La grande “mission” dell’Eni a Gela

La grande “mission” dell’Eni a Gela

Si cresce e si va avanti, in qualunque campo, grazie alle idee che vengono proposte ed accettate dagli interlocutori.

A Gela, in questo periodo, è tutto un fiorire di idee, in ogni campo. Peccato solo che queste spesso non siano praticabili.
Partiamo dall’idea, lanciata dal sindaco Greco, di affidare la raccolta dei rifiuti ad una società tra il Comune, maggioritario, e l’Eni.

Bella, ma poco praticabile. E infatti dall’Eni fanno sapere, in forma ufficiosa, che non è quella la “mission” aziendale. E hanno ragione: loro, in qualità di “missionari laici”, sono venuti a Gela sessant’anni fa, ci hanno “convertito” alla petrolchimica per poi, cinque anni fa, convertirsi e convertirci alla raffineria verde, il futuro radioso che attende la città.

Volete che una siffatta multinazionale si possa abbassare ad affari di poco conto come la raccolta di rifiuti? E poi, diciamola tutta, prima di raccogliere i rifiuti cittadini non dovrebbero prima raccogliere i rifiuti inquinanti che ancora giacciono nelle loro aree? Si chiamano bonifiche, ma non ne parlano affatto, è come un’amnesia generale.

Altro grave problema cittadino è la distribuzione idrica. Qualcuno, frettolosamente, ha lanciato l’idea che nella provincia di Caltanissetta si possa tornare all’acqua pubblica, come hanno fatto ad Agrigento la scorsa settimana. Dimenticando che ad Agrigento la cosa è potuta avvenire per l’interdittiva antimafia a Girgenti Acque. Se i 22 Comuni serviti da Caltaqua volesse liberarsi del gestore, dovrebbero pagare una penale milionaria, e i fondi non li hanno (e tantomeno li ha la Regione, in crisi finanziaria).

Quindi, se vogliamo tornare all’acqua pubblica subito, e cioè prima della scadenza del contratto pluriennale con Caltaqua, l’unica strada percorribile è quella di contestare alla società italo-spagnola le gravi carenze contrattuali nella distribuzione e nelle infrastrutture. Ed è questa la strada che sembra stia seguendo il sindaco (speriamo che non proponga però una società mista con l’Eni anche per l’acqua).

Altra proposta, venuta da due consiglieri comunali, riguarda il recupero do circa 500 loculi abbandonati o senza la concessione rinnovata, al Cimitero Monumentale. Sembra semplice, ma non lo è affatto. E’ fattibile nell’ala ovest, quella nuova. Ma nelle sezioni più antiche esistono sepolture storiche, che meritano comunque di non essere distrutte. E poi parliamo solo di loculi o anche di sepolture a terra, spesso cinte da manufatti in ferro di grande bellezza e importanza artistica?

Va poi considerato che, a norma di legge e del regolamento comunale, prima di procedere alla estumulazione di una sepoltura, il Comune ha l’obbligo di notificare agli eredi del defunto ciò che intende fare, così che essi possano eventualmente rinnovare la concessione.

Non si può pretendere di fare cassa distruggendo sepolture, e magari tra qualche anno un parente emigrato non troverò più la tomba del padre o della madre. Occorrerà quindi una seria azione di ricerca degli eredi, e occorreranno le regolari notifiche, cosa che il Comune di Gela finora non ha mai fatto.

Però penso: e se chiedessimo all’Eni di partecipare in una società mista per gestire i servizi cimiteriali? Non potranno dire che non corrisponde alla “mission” della Società: il perché lo sanno bene loro, e lo sappiamo anche noi.