La «Mission impossible» della Procura di Gela

La «Mission impossible» della Procura di Gela

Cinquantaquattro anni, da due a capo della Procura di Gela, il dott. Fernando Asaro (nella foto) è, per metafora, uno stakanovista a tutto tondo.

Tanto da meritarsi gli elogi dell’ex Procuratore Generale di Caltanissetta Sergio Lari, che in occasione dell’apertura del corrente Anno Giudiziario, ha classificato quella dell’Ufficio di Asaro una “mission impossible” di cruisiana memoria. Una fase difficile in cui la Procura ha dovuto fronteggiare i suoi impegni con un solo sostituto in organico.
La situazione è ora migliorata, come dimostrano le inchieste concluse e quelle in corso.

– Da circa due anni a Gela, cosa ha colpito di più di questa città Asaro, uomo e Procuratore capo?

«Il lato positivo: la luce che ti investe e ti illumina, lo splendido mare dai colori intensi più a sud d’Europa che collega al continente africano; la sana curiosità, la voglia di conoscere e di legalità dei giovani delle scuole che ho incontrato e la passione che permea la loro formazione e il desiderio di studiare. Dall’altro: un disordine urbanistico e paesaggistico unito ad una forma di disaffezione per il bene comune; un diffuso senso di illegalità e la percezione talvolta che lo Stato, nelle diverse articolazioni presenti sul territorio, può essere "contro" sia perché ritenuto in taluni casi – in modo semplicistico e generico – non credibile, sia perché impone regole che non si ha voglia di rispettare».

– Il punto di forza e il punto di debolezza di questa comunità.

«Certamente il punto di forza sono i giovani educati alla Bellezza, alla Legalità, al senso dello Stato a cui si associa la ricca storia, la collocazione geografica, l’ambiente in cui si trova Gela. Il punto di debolezza può essere la rassegnazione e a volte, l’indifferenza che può trasformarsi in cinica incapacità di indignarsi e di reagire».

– L’abusivismo edilizio, fenomeno che parte da lontano, con la sua massiva virulenza nel ventennio 1960/1980. Quanto – secondo lei – può avere influito sul tessuto sociale della città?

«Molto, proprio in virtù di quel disordine sopra menzionato e per l’assenza di una regolamentazione nel settore edilizio che ha evidentemente contribuito a rendere “normale” l’illegalità e lo sfregio del territorio. Va anche detto che tale ambito è tra quelli in cui più si è fatto sentire l’effetto dell’azione di contrasto della Procura di Gela e che allo stato, ha imposto, nell’ambito dell’Ufficio Esecuzione, la costituzione di uno specifico ufficio in materia di demolizione di opere abusive».

– A proposito di abusivismo edilizio. Le leggi vigenti prevedono sostanzialmente che le costruzioni insanabili, per vincoli o perché ricadenti in aree demaniali – devono essere demolite. Il Comune da tempo ha emanato circa 150 ordinanze esecutive di demolizione alle quali non è stato ottemperato. Come si esce da questa situazione?

«Ripristinando la legalità attraverso le demolizioni delle opere abusive, non sanabili e certificate da sentenze di condanna irrevocabili. Il Comune può svolgere attività conseguenti all’ingiunzione a demolire attraverso la demolizione dell’opera abusiva anche autonomamente rispetto all’attività della Procura della Repubblica. E' necessario poi, accanto all'azione amministrativa e a quella penale, comprendere che bisogna avere regole certe di gestione del territorio e che il rispetto di esse da parte dei cittadini serve per migliorare la qualità di vita di tutti noi».

– Il 27 gennaio scorso, in occasione dell’apertura del nuovo Anno Giudiziario, il dott. Sergio Lari, Procuratore generale della Corte d'Appello di Caltanissetta, ha avuto parole di apprezzamento per la Procura di Gela, definendo quella del suo Ufficio una “Mission impossible”. Si riferiva al gran lavoro svolto pur nelle condizioni assai carenti in termini di personale (– 80%), sia togato che amministrativo. La situazione, sotto questo aspetto, come è adesso?

