Ex province, farsa senza fine elezioni rinviate di un anno

Ex province, farsa senza fine elezioni rinviate di un anno

Incredibile! A dieci giorni di distanza dalla presentazione delle liste per il rinnovo degli organi politico-amministrativi di vertice degli enti intermedi siciliani – le ex province regionali, oggi Liberi consorzi di comuni e Città metropolitane – passa in aula col voto segreto, un emendamento ad un ddl sulla pesca, con il sempreverde gattopardismo siciliano pronto al blitz in ogni momento, che sposta le elezioni alla primavera del 2020, in una data compresa tra l'1 ed il 30 aprile.

Sicché si prolungheranno a ben sette gli anni di commissariamento di questi enti, da alcuni additati come inutili e fonti di spreco.Una sospensione della vita democratica rappresentativa di intere comunità che non ha paragoni, né precedenti, nel resto d'Italia e probabilmente non solo.

Definirlo scandaloso non basta più. Cambia il Presidente della Regione ma la musica che filtra dalle pareti di Sala D'Ercole e dalle mura di Palazzo d'Orleans, è sempre la stessa: sovrano è il Parlamento siciliano. Oramai si è capito, lor signori si sentono i padroni di questa martoriata isola. Non è l'elettore sovrano, ma l'eletto nella più antica assemblea legislativa, alla faccia del principio di legalità e dello stesso primato della legge (espressione della volontà del popolo sovrano “rappresentato” dagli eletti).

Il governatore Crocetta annunciò in diretta nazionale che la Sicilia sarebbe stata la prima regione a riformare le province, ma il legislatore rispose picche e la Sicilia sarà l'ultima, se e quando ci riuscirà, a riformarle. Diversi i pastrocchi legislativi nel corso di due legislature con, peraltro, 4 comunità, più precisamente Gela, Niscemi, Piazza Armerina e Licodia, lasciate nel limbo tra l'ente intermedio d'appartenenza che hanno deciso di abbandonare (il Libero consorzio di Caltanissetta per Gela e Niscemi, quello di Enna per Piazza Armerina, quello di Catania per Licodia Eubea) e l'ente intermedio di approdo (la Città metropolitana di Catania per Gela, Niscemi e Piazza Armerina; il Libero consorzio di Ragusa per Licodia Eubea) a cui hanno deciso di aderire attraverso due delibere consiliari approvate con maggioranze qualificate e nel mezzo un referendum popolare approvato.

Il governatore Musumeci, succeduto a Crocetta, da sempre favorevole all'elezione diretta, ha dovuto ingoiare il rospo per una sentenza della Corte Costituzionale che ha imposto all'isola di adeguarsi alla “Delrio”, disponendo di conseguenza e suo malgrado l'indizione delle elezioni provinciali di secondo grado, ma anche l'anticipo a tal fine delle amministrative rispetto alle europee, prelevando dalle casse regionali (a proposito di inutilità e sprechi).

Ebbene, la sua stessa maggioranza si spacca e lo sconfessa rinviando le consultazioni ulteriormente di un anno, rinnovando invece il commissariamento, tra scuole che rimangono in attesa di interventi necessari a garanzia dell'incolumità di allievi, insegnanti, personale burocratico, assistenti tecnici e collaboratori scolastici, strade (ex) provinciali oramai colabrodo, servizi alla persona perennemente bloccati e via discorrendo.

Sarebbe questa l'autonomia statutaria? Considerarsi i veri sovrani dell'isola? Fare e disfare a proprio piacimento? Rinviare “sine die” per mero opportunismo politico-elettorale? Decidere di non decidere, ad oltranza, infischiandosene di territori letteralmente mortificati e abbandonati al loro destino? Se e quando interverrà qualcuno per porre un argine a questa deriva democratica? Non se ne può più. Ad essere commissariata dovrebbe essere l'Ars. Ad essere commissariata dovrebbe essere una Regione che di speciale ha solo la faccia tosta dei suoi rappresentanti politici.