Regionali in Emilia e Calabria, appena sfiorata la spallata al governo

Regionali in Emilia e Calabria, appena sfiorata la spallata al governo

Le elezioni regionali tenutesi in Calabria ed Emilia Romagna confermano la tendenza palesatasi alle elezioni svoltesi in altre regioni nell'ultimo biennio.

La vittoria in Emilia Romagna di Bonaccini, sostenuto da Pd e liste civiche di centrosinistra è l'unica eccezione che conferma invece un trend tanto vistoso quanto limpido, che vede il centrodestra unito vincere sempre.

E' successo in Calabria con un autentico trionfo di Jole Sardelli, candidata della coalizione. La nuova presidente della Regione Calabria si è imposta col 55% dei consensi a fronte di un'affluenza alle urne del 44% degli aventi diritto. Battuto nettamente Filippo Callipo, sostenuto da Pd ed un paio di liste civiche ed attestatosi al 30%. Abbiamo chiesto un commento al consigliere comunale di "Avanti Gela", Gabriele Pellegrino, eletto nel centrodestra alle scorse amministrative gelesi e maggior suffragato al civico consesso, e a seguire il deputato regionale del M5S Ketty Damante.

«In merito alle regionali di domenica – asserisce Pellegrino – credo che si tratti di tutt’altro che una sconfitta in Emilia Romagna perché in una roccaforte storica del centrosinistra, la lega passa dal 19% al 32% mentre Fi è in crescita esponenziale in Calabria dove abbiamo assistito ad una vittoria schiacciante della coalizione. Allo stato attuale su 8 regioni, in 7 ha vinto il centro destra, tranne che appunto in una regione che è storicamente una roccaforte del centro sinistra. Il dato palese è che il popolo non crede più ai 5 stelle che hanno decretato, a causa di questo governo nazionale, il loro declino e sono convinto che alle prossime elezioni nazionali sarà il centro destra a vincere le elezioni».

Al consigliere comunale ricordiamo però che a Gela il centro destra si disunisce sempre in campagna elettorale e si continua a litigare anche durante questa prima fase di mandato: «la maggioranza ha strumentalizzato sin dall’inizio il ricorso, definendolo un atto di non amore nei confronti della città – rammenta pellegrino – ma vorrei ricordare a me stesso che chi crede di avere assistito a delle irregolarità e ricorre democraticamente a difesa di un suo diritto cerca solo chiarezza e soprattutto la verità.

Siamo stati definiti banda bassotti negli ultimi giorni da un consigliere di maggioranza per non parlare della gravità dell’appello lanciato dal sindaco dove chiede a tutte le forze politiche l’isolamento di Giuseppe Spata, ma chi ricorre nella giustizia non va isolato e semmai consiglierei al primo cittadino di riflettere prima di rilasciare dichiarazioni di questo tipo. Siamo noi il centrodestra a Gela e siamo più compatti che mai, a parte la fuoriuscita del consigliere Udc che in realtà sin dalla questione relativa alla vice presidenza consiliare non ha dimostrato spirito di squadra, andando contro la decisione dello stesso gruppo. Concludo lanciando un appello a tutti sui toni che si stanno usando e che servono poco al bene della città. Gela oggi più che mai ha bisogno di una buona politica e di un'azione amministrativa forte: cosa che ancora non si è vista. Gli organi preposti faranno il loro lavoro, ma la città ha bisogno di serenità e ai cittadini poco importa delle beghe politiche».

Parzialmente diverso il discorso in Emilia Romagna, non foss'altro per la riconferma dell'uscente Stefano Bonaccini, sostenuto dal centrosinistra con il Pd in testa. Bonaccini ha raggiunto il 51% dei consensi, contro il considerevole 44% di Lucia Borgonzoni sostenuta dal centrodestra, mentre il grillino Stefano Bernini ha totalizzato solo il 3,5% dei consensi, a fronte di un'affluenza pari al 67% degli aventi diritto. Se Forza Italia arretra e non poco in Emilia Romagna, tiene in Calabria ma è affiancato da quelle parti addirittura dalla Lega che cresce molto anche in Emilia Romagna. Ottimi risultati per i Fratelli d’Italia della Meloni dove tanti elettori della destra stanno rientrando.