«Ci ha fatto molto piacere quanto detto dal Procuratore generale Lari che ha pubblicamente riconosciuto l'assoluta e gravissima situazione di precarietà e difficoltà che abbiamo vissuto da luglio 2016 a novembre 2017. Con il suo intervento, il Procuratore generale ha riconosciuto lo stato di alta tensione a cui è costantemente sottoposto l'Ufficio nei periodi di grave carenza di organico quando l'organico dei magistrati e del personale amministrativo registra alte percentuali si scopertura (da ottobre 2016 a marzo 2017; scopertura pari all'80% dei sostituti procuratori in parte fronteggiata con l'applicazione extradistrettuale per sei mesi di quattro magistrati per periodi diversi).  Nonostante tale grave situazione si è proceduto a mantenere altissimi livelli di rendimento, testimoniato dai dati statistici relativi all'anno 2017, dove il numero dei fascicoli esauriti – definiti con rinvio a giudizio o con archiviazione – è superiore al numero dei fascicoli sopravvenuti, con evidente contrazione delle pendenze e di ciò va dato merito ai sostituti procuratori ed anche ai vice procuratori onorari che hanno saputo fronteggiare in modo eccellente tale situazione di assoluta emergenza. Fortunatamente oggi la situazione è migliorata in quanto dal mese di novembre 2017 l’organico dei magistrati è completato e quel -80% che ci ha accompagnato per diciotto mesi è stato azzerato. Assolutamente peggiorata è invece la situazione del personale amministrativo a cui va il plauso per l’opera preziosa che svolge e che ad oggi registra un vuoto di organico più del 21% su una pianta organica già sottodimensionata; infatti, delle 33 unità di personale in organico sono attualmente presenti 24 dipendenti e già nel corso di quest’anno sono previste ulteriori defezioni a seguito di pensionamenti. Il ministero della Giustizia, nonostante accorati e ripetuti appelli provenienti da questo Ufficio, non ha ancora risposto. E senza il personale amministrativo che dà esecuzione ai provvedimenti della magistratura il lavoro si paralizza».

– Criminalità minorile e criminalità organizzata, ferite che ancora sanguinano e che inquietano la popolazione. E’ così difficile contrastarle, se non proprio debellarle?

«La criminalità minorile è una piaga che infesta questa realtà, così come altri territori del distretto di Corte di Appello di Caltanissetta. Purtroppo, debellare tale fenomeno appare particolarmente difficile quando la Procura competente (quella per i Minorenni) deve fronteggiare tale fenomeno – e lo fa in maniera eccellente – per tutto il distretto di Corte di Appello, che comprende le province di Caltanissetta ed Enna, con forze ridottissime, un Procuratore ed un Sostituto in organico.
Quanto alla criminalità organizzata, le specifiche competenze della Direzione Distrettuale Antimafia e i recenti interventi processuali dimostrano che è un fenomeno che viene adeguatamente contrastato. Il circondario di Gela è attualmente afflitto da una allarmante e peculiare (unico centro siciliano) situazione criminale, atteso che insistono sul territorio (il cui mandamento ricomprende Gela, Butera, Mazzarino e Niscemi) ben tre perniciose ed aggressive associazioni mafiose – riconducibili rispettivamente a “cosa nostra” (clan Rinzivillo ed Emmanuello), “stidda” e clan Alferi – che impongono di mantenere alta l’attenzione anche da parte di questo Ufficio per tutti quei fatti criminosi prodromici a dinamiche mafiose che, nella loro immediata valutazione, rimangono di competenza della Procura di Gela pur determinando, sin dal loro emergere, un costante interscambio informativo con la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Caltanissetta.  Nel circondario sono stati inoltre, riscontrati profili comportamentali e metodiche criminali ricorrenti: utilizzo di luoghi di ritrovo protetti; rilevante disponibilità di armi e munizioni di vario tipo; inizio della carriera delinquenziale in giovane età; disponibilità a commettere i più svariati reati (gli incendi ed i danneggiamenti seguiti da incendio sono l’esempio tipico); trasversale coinvolgimento nel mondo del traffico degli stupefacenti; costante ricerca di accreditamento verso pregiudicati di rango. Va registrato che l’azione della Procura si caratterizza per un intervento quotidiano finalizzato a fronteggiare tali reati. E’ di questi giorni la definizione, con sentenza di condanna di primo grado, di un procedimento che ha tratto origine di una duplice sparatoria avvenuta il 30 giugno dello scorso anno per le vie di Gela. A distanza solo di un anno dal fatto abbiamo individuato gli autori dei gravi fatti delittuosi, eseguito l’ordinanza custodiale in carcere ed ottenuto una condanna, non definitiva, a pene elevate. Lo stesso è avvenuto nel caso di un soggetto di Niscemi che ha ripetutamente violentato una minorenne e che nell'arco di un anno dalla denunzia è stato recentemente condannato ad una pena elevata con sentenza di primo grado non ancora definitiva e che attualmente si trova detenuto in esecuzione di misura cautelare. O ancora, la recente condanna – non definitiva – di un noto pregiudicato gelese che ha attentato, meno di un anno fa, alla vita di una persona anziana lanciando dall'alto un mattone in tufo per rubargli la pensione».

