Ripartire? Di Stefano «Ce la possiamo fare»

Ripartire? Di Stefano «Ce la possiamo fare»

Oramai è un continuo parlare di “fase 2”.

Man mano che la situazione dell'emergenza sanitaria migliora di giorno in giorno, cresce di rilevanza l'emergenza economica e sociale che l'ha accompagnata, benché ancora relegata in un secondo piano, ma non più ai margini come all'inizio. La gente si è vista costretta a snaturare il proprio stile di vita, a rivoluzionare quelli che erano i propri standard lavorativi e relazionali, ne non vede l'ora di apprendere dal governo, quantomeno un allentamento delle misure restrittive, per iniziare a pensare su come ripartire. Sul piano economico, soprattutto, imprese, esercizi commerciali, artigiani ed il popolo delle partite iva scalpita, con un fatturato zero che si protrae da un paio di mesi minimo. Per questa via, la parola "ripresa" è diventata la più gettonata.

Invero, per il sindaco Lucio Greco, siamo ancora in piena fase 1, esibendo una responsabilità dietro la quale si celano solo cautela ed attendismo, tipiche in chi non vuole ancora rischiare. Cionondimeno, il dibattito politico è già esploso. La settimana scorsa avevano provato ad accendere la miccia i sindacati, le associazioni di categoria e datoriali, proponendo l'utilizzo delle royalties per venire in aiuto ad imprese (che significa anche lavoratori) ed autonomi, ma il sindaco ha subito disinnescato la miccia, facendo sapere che la legge non lo permette. Altri come il già consigliere comunale ed esponente dem, Guido Siragusa, ha proposto le compensazioni minerarie, ma la “ratio” della legge è la stessa di quella delle royalties. Abbiamo finalmente un sindaco che applicherà la legge in tema di royalties e compensazioni minerarie, cosa che non è stata mai fatta a Gela altrimenti avremmo diverse testimonianze in città di opere pubbliche ed infrastrutture realizzate con quei soldi (non pochi in tutti questi anni)? Staremo a vedere.

Sicché, il discorso si è spostato sulle compensazioni Eni, previste nel protocollo 2014 e ad accendere la miccia in settimana, stavolta davvero, è stato il leader di "Una buona idea", assessore allo sviluppo economico e vice sindaco, Terenziano Di Stefano (nella foto) per il quale ci sarebbero già poco oltre 2 milioni di euro che si potrebbero utilizzare prontamente. «A breve il movimento "Una buona idea" presenterà ufficialmente – ci spiega Di Stefano – la sua proposta alla città, al momento il documento è in fase di rifinitura tecnica, ma l'idea di base è stata già anticipata. Sul piano degli accordi già raggiunti e siglati in tema di utilizzo delle compensazioni previste nel protocollo, ci sono diversi capitoli.

All'interno del capitolo relativo al "Programma di Riqualificazione delle Risorse archeologiche, turistiche e Artistiche", per un importo totale di quasi 4 milioni e mezzo, ci sono ben 6 azioni, di cui una è la "Valorizzazione del patrimonio abitativo per attività turistiche ricettive", per un importo pari a 1 milione ed 80 mila euro. Tale azione era stata concepita al fine di sovvenzionare ogni trasformazione di un bene immobile abitativo, ad esempio in una frazione balneare come Manfria, in strutture ricettizie ed attività turistiche. Inoltre – aggiunge il vice sindaco – nel capitolo relativo al "Programma di valorizzazione urbana e rivitalizzazione socio-economica Centralità e margini", per un importo che va ben oltre i 12 milioni di euro, l'azione 10 prevede anche in questo caso un importo di 1 milione e 80 mila euro per il "rilancio della competitività commerciale del centro storico".

Anche tale azione fu concepita in una situazione antecedente a quella attuale, letteralmente stravolta dalla diffusione del covid-19.
Per cui la nostra proposta che chiamiamo “Restart-up” è quella di prelevare questi 2 milioni e 160 mila euro e destinarli ad attività commerciali, imprenditoriali, artigiane ed agricole senza snaturarne la destinazione originaria e riadattandola, invece, al nuovo conteso dettato dal coronavirus. L’obiettivo è utilizzare questo criterio per aggiungere altri milioni dalle compensazioni ed arrivare almeno a 5-6 milioni di euro affinché ogni attività privata possa avere diritto a prestiti che vanno dai 5 ai 10 mila euro per uniformarsi ad una normativa che cambierà senz’altro.

Quanti b&b – domanda l’assessore al ramo - che hanno il bagno in comune sono, ad esempio, destinati a chiudere perché le nuove regole non lo consentiranno? Altro discorso per la climatizzazione, specie col caldo: il climatizzatore diventa uno strumento ideale per la diffusione del virus, quindi quelle che in condizioni normali possono sembrare molliche, oggi non lo sono e rappresentano quella liquidità che serve per mettere i tavolini fuori, con sedie, ombrelli e quant’altro, mentre il comune ti consente l’occupazione del suolo pubblico, facendo la sua parte.

Insomma, osservando il pacchetto degli accordi presi, considerati i quasi 6 milioni per il porticciolo, i 2 miliardi e mezzo per Macchitella Lab, ci sarebbero ad esempio i 3 milioni di importo dedicati al “Programma per la riqualificazione urbana e decoro dei prospetti di edifici pubblici e privati per l’efficientamento energetico”, quando oggi esistono tutta una serie di incentivi statali sul punto a cui potremmo rivolgerci, distraendo questa somma ad altro. Penso – prosegue il leader di “Una buona idea” – ad esempio ai 2 milioni e passa di euro impegnati per un progetto lodevole ed innovativo come la “Fondazione di comunità” ma che ad oggi, per diversi motivi, è rimasto ancorato alla fase documentale, è solo carta e niente più, mentre l’emergenza ci attanaglia e mette molta pressione, suggerendoci altre soluzioni a cui pensare, magari meno nobili ed utili in prospettiva, ma più concrete ed idonee al momento che stiamo attraversando ed a cui siamo chiamati a mettere una pezza.

Quindi non si tratta di non considerare gli accordi presi, come non si tratta di somme che abbiamo in bilancio, ma proprio perché si tratta di accordi già presi, Eni dovrebbe spiegare un eventuale rifiuto a concederli una volta richieste dal Comune, perché si tratta comunque di somme già assegnate alla città. Il tutto, ovviamente con un protocollo d’intesa e di legalità da sottoscrivere in prefettura, in cui si stabiliranno con trasparenza le modalità di erogazione. Questa è la nostra idea, di cui non siamo – conclude Di Stefano – innamorati in via esclusiva. Possiamo benissimo cambiare idea, ma per farlo ci voglio proposte alternative ed immediatamente fattive. Troppo facile dissentire e criticare e non essere benché minimamente propositivi, in una fase così delicata per la nostra comunità».