Ma niente spallata al Governo. A tenere testa al partito di Salvini non è più quello di Grillo, travolto dalla logica polarizzatrice bipolare, ma i dem di Nicola Zingaretti. Il Pd, infatti, è il primo partito in Emilia Romagna ma anche in Calabria: «penso che una grande fetta degli italiani – dichiara la consigliere comunale ed ex presidente del consiglio comunale – è sempre più stanca della prepotenza di Salvini e cerca quella stabilità governativa che il Pd sta ancora una volta dimostrando e non solo a livello nazionale. Considerato il quadro nazionale ed i risultati regionali, se dovessimo andare al voto a Gela nella prossima primavera, anziché esserci andati la scorsa primavera, non nascondo che vedrei di buon grado una alleanza con i 5stelle. Una soluzione secondo da me da proporre nei territori, perché darebbe stabilità al governo nazionale e si tradurrebbe in un'alleanza politica oltre che di aggregazione amministrativa ai fini di un buon governo locale».

Disfatta infine per il Movimento 5 Stelle del dimissionario capo politico Luigi Di Maio. e' un dato oramai acclarato. Una decrescita continua dopo il voto alle politiche. E' come se la convivenza al Governo con Lega prima e Pd dopo, avesse permesso a questi due alleati di erodere, rispettivamente alla sua destra ed alla sua sinistra, l'elettorato d'opinione che si era riservato sui pentastellati alle politiche. A nostro avviso, chiusa la prima fase istitutiva, il movimento grillino si trova davanti un bivio: mantenere l’equidistanza dai due poli col rischio che anche alle politiche, pur con un sistema elettorale diverso, si finisca col morire schiacciati da un ritorno preponderante alla logica bipolare, oppure anticipare questa eventualità collocandosi nel polo di centrosinistra.
Abbiamo chiesto cosa ne pensa, al riguardo, la neo deputata regionale grillina, Ketty Damante.

«Le ultime elezioni regionali in Sicilia con il Movimento che ha mancato la vittoria per pochi voti, hanno dimostrato - precisa l'on. Damante – che quando nel territorio i gruppi locali lavorano perseguendo gli stessi scopi i risultati arrivano. Si trattò un confronto numericamente impari: decine di liste contro una sola lista, eppure sfiorammo la porta di Palazzo d’Orleans per pochissimo. In Sicilia il Movimento 5 Stelle lavora da anni in maniera coesa e consentitemi autorevole. Probabilmente nelle regioni dove si sono svolte le ultime elezioni questo percorso è mancato e si è arrivati all’appuntamento con le urne senza il dovuto radicamento che solo il tempo e il lavoro possono dare.

Il Movimento non ha voti strutturati, non si basa sul vassallaggio politico per rastrellare voti. Pertanto solo la presenza capillare e il lavoro nel territorio promuovendo la partecipazione, possono fare la differenza. Ne discende che non è la mancanza di alleanze a determinare l’orientamento degli elettori ma la mancanza di proposte politiche credibili. Inoltre il Movimento è oggi in una fase magmatica che non potrà essere superata solo con l’apporto dei singoli portavoce ma con una rinvigorito confronto con i cittadini, dagli attivisti alle categorie cui dare risposte concrete. Come sapete, stiamo puntando la nostra riorganizzazione in un incontro che abbiamo chiamato non a caso “Stati Generali”.

In quell’occasione, prevista per questa primavera, faremo un approfondimento delle tematiche, dei metodi e degli scopi, che vanno ben oltre il capitolo delle alleanze. Servono lucidità e metodo per capitalizzare – chiosa la parlamentare regionale - quanto di buono si sta facendo a livello di governo del Paese ed essere soprattutto capaci di comunicarlo, cosa che evidentemente non abbiamo saputo fare».