per la casa, nata con Open Housing. L’esperienza avrebbe potuto diventare un servizio comunale stabile, ma non fu raccolta. «Le amministrazioni – aggiunge Montemagno – faticano a capire che senza rafforzare il tessuto sociale non può esserci una crescita economica solida».

Trent’anni dopo: una scuola di vita

A trent’anni dalla fondazione, l’Arci Le Nuvole non è solo un’associazione, ma un pezzo di storia della città. «Per me è stato un percorso di crescita – afferma Carfì – ho imparato ad ascoltare, a dare voce a chi non ne ha. L’Arci è parte della mia famiglia».

Montemagno sottolinea l’impatto personale: «Guidare oggi Arci Sicilia non è un merito individuale, ma il riconoscimento di un percorso collettivo che parte da qui. Abbiamo dimostrato che un circolo locale può incidere non solo sulla città, ma sull’intero movimento regionale».

E il futuro? La risposta è semplice: l’associazione continuerà a esserci, finché avrà le energie per restare accanto a bambini, giovani e famiglie.