Politicamente scorretto/ Esserci sempre, anche su Facefood

Politicamente scorretto/ Esserci sempre, anche su Facefood

Anche questa caldissima estate 2019 volge al termine, e chi è andato in vacanza torna al lavoro (se ce l’ha), non prima di avere “postato” sui social decine di foto al mare, in montagna, con amici e parenti, soprattutto al ristorante, con piatti prelibati fotografati ed affidati al popolo, che risponde sorpreso e meravigliato con faccine di sorpresa o i più semplici “mi piace” (ma cosa ti piace se non l’hai mangiato? Ti piace il fatto che l’ha mangiato il tuo amico?).


Sui social, oltre al cibo (sembra che presto aprirà un nuovo social, “Facefood”), gli argomenti di maggiore attenzione sono due. consultarli, il nuovo governo si farebbe in poche ore.
Il secondo argomento riguarda la nostra amata città ed i suoi problemi, in primo luogo l’acqua e i rifiuti, con critiche spesso immotivate all’amministrazione comunale e accese discussioni con chi invece sostiene che al nuovo sindaco occorre dare un po’ di tempo.

Negli ultimi giorni ha tenuto banco l’inaugurazione, con il Prometheus, del Teatro Greca, un manufatto con cui Gela ha finalmente superato il mancato ritrovamento del Teatro greco. Non riusciamo a trovare il teatro? Nessun problema, lo costruiamo ex novo. E non fateci arrabbiare, perché siamo capaci di costruire anche la tomba di Eschilo e l’intero tempio di Athena.
Naturalmente il Prometheus è stato un successo, col pubblico stipato e in ghingheri che non ha voluto rinunciare alla “prima” del nuovo teatro.

La cosa importante era essere presenti, farsi tante foto da postare e far notare la propria presenza. La trama la raccontava così uno spettatore ad un amico: “Mpare, minxia, passammu proprio na bella serata, cco suli, u mari, l’aria fina… Bello, bello!” “Sì, ma la tragedia di cosa parlava?” “Ma cchi ni sacciu, c’era chiddru ca ci arrubbau occuccosa o Re, e ci ficinu un saccu i guai, mi pari chi a finuta u mmazzaru”.

Nelle stesse ore della rappresentazione teatrale, un’altra consistente parte della popolazione gelese, o “fitusi”, continuava a spargere sacchetti di immondizia per le strade, vanificando ogni fremito di riscatto fondato sull’arte, sulla cultura. Ma dei “fitusi” parleremo la prossima volta, perché la questione è lunga (ma la soluzione, pur se difficile, può essere trovata).