Operazione “San Giuseppe dei carabinieri, schiavizzavano anziani indifesi

Operazione “San Giuseppe dei carabinieri, schiavizzavano anziani indifesi

I carabinieri del Reparto territoriale di Gela, coordinati dalla Procura, hanno messo fine all’attività criminosa di una organizzazione a delinquere dedita alla circonvenzione di incapaci, perloppiù anziani con problemi di isolamento familiare e per questo fragili e facile preda dei vessatori.

Tre persone sono finite in manette: il gelese Emanuele Murana, 60 anni, detto Neli Jattareddra, capo dell’organizzazione, e due soggetti di nazionalità rumena, Elena Ciubotaru, detta Gabriella, di 45 anni, e il di lei nipote Vasile Daniel Ciubotaru, di 19 anni.

I particolari dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa in Procura mercoledì mattina. C’erano il procuratore capo Fernando Asaro, il sostituto procuratore che ha coordinato le indgini, dott. Leo, il comandante provinciale dei Carabinieri, col. Petitto, il comandante del Reparto territoriale dei Carabinieri di Gela ten. col. Antonio Di Rosa e il suo vice capitano Matteo Calcagnile.

L’operazione “San Giuseppe” è scattata all’alba di mercoledì a Gela e Niscemi, dove è stata data esecuzione alle tre misure di custodia cautelare in carcere a carico dei soggetti incriminati.

Attività d’indagine. Il risultato oggi ottenuto, è frutto di un lavoro d’indagine svolto dal personale di questo Reparto Territoriale, tra il mese di novembre 2017 e il mese di maggio 2018, finalizzato a contrastare l’abbietto, sempre più diffuso e preoccupante fenomeno della circonvenzione di persone anziane e/o incapaci, nella fattispecie in questione avvenuto per opera di soggetti di nazionalità rumena, sotto l’egida di un pluripregiudicato del luogo.

I militari del Nucleo Operativo e Radiomobile del Reparto Territoriale, che hanno condotto l’indagine, partendo dai continui contatti di prossimità con la popolazione, percependo il manifestarsi di alcune avvisaglie del fenomeno, hanno approfondito alcune segnalazioni ed effettuato negli ultimi mesi una serie di servizi mirati alla individuazione di presunte vittime cadute nella rete dei malfattori, i quali attraverso mezzi fraudolenti e utilizzando ogni tipo di stimolo efficace (minacce, blandizia, lusinghe, consigli, esortazioni, suggestioni e isolamento) hanno determinato nelle stesse decisioni che altrimenti non avrebbero mai assunto in autonomia.

Ciò che è emerso con l’acquisizione di elementi indiziari gravi e univoci è l’esistenza e la piena operatività di un’associazione per delinquere finalizzata alla circonvenzione di incapaci e induzione e sfruttamento della prostituzione nel territorio di Gela. Pur essendo tale fenomeno ampiamente e tristemente noto, è di rilievo il fatto che, probabilmente per la prima volta, sicuramente per la zona, ma verosimilmente anche in Italia, si proceda per una vera e propria associazione per delinquere finalizzata alla commissione di tale reato.

Le indagini hanno infatti evidenziato come il sodalizio in esame fosse caratterizzato da stabilità del vincolo associativo e permanenza del pactum sceleris, atteggiandosi inequivocabilmente ad autentica organizzazione di uomini e mezzi che da anni operava nel territorio gelese protesa consapevolmente al compimento di una serie indeterminata di delitti volti a plasmare a proprio piacimento la volontà dei malcapitati.

L’attività investigativa è stata espletata con metodo tradizionale, senza attività tecnica né intercettazioni telefoniche, tramite l’osservazione dei movimenti degli indagati, servizi di O.C.P e una grande vicinanza e capacità di ascolto delle vittime, che molto spesso avevano voglia di parlare, ma non la forza di reagire poiché completamente assoggettati ai loro aguzzini.

Numerosi risultano i movimenti di denaro, tramite money transfer, verso la Romania, effettuati dalle vittime in favore dei malfattori.
Nel corso dell’attività d’indagine, che ha permesso a quest’Arma di individuare “vittime e carnefici”, è emersa una profonda e preoccupante violazione della dignità umana, posta in essere da un manipolo di delinquenti ai danni di ignari soggetti, i quali pur di accaparrarsi attraverso mezzi fraudolenti beni di ogni genere, avrebbero addirittura malmenato alcuni di loro, dopo avergli praticato la narcotizzazione e, in alcuni casi, facendoli vivere ai limiti della schiavitù e in condizioni precarie.

Struttura dell’associazione. Il soggetto preminente, punto di riferimento per gli associati, promotore, dirigente e organizzatore dell’associazione si identifica in Murana Emanuele, pluripregiudicato, nonché figura “prepotente” e “carismatica”, capace di gestire in prima persona l’organizzazione di che trattasi, avvalendosi della fattiva collaborazione di soggetti a lui fedeli.

Il reato di circonvenzione d’incapace è stato realizzato preminentemente mediante la collaborazione dei due affiliati all’associazione stessa, ovvero dalla cittadina rumena Ciubotaru Elena intesa Gabriella e dal nipote Ciubotaru Vasile Daniel.
Il vertice dell’organizzazione. Emanuele Murana rappresenta il vertice ed il promotore dell’associazione, conoscitore del territorio, in quanto locale, nonché sicuro punto di riferimento per i suoi sodali.

Il braccio operativo. Elena Ciubotaru, intesa Gabriella, rappresenta il vero e proprio “braccio operativo” di Murana, da tempo accanto al predetto, svolgendo per conto dello stesso l’attività di dama di compagnia nei confronti degli anziani da circuire. Il suo compito è stato quello di inserirsi a casa degli anziani, circuirli attraverso piccoli momenti di intimità, con l’obiettivo di defraudare gli stessi di denaro e ricevere da questi regalie da spartire con gli altri.

Il trait-d’union. Vasile Daniel Ciubotaru è il trait-d’union tra la Romania e la Sicilia., Ha verosimilmente provveduto a reperire per conto di Murana le donne da affiancare agli ignari anziani, ponendosi alla pari di una vera e propria agenzia matrimoniale, mostrando agli stessi un catalogo virtuale delle donne da scegliere. Inoltre la sua presenza si registra sempre al fianco del Murana con il quale vive.

La meticolosa raccolta di elementi probatori e denunce delle vittime, ha consentito di ricostruire un giro di affari accertato di almeno euro 100.000,00 sottratti alle vittime, avvenuto tramite movimenti bancari e trasferimenti su money transfer, su attività di sfruttamento della prostituzione, nonché di far luce su un giro di estorsioni.
La Procura della Repubblica di Gela, che ha coordinato l’attività d’indagine, ha pienamente condiviso l’ipotesi e risultanze investigative che hanno portato all’emissione delle misure cautelari da parte del Gip del locale Tribunale in ordine ai reati di: associazione finalizzata alla circonvenzione di incapaci, sfruttamento e induzione alla prostituzione. All’alba di questa mattina il blitz per assicurare alla giustizia i summenzionati e che ha visto l’impiego di trenta Carabinieri