Regione rinvia Comunali in autunno, rischio nuovi commissariamenti province

Regione rinvia Comunali in autunno, rischio nuovi commissariamenti province

Si prospetta un nuovo rinvio delle elezioni comunali con conseguente probabile rinvio anche delle elezioni provinciali e metropolitane. Covid-19 permettendo, è giusto il caso di dirlo, i siciliani iscritti nelle liste elettorali dei comuni interessati dal rinnovo degli organi politico-elettivi (sindaco e consiglio comunale), saranno chiamati alle urne in una domenica compresa tra l'11 ottobre ed il 16 dicembre. Lo ha stabilito la giunta regionale presieduta da Nello Musumeci (nella foto), attraverso una delibera di approvazione dell'apposito ddl predisposto dall'assessorato agli enti locali, competente in materia.

Si tratta di un nuovo ed ulteriore rinvio. A causa della pandemia in corso, le amministrative erano state già spostate un paio di volte, dalla primavera all'ingresso della stagione estiva. Con il permanere delle restrizioni, il governo regionale si è visto costretto a ricorrere ad una tornata elettorale amministrativa "straordinaria", che la normativa consente aprendo una finestra in autunno. A questa nuova tornata elettorale potrebbero rientrare anche quei comuni che non erano in scadenza di mandato ma i cui organi elettivi sono nel frattempo decaduti.

Soprattutto, con il rinvio delle elezioni in autunno, il mandato dei sindaci e dei consiglieri comunali che erano in scadenza viene così prolungato fino al completamento delle operazioni elettorali rinviate, cioè fino ad autunno. Va da sè che con il rinvio delle elezioni comunali ad ottobre, la conseguenza più diretta sarà, molto più che verosimilmente, l'ulteriore rinvio, alla primavera del prossimo anno, delle elezioni di secondo grado provinciali e metropolitane. Quest'ultime sono state rinviate a settembre prossimo per evitare che a votare fossero sindaci e consiglieri comunali in scadenza di mandato.

Con il rinvio delle comunali ad ottobre, sindaci e consiglieri saranno ancora in scadenza a settembre, facendo permanere il motivo per cui le elezioni provinciali non si sono svolte nel febbraio scorso. Dunque, se l'Ars dovesse confermare l'indirizzo del governo regionale e spostare le comunali ad ottobre, diventerebbe pressoché automatico il rinvio delle elezioni di presidenti e consiglieri provinciali e metropolitani al 2021, spostando fino a quel termine l'esorbitante fase di commissariamento che sta caratterizzando gli enti territoriali intermedi isolani, per uno scandalo che non ha precedenti.

Purtroppo al peggio non c'è mai fine in Sicilia, terra martoriata evidentemente perché mal governata da politici inetti ed incompetenti che si celano dietro lo scudo partitocratico. Politici siciliani che nel dimostrare fedeltà ai partiti nazionali, quel tanto che basta quando sono chiamati agli ordini, rimangono poi liberi di coltivare il proprio orticello, tanto a "palazzo dei normanni" quanto a "palazzo d'Orleans". E così gli interessi dei siciliani possono andare a farsi benedire. L'Ars, in particolare, è diventato un circo di acrobati saltimbanchi e felicissimi clown. Non si produce una legge degna di questo nome oramai da anni. L'obbrobrio sulle ex province è sotto gli occhi di tutti. Tanto grave e pesante il pastrocchio fatto sull’argomento, da produrre persino conseguenze imprevedibili specie innanzi a fenomeni imprevisti come l’emergenza virale in atto. Una politica pasticciona, inconcludente, intenta solo a provare a mettere una pezza qua e là, sovente senza manco riuscirci davvero. Ma l’importante è giungere a fine mandato e riprovarci una seconda volta, magari una terza e chissà una quarta volta, senza mai mettere limiti alla provvidenza.