A Gela, la questione del verde pubblico resta intrappolata in schermaglie politiche sterili più che trasformarsi in una strategia per la città.
Dopo l’abbattimento di alberi a Macchitella e le polemiche che ne sono seguite, il consiglio comunale del 12 luglio ha approvato la mozione della consigliera di Fratelli d’Italia Sara Cavallo: “Valorizzazione del territorio e tutela della salute pubblica attraverso la piantumazione di alberi per il miglioramento della qualità dell’aria”.
Una decisione che dovrebbe restituire respiro e dignità a una città che da anni subisce la mancanza di un disegno complessivo sul verde urbano. Eppure il rischio è quello di replicare un copione già visto: interventi spot, proposte estemporanee, nessun effetto concreto sulla qualità della vita dei cittadini.
Dopo la piantumazione degli alberi, chi si occuperà della manutenzione ordinaria? Chi innaffierà quegli alberi, se oggi perfino le siepi languono da mesi senza acqua e l’unica attività di cura si riduce allo sfoltimento? E soprattutto, chi deciderà quali specie piantare, valutandone l’idoneità al contesto urbano e al clima locale?
La stessa Cavallo ha invitato i club service a farsi carico della piantumazione, delegando alla buona volontà di associazioni e privati un compito che dovrebbe restare nelle mani dell’amministrazione pubblica. Un appello che non è stato condiviso dal segretario Dem Giuseppe Arancio, il quale non ha gradito l’invito rivolto ai club service a privilegiare la piantumazione di alberi piuttosto che l’installazione di statue, come se il dibattito si riducesse a una scelta tra “ornamenti” urbani.
E proprio qui emerge il nodo: il verde, per la politica locale, continua a essere percepito come elemento decorativo, e non come infrastruttura essenziale per salute, ambiente e sviluppo sostenibile. Né vengono consultati tecnici e professionisti del settore – agronomi, urbanisti, progettisti – che potrebbero dare contributi seri e concreti.
Già nell’articolo pubblicato il 6 luglio, la consigliera Dem Maria Grazia Fasciana aveva messo in chiaro la priorità: serve un regolamento del verde, capace di dare attuazione ai principi della legge 10/2013 e di stabilire criteri per manutenzione, difesa fitosanitaria, abbattimenti e sostituzioni. Senza queste regole, ogni piantumazione rischia di essere fine a sé stessa, un gesto simbolico che non costruisce nulla.
Anche Emilio Giudice, direttore della Riserva Biviere, aveva denunciato la totale assenza di strumenti operativi: nessun censimento aggiornato del patrimonio arboreo, nessun piano di gestione sostenibile, nessuna pianificazione coerente con le linee guida del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase) e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra). Giudice ricordava inoltre che la legge riconosce il verde urbano come bene comune, con ricadute sulla salute e sul benessere collettivo.
La politica gelese sembra incapace di comprendere questa semplice verità: piantare qualche albero senza un piano non migliora la qualità dell’aria, non risolve l’assenza di manutenzione, non protegge dai rischi sanitari. Sono pratiche che in passato non hanno mai prodotto effetti, e che rischiano di diventare l’ennesima foglia di fico per coprire l’inerzia di chi governa. Ai cittadini non servono statue o promesse di piantumazioni: serve un piano del verde vero, serio, aggiornato. Tutto il resto è solo propaganda.