– Un’inchiesta aperta (quella sui rifiuti) ed un’altra chiusa (quella sull’Rsa di Caposoprano), con la richiesta di rinvio a giudizio di 32 persone, tra dirigenti, tecnici e politici. C’è una inchiesta più vecchia che riguarda la gestione dei rifiuti. A che punto è questa?

«Attualmente le indagini preliminari sui rifiuti sono prossime alla definizione; mentre per le indagini su Rsa di Caposoprano abbiamo già esercitato l'azione penale con richiesta di rinvio a giudizio.  La domanda mi consente di evidenziare che è massima l'attenzione della Procura di Gela per accertare fenomeni delittuosi in materia di pubblica Amministrazione, tanto che nell'ultimo anno si è registrato un sensibile aumento delle iscrizioni per delitti contro la pubblica Amministrazione, spesso originati da accertamenti svolti su impulso della Procura. A tale proposito, risulta molto proficuo il coordinamento che abbiamo voluto realizzare con la Prefettura di Caltanissetta e con la Procura regionale della Corte dei Conti anche attraverso la stipula di mirati protocolli realizzati dalla Procura generale di Caltanissetta. Certamente la Procura di Gela vigila su quei fatti che assumono rilievo penale non su quelli che attengono alla sciatteria amministrativa o alla generica e priva di contenuti di indagine, lamentela o polemica».

– Il suo Ufficio si avvale della collaborazione di giovani magistrati? Volontà, preparazione, stimoli: quanto pesano nella loro quotidiana attività?

«Il pool – di cui fa parte la collega Belmonte già presente in Ufficio da novembre 2015 – che si è costituito in questa Procura dal mese di novembre scorso è di elevato livello per preparazione, capacità e passione. Si tratta di un gruppo di Sostituti Procuratori che sono l’essenza dell’Ufficio di Procura e che consentono ogni giorno di fronteggiare gli impegni che gravano sugli Uffici di Procura e che incidono sulla realtà sociale. Si è creata una squadra armoniosa dove singoli e diversi "io" divengono "noi" per svolgere il proprio servizio in favore dello Stato e della comunità del circondario con elevato senso del dovere, spirito di profonda dedizione, competenza, autonomia di pensiero nel rispetto delle leggi e indipendenza da qualunque forma interna ed esterna di influenza».

– Qual è il livello di collaborazione – se c’è – tra il suo Ufficio e la popolazione?

«Il nostro è un ufficio che necessita della collaborazione, al fine di reprimere o prevenire fatti di reato, da parte del cittadino. E’ evidente che in presenza di fatti di reato il nostro primo obiettivo è quello di intervenire a tutela delle vittime del reato. A volte capita che questa collaborazione da parte del cittadino è assente. L’origine dei numerosi episodi che si registrano e l'essenza di tali fenomeni delittuosi consente di constatare talvolta un atteggiamento omertoso delle persone offese. Tra gli obiettivi di noi magistrati vi è quello di essere credibili – come ripeteva Rosario Livatino – ovvero degni di fiducia da parte del cittadino».

– Come vive il suo tempo libero?

«Cerco di recuperare il tempo che sottraggo ai miei affetti».